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Documenti, 19/2017

Il Catechismo condanni la pena di morte

Ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione

Francesco

«Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo… È necessario ribadire pertanto che, per quanto grave possa essere stato il reato commesso, la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona». Questo tema dovrebbe trovare nel Catechismo della Chiesa cattolica uno spazio più adeguato e coerente: è quanto ha affermato papa Francesco l’11 ottobre, intervenendo all’incontro promosso dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione nel 25° anniversario della firma da parte di Giovanni Paolo II della costituzione apostolica Fidei depositum, il testo che accompagnava l’uscita del Catechismo della Chiesa cattolica nel 1992. L’affermazione sulla necessità di un aggiornamento del Catechismo su questo punto, che era già stato rivisto nel 1997 in occasione della promulgazione dell’edizione tipica latina, è spiegata in base alla considerazione che «non si può conservare la dottrina senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo».

Ancora sulle traduzioni liturgiche

Al card. Robert Sarah sull’interpretazione del motu proprio Magnum principium

Francesco

Dopo la pubblicazione in settembre del motu proprio Magnum principium, che ha modificato le norme che regolamentavano i compiti della Santa Sede e delle conferenze episcopali sugli adattamenti e le traduzioni liturgiche, a pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni papa Francesco è dovuto intervenire nuovamente per chiarire e ribadirne ulteriormente il senso. Lo ha fatto in una Lettera a s.e. rev.ma il sig. card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, datata 15 ottobre e pubblicata il 22, per correggere l’errata interpretazione diffusa dal prefetto del dicastero vaticano dedicato alle questioni attinenti alla liturgia. Questi in un Commentaire pubblicato sulla rivista francese L’homme nouveau e in traduzione italiana su La nuova bussola quotidiana il 12 ottobre, sosteneva che le traduzioni realizzate e approvate dalle conferenze episcopali dovessero «essere conformi in ogni punto» all’istruzione Liturgiam authenticam, e che il giudizio ultimo sulle traduzioni spettasse ancora al dicastero. Il papa afferma invece che alcuni punti della Liturgiam authenticam sono stati abrogati, e che «ora la norma concede alle conferenze episcopali la facoltà di giudicare la bontà e la coerenza… nelle traduzioni dall’originale, se pure in dialogo con la Santa Sede».

Correzione filiale sulla propagazione di eresie

Lettera di 62 cattolici a papa Francesco

Una lettera di 62 sacerdoti e studiosi cattolici, provenienti da 20 nazioni, è stata spedita a papa Francesco l’11 agosto e resa pubblica il 24 settembre. Il documento, intitolato Correctio filialis de haeresibus propagatis, dichiara che il papa, attraverso l’esortazione apostolica Amoris laetitia e mediante altre parole, atti e omissioni, ha sostenuto sette posizioni eretiche, riguardanti il matrimonio, la vita morale e la recezione dei sacramenti.

La lettera si compone di tre parti principali. Nella prima, i firmatari spiegano perché hanno il diritto e il dovere di rivolgere una tale correzione al supremo pontefice, dal momento che la legge stessa della Chiesa richiede che persone competenti non rimangano silenti quando i pastori della Chiesa disorientano il gregge. La seconda parte contiene la «correzione» propriamente detta, con una lista di passaggi di Amoris laetitia in cui s’insinuerebbero o incoraggerebbero posizioni eretiche e una serie di parole, atti e omissioni del papa, i quali costituirebbero un’interpretazione eretica dei suddetti passaggi.

La parte finale espone quelle che vengono considerate le due cause di questa posizione eretica del pontefice: il «modernismo» e l’apparente influenza delle idee di Martin Lutero sul magistero di papa Bergoglio.

A sostegno di papa Francesco

Lettera aperta

ll 17 ottobre è stata pubblicata sul sito www.pro-pope-francis.com, su iniziativa del teologo e filosofo ceco Thomas Halik e del teologo austriaco Paul Michael Zulehner, una lettera aperta a papa Francesco, per manifestargli sostegno per le sue scelte e ringraziamento per la sua linea pastorale. A fine ottobre, la lettera risulta firmata da circa 39.000 persone, tra cui diversi vescovi.

Il glutine nelle ostie per l’eucaristia

Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti

Con la Lettera circolare ai vescovi sul pane e il vino per l’eucaristia, pubblicata l’8 luglio, la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti non ha inteso cambiare le norme sulla materia eucaristica, ma al contrario ribadirle, e suggerire alcune indicazioni pratiche. Infatti, «attesa la complessità di situazioni e circostanze, come il venir meno del rispetto per l’ambito del sacro, si avverte la necessità pratica che… vi sia chi effettivamente garantisca la genuinità della materia eucaristica da parte dei produttori come della sua conveniente distribuzione e vendita». Di fronte, dunque, ai cambiamenti nella produzione e distribuzione dei prodotti necessari alla comunione, le ostie e il vino, che non vengono più prodotti esclusivamente da ordini religiosi e possono essere venduti anche su Internet, il dicastero vaticano preposto al culto e ai sacramenti ricorda ai vescovi di «vigilare sulla qualità del pane e del vino destinati all’eucaristia e, quindi, su coloro che li preparano», eventualmente incaricando una o più congregazioni religiose di verificare i produttori e venditori locali. Anche per le ostie «senza glutine» rimangono in vigore le disposizioni precedenti, che consentono la comunione pure a chi è affetto da celiachia.

