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Documenti, 17/2008, 01/10/2008, pag. 579

Gandhi, la pace, l'India. P.A. Lohale op nel 60° della morte di Gandhi

P.A. Lohale
Che cosa può insegnare Gandhi alla Chiesa nel tempo dello «scontro delle civiltà»? Il domenicano indiano Prakash Anthony Lohale, promotore generale di «Iustitia et Pax» presso la curia generalizia dei Frati predicatori a Roma, proietta, in una conferenza tenuta presso il Centro San Domenico di Bologna lo scorso 5 febbraio, la figura di Gandhi – nel 2008 è ricorso il sessantesimo del suo assassinio – sull’attuale contesto politico-religioso internazionale (in particolare per il caso indiano, cf. riquadro alle pp. 580s). Dopo l’11 settembre 2001, la nostra cultura si è lasciata tentare dal mito della «violenza redentiva». Di fronte a ciò la vocazione della Chiesa è di essere verbo di non violenza: non semplice rifiuto dell’aggressione, ma via per il cambiamento della società, valorizzando i migliori impulsi degli avversari e ricorrendo al dialogo, via ecclesiale e asiatica per eccellenza. Essa non è alternativa alla predicazione, ma «atto di verità nei confronti del cuore non violento del Vangelo».

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