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Attualità
Attualità, 22/2014, 15/12/2014, pag. 769

Il papa e gli ortodossi: non si può aspettare

Da Mosca, una riflessione sulla visita del vescovo di Roma a Costantinopoli

Ioann (G. Guaita)
Nelle parole rivolte da papa Francesco al patriarca Bartolomeo il 30 novembre scorso (ricorrenza liturgica di Sant’Andrea), alla fine della divina liturgia nella cattedrale patriarcale di San Giorgio al Fanar, sede del Patriarcato di Costantinopoli, il pontefice ha spiegato lo scopo della sua visita: «Incontrarci, guardare il volto l’uno dell’altro, scambiare l’abbraccio di pace, pregare l’uno per l’altro sono dimensioni essenziali di quel cammino verso il ristabilimento della piena comunione alla quale tendiamo. Tutto ciò precede e accompagna costantemente quell’altra dimensione essenziale di tale cammino che è il dialogo teologico. Un autentico dialogo è sempre un incontro tra persone con un nome, un volto, una storia, e non soltanto un confronto di idee. Questo vale soprattutto per noi cristiani, perché per noi la verità è la persona di Gesù Cristo» (Regno-doc. 21,2014,669). Con tali parole il pontefice, in modo estremamente semplice e chiaro, ha collegato il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, che negli ultimi tempi sembra trovarsi in una situazione di stallo, con la componente carismatica, personale e spirituale della ricerca dell’unità tra la tradizione cristiana d’Oriente e quella d’Occidente.

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