D
Documenti
Documenti, 13/2018, 01/07/2018, pag. 404

Al popolo di Dio che è in Cile

Lettera dopo l’incontro con i vescovi cileni a Roma sullo scandalo delle violenze sessuali su minori

Francesco

Dopo aver scritto ai vescovi (Regno-doc. 11,2018,357), il papa il 6 giugno scorso ha rivolto (in spagnolo) una lunga lettera Al popolo di Dio pellegrino in Cile (con data 31 maggio; cf. Regno-att. 10,2018,336). Immediato il raffronto con la Lettera ai cattolici d’Irlanda firmata da Benedetto XVI per la crisi nell’Isola del 2010. Allora il fulcro era sul pentimento e sulla conversione interiore; oggi è sul «popolo di Dio», anche a motivo del diverso contesto di molte delle violenze cilene. «Ogni volta che cerchiamo di soppiantare, tacitare, annichilire, ignorare, ridurre a piccole élite il popolo di Dio nella sua totalità… costruiamo comunità… senza radici, senza storia, senza volto, senza memoria…; la lotta contro una cultura dell’abuso richiede di rinnovare questa certezza». Per questo occorre ripartire da una «Chiesa con stile sinodale» che metta Gesù al centro e crei spazi d’«ascolto», soprattutto per le vittime, «in cui non si confonda un atteggiamento critico e interlocutorio con il tradimento». Per questo – dice il papa, forse anche ridimensionando la questione delle dimissioni episcopali – «il rinnovamento della gerarchia ecclesiale di per sé non produce la trasformazione a cui ci spinge lo Spirito Santo», che invece chiede uno sguardo attento alla giustizia, che fa «guardare ai problemi senza rimanervi imprigionati».

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2025-20

Dialogo interreligioso: incontrarsi sul grande confine

Ignazio De Francesco

Il dialogo intorno alla dimensione rituale rappresenta una «straordinaria risorsa d’incontro» tra i sistemi religiosi. E se il processo di marginalizzazione del fenomeno religioso non risparmia il suo apparato rituale, gli studiosi registrano però una «resilienza dei riti funebri». Di qui l’interesse per uno sguardo più ravvicinato a «due grandi tradizioni relative alle esequie, quella cinese e quella islamica, entrambe cruciali per andare al cuore di queste civiltà», che viene qui condotto sia attraverso il ricorso a studi specifici, sia producendo vivaci testimonianze dirette. Nell’ortoprassi confuciana delle esequie risaltano l’ampiezza dei riti, la dilatazione del tempo, l’espressione della pietà filiale; nel «morire da musulmani» si integrano, con pudore e sobrietà, fede, pietà, etica e diritto, e si riconosce la centralità della prospettiva escatologica. Su questi «ampi fondali» viene infine proposta una rilettura sintetica del significato delle esequie cristiane.

 

Attualità, 2025-14

Bibbia - Guerra: la Scrittura armata

Il caso delle crociate

Ignazio De Francesco

Ricordati «di ciò che ti ha fatto Amalèk». Estratte dall’ultimo libro della Torah (Dt 25,17), queste parole sono entrate nel discorso rivolto alla nazione da Benjamin Netanyahu l’8 ottobre 2023, giorno successivo all’uccisione di 1.200 persone e al rapimento di oltre 250 da parte di Hamas e addentellati.

Documenti, 2025-9

Vorrei che tornassimo a sperare

Messaggio pasquale e benedizione «Urbi et orbi»; testamento spirituale

Francesco

Alle ore 9.47 del 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, il card. Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa romana Chiesa, ha annunciato la morte di papa Francesco: «Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro santo padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri ed emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio uno e trino». Il giorno prima, nella solennità di Pasqua, papa Francesco dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro aveva rivolto ai fedeli il messaggio pasquale letto da mons. Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Lo stesso giorno della morte, la Sala stampa vaticana ha pubblicato il Testamento del santo padre Francesco.