Attualità, 6/2013, 15/03/2013, pag. 191
Due o tre idee avventate. Sulla traumatica e salutifera rinuncia di papa Benedetto
Sconcerto, tristezza, lenta intelligenza del fatto. Ho bisogno di tempo per fare i conti con l’uscita dalla storia di papa Benedetto, che ho subito avvertito come un traumatico e salutifero fatto di Vangelo. Stavo rileggendo il terzo volume su Gesù di Nazaret, attendevo l’enciclica sulla fede che non avremo. «Penso che basti ciò che ho fatto», aveva detto a Peter Seewald l’agosto scorso. Forse ha fatto più di quanto abbiamo capito, anche quelli che gli abbiamo voluto bene. Sono tra quelli che l’hanno amato da subito. Me lo facevano amico – come argomentai in questa rubrica su Regno-att. 10,2005,359 – la sua avvertenza del mistero del male e della difficoltà di credere, l’invocazione al Signore perché torni a manifestarsi.
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