Non ci ardeva forse il cuore?

Lettera pastorale dell'arcivescovo di Bologna

Mons. Matteo Maria Zuppi

Dopo che il X Congresso eucaristico diocesano è culminato con la visita di papa Francesco a Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi ha presentato la sua prima lettera pastorale intitolata Non ci ardeva forse il cuore? il 4 ottobre scorso, festa di San Petronio, patrono della città. Tre le priorità pastorali – eucaristia, Parola e carità –, alle quali s’aggiunge l’apertura di un percorso di riflessione sulla struttura della diocesi (cf. anche Regno-att. 18,2017,523). L’eucaristia, a ribadire, dopo l’anno di riflessione che vi è stato dedicato, che essa è il luogo in cui la Chiesa vive il suo essere nella «città degli uomini», il suo farsi storia. La Parola, come scuola alla quale invitare nuovamente tutta la comunità ecclesiale, tenendo come guida l’icona dei discepoli di Emmaus. La carità, per farsi carico delle tante «solitudini» che a Bologna vanno aumentando: non solo povertà materiale, quindi, ma anche spirituale e umana. Infine il ripensamento – solamente abbozzato – del profilo della diocesi a partire da una prospettiva «missionaria». Esso riguarderà le zone pastorali, l’istituzione di «diaconie» non territoriali, la modifica degli attuali vicariati.

Chiesa in Spagna: curare le divisioni

Daniela Sala

La faglia del nazionalismo attraversa anche la Chiesa spagnola, provocando divisioni interne, e si evidenzia da anni nelle dichiarazioni e nei documenti dell’episcopato spagnolo e di quello catalano.

 

Sull’indipendenza della Catalogna

Vescovi della Catalogna; vescovi spagnoli; associazioni cristiane

Nella crisi spagnola scoppiata in settembre, culminata nel referendum del 1° ottobre per l’autodeterminazione della Catalogna e nella proclamazione il 27 ottobre della Repubblica catalana, con il risultante commissariamento della Regione il giorno stesso da parte del Governo spagnolo, le divisioni del paese hanno trovato un rispecchiamento nelle prese di posizione di molte realtà ecclesiali locali. Numerosi esponenti del clero catalano, superiori e superiore religiosi e associazioni ecclesiali hanno appoggiato le istanze indipendentiste, rifacendosi alle dichiarazioni dei vescovi catalani, che in maggio avevano sostenuto «le legittime aspirazioni del popolo catalano». L’episcopato spagnolo ha cercato di svolgere una mediazione, da un lato facendo propri i sentimenti e i desideri espressi dai vescovi catalani, ma dall’altro esortando al dialogo, che è possibile solo a condizione che «sia le autorità dell’amministrazione pubblica sia i partiti politici e altre organizzazioni… evitino decisioni e atti irreversibili e dalle conseguenze gravi, tali da porli ai margini della pratica democratica tutelata da leggi legittime che garantiscono la nostra convivenza pacifica, e da originare fratture familiari, sociali ed ecclesiali».

Giustificazione: aderiamo alla Dichiarazione

Comunione mondiale delle Chiese riformate

«La Comunione mondiale delle Chiese riformate, dopo aver lungamente riflettuto e dopo aver considerato con particolare attenzione le connessioni tra giustificazione e giustizia, oggi accoglie con gioia l’invito ad associarsi alla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Per le Chiese riformate, la giustificazione per mezzo della grazia mediante la fede è un insegnamento essenziale del Vangelo». La 26a Assemblea generale della Comunione mondiale delle Chiese riformate (CMCR), svoltasi a Lipsia (Germania) dal 29 giugno al 7 luglio, vede la firma – da parte delle Chiese che si rifanno ai riformatori Calvino e Zwingli – della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, il testo teologico sottoscritto nel 1999 ad Augsburg dai vertici della Federazione luterana mondiale e del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che afferma che sulla questione divisiva della giustificazione vi è un consenso tra le Chiese cattolica e luterana. Con questa firma le Chiese riformate, che con questo documento di adesione intendono contribuire con il proprio apporto specifico al tema, segnatamente per quanto riguarda il rapporto tra legge e Vangelo e tra giustizia e giustificazione, compiono un passo di avvicinamento alla Chiesa cattolica oltre che a quella di tradizione luterana. A oggi hanno aderito alla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione le confessioni cattolica, luterana, riformata, metodista e anglicana.

31 ottobre 2017: una Dichiarazione comune

Federazione luterana mondiale; Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani

ll 31 ottobre 2017, cinquecentenario della data convenzionalmente assunta come inizio della Riforma luterana, al termine di un anno di celebrazioni ecumeniche la Federazione luterana mondiale e il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani hanno pubblicato una Dichiarazione comune (www.vatican.va).