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Documenti, 5/2017, 01/03/2017, pag. 129

Patto nazionale per un islam italiano

Ministero dell’interno, associazioni e comunità islamiche in Italia

Il 1° febbraio è stato firmato a Roma presso il Ministero dell’interno un Patto nazionale per un islam italiano, espressione di una comunità aperta, integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale, recepito dal Ministero dell’interno. Il documento è firmato dal ministro dell’Interno Marco Minniti e dai responsabili di nove associazioni musulmane che fanno parte del «Tavolo di confronto con i rappresentanti delle maggiori comunità e associazioni islamiche presenti nel paese» (cf. qui a p. 130). È stato redatto con la collaborazione del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano, istituito nel 2016 dal ministro Angelino Alfano per dare consulenza al governo sulle questioni relative alla presenza in Italia di comunità musulmane, e coordinato dal prof. Paolo Naso. Diversi sono gli aspetti di rilievo: il riconoscimento di un «nuovo pluralismo religioso» che comprende diversi soggetti che fanno riferimento all’islam; l’impegno comune a contrastare il radicalismo religioso anche con la formazione degli imam e delle guide religiose; l’assicurazione di una maggiore trasparenza sui finanziamenti; l’impegno ad arrivare a un’organizzazione giuridica delle associazioni islamiche che consenta infine la stipula di un’Intesa con lo stato italiano.

I rappresentanti delle associazioni e delle comunità islamiche chiamati a far parte del Tavolo di confronto presso il Ministero dell’interno

– richiamato il principio supremo di laicità dello stato quale «garanzia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale»;

     – visti gli articoli 2, 3, 8 e 19 della Costituzione volti a:

  •  riconoscere e garantire «i diritti inviolabili del-l’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» e richiedere «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» (art. 2);
  •  stabilire «l’uguaglianza dei cittadini davanti al-la legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3);
  •  stabilire che «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge» e «hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano» (art. 8);
  •  affermare che «tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume» (art. 19);

     – visti la legge n. 1159 del 1929, recante «Disposizioni sull’esercizio dei culti ammessi nello stato e sul matrimonio celebrato davanti ai ministri dei culti medesimi» e il regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, recante «Norme per l’attuazione della legge n. 1159 del 1929, sui culti ammessi nello stato e per coordinamento di essa con le altre leggi dello stato»;

     – considerata la presenza rilevante anche in Italia di un «nuovo pluralismo religioso» che comprende numerose associazioni, cittadini e residenti che nel rispetto della Costituzione fanno riferimento alla religione islamica;

     – ritenuto di dover contribuire a favorire la convivenza armoniosa e costruttiva tra le diverse comunità religiose per consolidare la coesione sociale e promuovere processi d’integrazione;

     – considerato il ruolo rilevante che le associazioni islamiche svolgono nell’azione di contrasto a ogni espressione di radicalismo religioso posta in essere attraverso propaganda, azioni e strategie contrarie all’ordinamento dello stato;

     – ritenuto proficuo il dialogo da tempo instaurato con le istituzioni italiane e, in particolare, con il Ministero dell’interno;

     – preso atto del lavoro preliminare compiuto presso il Ministero dall’interno dal Consiglio per i rapporti con l’islam italiano;

     s’impegnano a:

     1. favorire lo sviluppo e la crescita del dialogo e del confronto con il Ministero dell’interno, con il contributo del Consiglio per i rapporti con l’islam italiano;

     2. proseguire nell’azione di contrasto dei fenomeni di radicalismo religioso, anche attraverso forme di collaborazione che offrano alle autorità e alle istituzioni strumenti di interpretazione di un fenomeno che minaccia la sicurezza della collettività, ivi compresi cittadini e residenti di fede islamica;

     3. promuovere un processo di organizzazione giuridica delle associazioni islamiche in armonia con la normativa vigente in tema di libertà religiosa e con i principi dell’ordinamento giuridico dello stato;

     4. promuovere la formazione di imam e guide religiose che, in considerazione del ruolo specifico e delicato che rivestono nelle comunità di riferimento e delle funzioni che possono essere chiamati a svolgere in luoghi come ospedali, centri di accoglienza, istituti di pena ecc., possano anche assumere il ruolo di efficaci mediatori per assicurare la piena attuazione dei principi civili di convivenza, laicità dello stato, legalità, parità dei diritti tra uomo e donna, in un contesto caratterizzato dal pluralismo confessionale e culturale;

     5. proseguire nell’organizzazione di eventi pubblici che attestino l’efficacia del dialogo interculturale, sia valorizzando il contributo del patrimonio spirituale e culturale della tradizione islamica alla vita della società italiana, sia nella costruzione di percorsi di integrazione degli immigrati musulmani e di contrasto al radicalismo e al fanatismo religioso, agendo in sinergia con le istituzioni italiane. In tale ottica particolare rilevanza assumerà il ruolo delle giovani generazioni;

