D
Documenti
Documenti, 17/2017, 01/10/2017, pag. 525

Agli episcopati le traduzioni liturgiche

Lettera apostolica motu proprio Magnum principium con la quale viene modificato il can. 838 del Codice di diritto canonico

Francesco

«Rendere più facile e fruttuosa la collaborazione tra la Sede Apostolica e le conferenze episcopali in questo servizio da prestare ai fedeli»: che «salvaguardata l’indole di ciascuna lingua, sia reso pienamente e fedelmente il senso del testo originale e che i libri liturgici tradotti, anche dopo gli adattamenti, sempre rifulgano per l’unità del rito romano». A questo fine il motu proprio Magnum principium, firmato da papa Francesco il 3 settembre e diffuso il 9, modifica il can. 838 del Codice di diritto canonico, che regolamenta i rispettivi compiti della Sede Apostolica, delle conferenze episcopali e dei vescovi per quello che riguarda la liturgia, per fare sì che i principi della piena, consapevole e attiva partecipazione dei fedeli alla liturgia «trasmessi fin dal tempo del Concilio siano più chiaramente riaffermati e messi in pratica», dopo le difficoltà degli ultimi due decenni (cf. Regno-att. 16,2017,453).

Dal 1° ottobre quindi, con l’entrata in vigore di queste modifiche, la responsabilità di approvare le versioni dal latino dei libri liturgici nelle varie lingue moderne sarà dei relativi episcopati, mentre la Santa Sede avrà il compito di confermare le traduzioni prima della pubblicazione. Al motu proprio seguono due note esplicative, pubblicate dalla Santa Sede contestualmente al documento.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2024-17

Una Chiesa che si volge a Est

Viaggio apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore (2-13 settembre 2024)

Francesco

Il viaggio apostolico che ha portato papa Francesco in Estremo Oriente dal 2 al 13 settembre è stato un viaggio di superlativi e contrasti: la visita sinora più lunga del pontificato, il paese musulmano più grande del mondo (l’Indonesia), quello con la maggiore diversità linguistica (Papua Nuova Guinea), uno tra i più cattolici in un continente in cui i cristiani sono una piccola minoranza (Timor Est), e infine la multietnica e multireligiosa Singapore.

Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

Attualità, 2024-16

G. Formigoni, Aldo Moro uomo del dialogo

L’intellettuale, il credente, lo statista

Francesco Pistoia

Leggere questo iter significa leggere un pezzo di storia italiana, dei rapporti Chiesa-politica, dell’europeismo. Attento ai fermenti della società, il ruolo politico di Moro è tutto nutrito di prudenza e di rispetto per quanti combattono la battaglia per il bene del paese.

 

Attualità, 2024-16

Dibattito - Diritti umani: universali per chi?

Il timore di Cina e islam di una colonizzazione dell’Occidente

Ignazio De Francesco

La «Cina è impegnata su una via cinese di sviluppo dei diritti umani». Così Chen Xu, rappresentante cinese alla sede di Ginevra delle Nazioni Unite, prendendo la parola il 4 luglio scorso, durante la 56a sessione del Consiglio dei diritti umani dedicata all’Universal Periodic Review, appuntamento quadriennale di revisione per i paesi membri.