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Attualità
Attualità, 2/2018, 15/01/2018, pag. 39

Iran: la rivolta dei senza scarpe

Sotto l’ombra della successione della guida suprema

Elisa Pinna

Mostazafin. I senza scarpe. Li chiamavano così ai tempi della rivoluzione islamica nel 1978-1979. Erano i diseredati, i ceti più poveri delle periferie rurali e urbane, le masse d’urto pilotate dall’ayatollah Khomeini e dai suoi uomini contro lo scià Reza Pahlavi. I loro nipoti sono ricomparsi per le strade di quasi ottanta città dell’Iran nelle scorse settimane, in una protesta scoppiata inizialmente contro il carovita e le politiche liberiste del presidente moderato Hassan Rouhani, e poi trasformatasi in una rivolta più violenta e caotica.

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Iran - Proteste: arginare una marea

Elisa Pinna

Il regime iraniano, dopo quasi tre mesi di repressione e chiusura nei confronti delle proteste che lo assediano, ha lanciato in questi giorni un primo segnale d’apertura: sabato 4 dicembre il procuratore generale della Repubblica islamica, l’ayatollah Jaafar Montazeri, ha parlato della «chiusura» della famigerata polizia religiosa, la Gasthe Ershad, colpevole della morte in detenzione di Mahsa Amini, la ragazza arrestata perché indossava il velo in modo inappropriato (cf. Regno-att. 18,2022,594).

 

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La paura per il dopo Khamenei

Elisa Pinna

Le proteste contro il regime continuano a espandersi in Iran. Tuttavia, le immagini che arrivano in Occidente sono ancora frammentarie e rendono difficile farsi un’idea di che cosa stia realmente accadendo. Se nei primi giorni erano scene di giovani donne che buttavano nei falò i loro veli, ora i video mostrano sempre più frequentemente notti di sangue, come quella vissuta il 2 ottobre dagli studenti e dalle studentesse intrappolati e poi massacrati dalla polizia nella Sharif University, a Teheran, un ateneo di ricerca tecnologica avanzata, fiore all’occhiello dell’Iran. In centinaia, compresi alcuni docenti, sono stati arrestati con la colpa d’aver convocato un’assemblea.

 

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Ma le schede bianche sono il primo partito

Elisa Pinna

Doveva vincere e ha vinto. Tra poche settimane, il prossimo 5 agosto, entrerà in carica il nuovo presidente iraniano, il conservatore Ebrahim Raisi, ex capo del sistema giudiziario, un ayatollah dal turbante nero, discendente diretto – secondo la tradizione sciita – del profeta Maometto. Foto sgranate del 1979 lo mostrano già attivo nella Rivoluzione, appena diciottenne, una barba poco formata e un eskimo verde.