     6. favorire le condizioni prodromiche all’avvio di negoziati volti al raggiungimento di intese ai sensi del-l’art. 8, comma 3, della Costituzione;

     7. proseguire nell’impegno di garantire che i luoghi di preghiera e di culto mantengano standard decorosi e rispettosi delle norme vigenti (in materia di sicurezza e di edilizia) e che tali sedi possano essere accessibili a visitatori non musulmani, anche attraverso programmi di apertura e di visite guidate dei centri islamici da parte di persone con competenze pedagogico-didattiche e comunicative, attente a valorizzare le occasioni di scambio e dialogo con la comunità civile locale;

     8. facilitare i contatti e le relazioni delle istituzioni e della società civile con le associazioni islamiche, rendendo pubblici nomi e recapiti di imam, guide religiose e personalità in grado di svolgere efficacemente un ruolo di mediazione tra la loro comunità e la realtà sociale e civile circostante;

     9. adoperarsi concretamente affinché il sermone del venerdì sia svolto o tradotto in italiano, ferme restando le forme rituali originarie nella celebrazione del rito, così come le comunicazioni sulla vita della comunità o dell’associazione;

     10. assicurare massima trasparenza nella gestione e documentazione dei finanziamenti ricevuti, dall’Italia o dall’estero, da destinare alla costruzione e alla gestione di moschee e luoghi di preghiera.

     Il Ministero rinnova l’intendimento a:

     1. sostenere e promuovere, in collaborazione con le associazioni islamiche, eventi pubblici intesi a rafforzare e approfondire il dialogo tra le istituzioni e la comunità islamica, valorizzando il contributo del patrimonio spirituale, culturale e sociale che le comunità musulmane offrono al paese, favorendo percorsi di integrazione degli immigrati musulmani e contrastando il radicalismo e il fanatismo religioso;

     2. valorizzare i programmi e le azioni avviati tramite il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – Direzione centrale per gli affari dei  culti;

     3. favorire specifici percorsi volti a supportare le associazioni islamiche nell’elaborazione di modelli statutari coerenti con l’ordinamento giuridico italiano anche ai fini di eventuali richieste di riconoscimento giuridico degli enti come enti morali di culto (ex l. 1159 del1929 e regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289) da parte delle «associazioni islamiche», ovvero di istanze di riconoscimento dei ministri di culto islamici, ai sensi dell’art. 3 della legge 1159 del 1929;

     4. considerare la rilevanza del nuovo pluralismo religioso, in coerenza con il quadro normativo di riferimento nazionale e comunitario e con gli attuali orientamenti giurisprudenziali della Corte europea per i diritti dell’uomo;

     5. consolidare le esperienze formative per ministri di culto di confessioni prive d’intesa, in linea con quelle già avviate dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – Direzione centrale per gli affari dei culti;

     6. favorire l’organizzazione, d’intesa con le associazioni e comunità islamiche partecipanti al Tavolo di confronto, il Consiglio per le relazioni con l’islam e alcune università, di corsi di formazione per i ministri di culto musulmani;

     7. estendere sul territorio l’esperienza, positivamente sperimentata in alcune aree, della costituzione dei «tavoli interreligiosi» all’interno dei Consigli territoriali per l’immigrazione delle prefetture, in modo da offrire anche all’islam italiano uno spazio di confronto diretto con le istituzioni locali;

     8. avviare un programma per la predisposizione e distribuzione di kit informativi di base in varie lingue concernenti regole e principi dell’ordinamento dello stato, unitamente alla normativa in materia di libertà religiosa e di culto;

     9. programmare uno o più incontri di rilievo nazionale e pubblico tra le istituzioni e i giovani musulmani in tema di cittadinanza attiva, dialogo interculturale e contrasto all’islamofobia, al fondamentalismo e alla violenza ecc.;

     10. promuovere una conferenza con l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) dedicata al tema dei luoghi di culto islamici, in cui richiamare il diritto alla libertà religiosa che si esprime anche nella disponibilità di sedi adeguate e quindi di aree destinate all’apertura o alla costruzione di luoghi di culto nel rispetto delle normative in materia urbanistica di sicurezza igiene e sanità, dei principi costituzionali e delle linee guida europee in materia di libertà religiosa. In tale ottica saranno incoraggiate analoghe iniziative a livello territoriale soprattutto nelle realtà dove si registrano eventuali criticità.

Il ministro dell’Interno

Marco Minniti

Per il Consiglio per le relazioni con l’islam italiano
le organizzazioni islamiche:

Confederazione islamica italiana (CII)

Centro islamico culturale d’Italia (CICI)

Unione delle comunità islamiche d’Italia (UCOII)

Comunità religiosa islamica italiana (COREIS)

Unione degli albanesi musulmani in Italia (UAMI)

Associazione Cheikh Ahmadou Bamba

Associazione madri e bimbi somali

Associazione islamica italiana
degli imam e delle guide religiose

Associazione islamica pakistana Muhammadiah

 

Tipo Documento
Tema Islam Associazioni - Movimenti
Area EUROPA
Nazioni