D
Documenti
Documenti, 19/2004, 01/11/2004, pag. 601

Un futuro alle parrocchie

Mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale
Si parla della parrocchia nello specifico contesto della Chiesa del Sud, si usa un approccio pratico ai fini di decisioni pastorali impegnative, si colloca tale sforzo nell’invito operato dalla Conferenza episcopale italiana nel documento Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (Regno-doc. 13,2004,394): sono almeno tre le ragioni che raccomandano la lettura della lettera pastorale di mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, Diamo un futuro alle nostre parrocchie, presentata lo scorso 9 settembre. La CEI ha lavorato due anni sul tema parrocchiale in tre distinte assemblee (2003-2004). In questo frattempo sono almeno quindici le Chiese locali che hanno ripreso come tema centrale delle lettere pastorali la parrocchia, i suoi problemi e il suo futuro, senza contare la riflessione contigua sulle unità pastorali. Mons. Naro considera la prospettiva di un nuovo disegno delle parrocchie nel territorio. La loro moltiplicazione a metà del secolo scorso aveva incrinato una lunga tradizione che si fondava, anche nei centri più popolosi, sull’unità della parrocchia. La crisi numerica del clero e la fragilità di parrocchie troppo piccole, distese su un territorio omogeneo, suggerisce la loro riduzione e il loro rafforzamento. Poco saggio si rivelerebbe l’atteggiamento passivo che lascia tutto com’è, che ricorre all’«immissione massiccia di sacerdoti da fuori della nostra diocesi», che ritorna semplicemente al passato. I tratti principali che ogni parrocchia deve essere in grado di mostrare sono: il rapporto missionario col territorio, il superamento dell’autosufficienza, una ministerialità diffusa per una pastorale «integrale». Il fine è quello di dare «un futuro alle nostre comunità parrocchiali, rinnovando la loro capacità di “dire” il Vangelo agli uomini del nostro tempo e del nostro luogo».

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2005-21

Amiamo la nostra Chiesa

Mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale
«Più che una lettera pastorale nel senso “classico” del termine (…) è una semplice traccia di riflessione. Precisamente è un invito cordiale ad amare la nostra Chiesa diocesana e, insieme, una proposta di riflessione essenziale sui motivi che ci spingono ad amarla». Resa nota il 5 novembre scorso, la lettera è costruita attorno a un’ampia citazione degli appunti di un viaggio compiuto in Sicilia nel 1929 dal teologo Guardini, nei quali descrive ammirato una celebrazione pasquale all’interno del duomo di Monreale. Legando a doppio filo la bellezza della Chiesa intesa sia come edificio architettonico sia come «edificio spirituale», mons. Naro esplicita alcuni punti chiave dell’appartenenza ecclesiale: lo stupore per la bellezza di un luogo sacro, che riceve la massima valorizzazione nell’azione liturgica; «il popolo orante» che si fa attore di questa bellezza; l’unità tra vescovo e popolo di Dio, resa concreta dalla struttura architettonica del presbiterio, che deve essere agita nella vita ecclesiale quotidiana; la continuità di un edificio che ha visto generazioni di credenti pregare tra le sue mura, che rimanda alla comunione e al «legame con quanti ci hanno preceduto»; infine, l’«ammirazione», il sentimento che colpisce il visitatore, che deve rimandare all’ammirazione per un edificio più ampio, le cui pietre formano la Chiesa universale.