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Documenti, 7/2008, 01/04/2008, pag. 214

Chiesa e ruolo pubblico in Africa: card. P. Pengo, arcivescovo di Dar es Salaam e presidente SCEAM

P. card. Pengo
In occasione della conferenza internazionale «Giustizia per i poveri», organizzata a Johannesburg (Sudafrica) l’8-9 febbraio scorso da Misereor – l’organismo di cooperazione della Conferenza episcopale tedesca – per il proprio 50° anniversario, il card. Polycarp Pengo, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SCEAM) dal gennaio 2007, ha tenuto la relazione «Giustizia per i poveri in Africa. Sfide ed esperienze». A fronte del fatto che «il continente subisce decisioni prese altrove»; che «la globalizzazione offre opportunità», ma un’ampia fetta di africani rimane alla «sopravvivenza»; che gli interventi militari di pacificazione dei conflitti africani hanno tempi di realizzazione molto più lunghi che altrove; che vi è un’«emergente dipendenza dall’Oriente», lo SCEAM vuole «portare la voce dell’Africa nella Chiesa universale» perché quest’ultima possa meglio promuovere la causa africana nel «mondo laico». Ecco alcuni dei mezzi che il cardinale individua: il rafforzamento del dialogo con le istituzioni dell’Unione Africana; la preparazione di una classe dirigente preoccupata del bene comune; il potenziamento delle commissioni Giustizia e pace; e, non ultima, la preparazione del secondo sinodo continentale, che si terrà a Roma nell’ottobre del 2009.

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Governo e bene comune. Transizioni democratiche. Lettera pastorale

Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar - P. card. Pengo
Per salvare l’Africa occorre «convertirsi al buon governo»: è questo l’appello che rivolgono i vescovi dell’intero continente ai politici e ai leader dei governi con la lettera pastorale Sistemi di governo, bene comune e transizioni democratiche in Africa, resa pubblica lo scorso febbraio (Regno-att. 4,2013,85). Mentre i vescovi plaudono alla «stabilità politica» e allo sviluppo democratico di «alcuni paesi (…), resta ancora molto da fare per rafforzare la credibilità di alcune di queste elezioni». Inoltre «l’Africa resta un continente povero» anche perché «multinazionali straniere», anche con la complicità di «alcuni dirigenti» locali, continuano a «depredare il continente delle sue risorse». Per questo occorre utilizzare gli strumenti democratici, attingendo «anche alla saggezza dei sistemi e delle strutture africani tradizionali di governo», per evitare il prevalere degli interessi «egoistici» di pochi. E occorre anche promuovere un’idea di cittadinanza come un vero «bene comune», considerando «fratello e sorella» ogni uomo, «oltre frontiere statali, politiche, tribali o religiose».