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Attualità
Attualità, 4/2015, 15/04/2015, pag. 233

Dibattito - Scuola italiana: l'un contro l'altro armati

La fragile alleanza genitori-insegnanti

Alessandra Deoriti
Le recenti «parole in libertà» del ministro Poletti sulla durata delle vacanze scolastiche e sull’esigenza di maggiore connessione fra scuola e mondo del lavoro hanno dato occasione all’ennesima polemica mediatica di breve respiro. Non entro nel merito dei contenuti, ma traggo spunto da questo incidente critico per accennare alla questione di metodo del rispetto delle competenze: lo faccio riproponendo alcuni appunti di lavoro che avevo steso in vista di un incontro con genitori ed ex colleghi.

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Le reiterate denunce di papa Francesco contro la cultura dello «scarto» entrano in risonanza anche con il dibattito innescato dalla pandemia nelle stanze dell’istituzione scuola: il forzato adeguamento alle misure di precauzione e di contrasto al contagio ha impresso allo scorso anno scolastico un profilo inedito, sviluppando una didattica compensativa e d’emergenza che, accanto a molte criticità, ha fatto emergere anche potenzialità promettenti e prospettive da coltivare dopo il ritorno alla normalità.

 

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Sul senso e la funzione dell’apprendimento e dell’insegnamento

Alessandra Deoriti

Nessuna nostalgia per i modelli autoritari di tanta storia passata, impositivi, punitivi, repressivi; per il padre-padrone, per i castighi umilianti in collegio, a scuola, in casa; per la stagione in cui ai bambini era fatto divieto di parlare se non interpellati, o in cui il destino dei figli, e soprattutto delle figlie, era spesso condizionato dalla volontà del clan famigliare. Nessuna nostalgia: ma nell’istruttivo gioco del confronto tra passato e presente, consci che le derive del costume possiedono una forza vincente, possiamo se non altro constatare alcune criticità dei nuovi modelli. 

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Insegnanti motivati, studenti con il senso del limite, famiglie autorevoli: solo un tempo che fu?

Alessandra Deoriti

Si sente dire a volte che un tempo nella scuola c’era più disciplina. Io direi semplicemente che erano più chiari i giochi di ruolo. Nel mio liceo Galvani, da me frequentato negli anni Sessanta del secolo scorso, con professori di chiara fama, fra i quali anche accademici di valore, e con alunni provenienti, in buona percentuale, da famiglie delle classi più agiate di Bologna, dove le ragazze facevano ancora il debutto in società con il ballo delle diciottenni: bene, in questo antico liceo la disciplina non era quella di una caserma, anzi.