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Documenti, 17/2017, 01/10/2017, pag. 520

Una Chiesa più femminile e più laica

Incontro con il Comitato direttivo del CELAM

Francesco

«La Chiesa non sta in America Latina come se avesse le valigie in mano, pronta a partire dopo averla saccheggiata, come hanno fatto tanti nel corso del tempo», ma anzi «conosce come pochi quell’unità sapienziale che precede qualunque realtà in America Latina. Convive quotidianamente con quel patrimonio morale su cui poggia l’edificio esistenziale del continente». E al Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), la conferenza episcopale continentale che Francesco considera «un punto di riferimento vitale per la comprensione e l’approfondimento della “cattolicità latinoamericana”», durante il suo viaggio in Colombia (cf. in questo numero a p. 513) il papa ha affidato un programma di lavoro nell’incontro con il Comitato di coordinamento, il 7 settembre a Bogotá, a 4 anni dalla precedente occasione, che era stata nel 2013 a Rio de Janeiro (cf. Regno-doc. 13,2015,468).

La Conferenza di Aparecida del 2007 – ha affermato il papa – è «un tesoro la cui scoperta è ancora incompleta»: per concretizzarne il programma la Chiesa latinoamericana deve porsi in un atteggiamento di «vicinanza e incontro» rispetto al popolo di Dio, valorizzando la ricca diversità del continente e promuovendo soprattutto i giovani e le donne. «Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne… Non possono essere ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo».

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Viaggio apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore (2-13 settembre 2024)

Francesco

Il viaggio apostolico che ha portato papa Francesco in Estremo Oriente dal 2 al 13 settembre è stato un viaggio di superlativi e contrasti: la visita sinora più lunga del pontificato, il paese musulmano più grande del mondo (l’Indonesia), quello con la maggiore diversità linguistica (Papua Nuova Guinea), uno tra i più cattolici in un continente in cui i cristiani sono una piccola minoranza (Timor Est), e infine la multietnica e multireligiosa Singapore.

Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

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