D
Documenti
Documenti, 18/2015, 22/05/2015, pag. 15

Romero e il futuro ecumenico

Conferenza nella cattedrale cattolica di St Chad, Birmingham, 12.12.2014

Rowan Williams
«Non considero mons. Romero semplicemente un maestro e un martire che testimonia la giustizia per i poveri, ma un maestro che ha qualcosa di fondamentale, vitale e vivificante da dirci su ciò e su chi noi siamo come Chiesa, come Chiese che cercano di essere unite più pienamente. La domanda che egli ci pone è questa: se noi siamo veramente uniti solo quando siamo più profondamente uniti con Cristo, allora c’è un solo luogo da cui partire nel nostro cammino verso l’unità ed è imparare a essere uniti con il grido, il bisogno e l’agenda di coloro che sono maggiormente a rischio, un solo luogo dove è appropriato andare e condividere questo rischio». Il vescovo anglicano Rowan Williams, che è stato arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana dal 2002 al 2012, ha offerto un ritratto dell’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero che – a partire dalla sua lettura teologica dell’opzione preferenziale per i poveri – proietta la necessità di questa stessa visione sul piano ecumenico (Birmingham, conferenza annuale dell’Archbishop Romero Trust, 12 dicembre 2014). Lo proponiamo nell’imminenza della canonizzazione di mons. Romero nel Salvador, il 23 maggio 2015.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2019-7

Rowan Williams: Brexit, lo stallo democratico

Rowan Williams

l 20 marzo, mentre nel Regno Unito la confusione sulle modalità di uscita del paese dall’Unione Europea era totale, è intervenuto nel dibattito con una riflessione sulla situazione della democrazia il teologo Rowan Williams, già arcivescovo di Canterbury e oggi decano del Magdalene College all’Università di Cambridge (www.newstatesman. com; nostra traduzione dall’inglese). L’articolo era intitolato: «La Brexit mostra che la Gran Bretagna non è più capace di immaginare un “bene comune”».

Documenti, 2012-7

Camaldoli: la speranza e il futuro. Per il millenario di fondazione della Congregazione camaldolese

Benedetto XVI; Rowan Williams
Lo scorso 10 marzo, nella memoria del transito di san Gregorio Magno, Benedetto XVI ha presieduto i primi vespri della domenica, III di Quaresima, al monastero camaldolese di San Gregorio al Celio in Roma. La liturgia è stata «connotata da un profondo carattere ecumenico» per la presenza dell’arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, che ha voluto così partecipare – nel «luogo nativo del legame tra il cristianesimo nelle terre britanniche e la Chiesa di Roma» – alla celebrazione dei mille anni di fondazione della famiglia monastica di Camaldoli (cf. ampiamente Regno-att. 4,2012,99ss). Il dialogo ecu menico, ha riconosciuto il papa, è ormai «parte dello spirito» di una tradizione monastica «di grande fecondità» che – fedele al carisma di san Romualdo – ha sempre ricercato nel corso della sua storia «il giusto equilibrio tra lo spirito eremitico e quello cenobitico, tra l’esigenza di dedicarsi interamente a Dio nella solitudine e quella di sostenersi nella preghiera comune e di accogliere i fratelli», perché essi possano in ogni tempo «giudicare le vicende del mondo con coscienza veramente evangelica».
Documenti, 2012-7

Camaldoli: la speranza e il futuro. La disciplina del silenzio (Omelia arcivescovo di Canterbury)

Rowan Williams
Lo scorso 10 marzo, nella memoria del transito di san Gregorio Magno, Benedetto XVI ha presieduto i primi vespri della domenica, III di Quaresima, al monastero camaldolese di San Gregorio al Celio in Roma. La liturgia è stata «connotata da un profondo carattere ecumenico» per la presenza dell’arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, che ha voluto così partecipare – nel «luogo nativo del legame tra il cristianesimo nelle terre britanniche e la Chiesa di Roma» – alla celebrazione dei mille anni di fondazione della famiglia monastica di Camaldoli (cf. ampiamente Regno-att. 4,2012,99ss). Il dialogo ecu menico, ha riconosciuto il papa, è ormai «parte dello spirito» di una tradizione monastica «di grande fecondità» che – fedele al carisma di san Romualdo – ha sempre ricercato nel corso della sua storia «il giusto equilibrio tra lo spirito eremitico e quello cenobitico, tra l’esigenza di dedicarsi interamente a Dio nella solitudine e quella di sostenersi nella preghiera comune e di accogliere i fratelli», perché essi possano in ogni tempo «giudicare le vicende del mondo con coscienza veramente evangelica».