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Documenti, 1/2016, 01/01/2016, pag. 19

Ebrei e cristiani, fratelli e collaboratori

Visita al Tempio maggiore di Roma

Francesco
«I cristiani, per comprendere sé stessi, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche, e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’antica alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele». Nella Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei, il 17 gennaio, papa Francesco si è recato per la prima volta da quando è papa in visita al Tempio maggiore degli ebrei a Roma. Nell’occasione, oltre a fare riferimento ai suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che visitarono la sinagoga rispettivamente nel 1986 e nel 2010, Francesco ha ricordato il 50º anniversario della dichiarazione Nostra aetate del concilio Vaticano II, che ha reso possibile il dialogo sistematico tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo, e il recente documento «Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili» (Rm 11,29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50° anniversario di Nostra aetate (n. 4), presentato dalla Commissione vaticana per i rapporti con l’ebraismo lo scorso 10 dicembre (Regno-doc. 28,2015,6; Regno-att. 11,2015,723). E ha raccomandato un ulteriore approfondimento delle questioni teologiche insieme a uno sviluppo della collaborazione umanitaria.

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