D
Documenti
Documenti, 9/2009, 01/05/2009, pag. 257

Via crucis al Colosseo. Meditazioni di Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati (India)

T. Menamparampil
Le celebrazioni della settimana santa e in particolare la Via crucis non sono tanto funzioni rievocative, ma occasione di conversione nell’oggi. Innanzitutto – come ha sottolineato il vescovo indiano e salesiano mons. T. Menamparampil alla liturgia presieduta dal pontefice al Colosseo il 10 aprile scorso – per ascoltare il grido che sale «da milioni di cristiani di umili origini», dai «più poveri dei poveri». Poi per comprendere le umiliazioni subite da Gesù nelle nostre società: «Nella vita pubblica tutto rischia di essere desacralizzato (…). Il sacro è cancellato. La vita religiosa diventa timida (…). Valori e norme, che tenevano insieme le società e guidavano la gente a più alti ideali, sono derisi e gettati a mare. Gesù continua a essere ridicolizzato!». Ma il passo precedente alla conversione è la richiesta di perdono. E qui, infatti, il vescovo di Pittsburgh, mons. David Zubik, ha posto il fulcro di una celebrazione penitenziale il Martedì santo nella quale egli ha chiesto pubblicamente perdono per le colpe della Chiesa e dei suoi rappesentanti (cf. qui alle pp. 264-265).

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.