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Documenti, 21/2001, 01/11/2001, pag. 681

Un mea culpa per avvicinarsi

Al Convegno internazionale su Matteo Ricci e la Cina
«La storia ci ricorda purtroppo che l’azione dei membri della Chiesa in Cina non è stata sempre esente da errori, frutto amaro dei limiti propri dell’animo e dell'agire umano... Sento profondo rammarico per questi errori e limiti del passato, e mi dispiace che essi abbiano ingenerato in non pochi l’impressione di una mancanza di rispetto e di stima della Chiesa cattolica per il popolo cinese... Per tutto questo chiedo perdono e comprensione a quanti si siano sentiti, in qualche modo, feriti da tali forme d’azione dei cristiani». Il mea culpa di Giovanni Paolo II per gli errori passati, che hanno causato incomprensioni e danneggiato il dialogo con il popolo cinese, è stato pronunciato dal pontefice nel corso del Convegno internazionale «Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente», organizzato dalla Pontificia università gregoriana e dall’Istituto italo-cinese nel IV centenario dell’arrivo a Pechino dello scienziato e missionario gesuita (Roma, 24-25.10.2001). La richiesta di perdono, che segue ai numerosi gesti analoghi compiuti dal papa nel corso del pontificato (cf. in particolare Regno-att. 8,2000,271; 2,2001,59), è stata consegnata il 24 ottobre a Giulio Andreotti e Cesare Romiti, rispettivamente presidente onorario ed effettivo dell’Istituto italo-cinese, perché la presentassero alle autorità della Repubblica popolare cinese (cf. Regno-att. 20,2001,671). Essa ripete anche la disponibilità piena ad avviare rapporti diplomatici reciproci. L’Osservatore romano 25.10.2001, 5.

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