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Documenti, 21/2018, 01/12/2018, pag. 702

Violenze su minori: chiediamo perdono

Conferenza episcopale polacca

«Ci scusiamo con Dio, con le vittime degli abusi, con le loro famiglie e con le comunità della Chiesa tutta, per tutti i mali arrecati ai bambini, ai giovani e ai loro parenti da parte del clero, delle persone consacrate e dei laici che lavorano nelle strutture della Chiesa. Chiediamo al Signore di darci la luce, la forza e il coraggio di combattere risolutamente la corruzione morale e spirituale, che è la fonte principale dell’abuso sessuale sui minori». Il 19 novembre, nel corso della loro 381a Assemblea plenaria, i vescovi cattolici della Polonia hanno chiesto perdono alle vittime di violenze sessuali da parte di sacerdoti in un documento intitolato Posizione della Conferenza episcopale polacca sugli abusi sessuali su minori da parte di alcuni membri del clero. Nel testo si annuncia anche l’inizio di un lavoro di analisi delle cause e raccolta dei dati, e si chiede «alle vittime di abusi da parte del clero, di segnalare il male che hanno vissuto e sofferto ai superiori della Chiesa e alle autorità statali competenti». Un Centro per la prevenzione degli abusi era stato costituito nel 2011, con la pubblicazione delle Linee guida per la protezione dei minori. La violenza sessuale su minori è un problema serio nella società polacca, non solo nel contesto della Chiesa cattolica. Tuttavia alcune associazioni di vittime hanno accusato il governo di favorire quest’ultima, poiché nel database pubblicato dal Ministero della giustizia all’inizio dell’anno mancavano i pastori condannati a pene detentive per simili crimini.

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Documenti, 2021-5

Cosa pensiamo delle persone LGBT+

Conferenza episcopale polacca

Quando incontra persone che si identificano come LGBT+, papa Francesco «tende loro benevolmente la mano, esprime comprensione per le inclinazioni, ma allo stesso tempo espone chiaramente il magistero della Chiesa sull’ideologia gender e sulle pratiche contrarie alla natura e alla dignità umana, contenuto nei suoi documenti ufficiali e sinteticamente esposto nel Catechismo della Chiesa cattolica» (n. 3). È a questo secondo compito che si dedica prevalentemente la Posizione della Conferenza episcopale polacca sulla questione LGBT+, approvata durante l’Assemblea plenaria dell’episcopato del 28 agosto 2020 (cf. ampiamente Regno-att. 22,2020,677-678). Il testo, che va letto nel contesto della discussione sorta nell’ambito della campagna elettorale per le presidenziali (giugno-luglio 2020), è articolato in 4 capitoli: «I. Sessualità dell’uomo e della donna nella visione cristiana dell’essere umano», «II. I movimenti LGBT+ nella società democratica», «III. Le persone LGBT+ nella Chiesa cattolica» e «IV. La Chiesa di fronte alla posizione delle persone LGBT+ circa l’educazione sessuale dei bambini e dei giovani». Il più ampio e dettagliato è il terzo capitolo, che intende precisare «la questione dell’identità religiosa, dell’atteggiamento morale e dell’appartenenza alla Chiesa» e in particolare della partecipazione alla vita sacramentale «di persone che s’identificano o sostengono questi movimenti».

 

Documenti, 2018-7

La forma cristiana del patriottismo

Conferenza episcopale polacca – Consiglio per gli affari sociali

«La rinascita del patriottismo e del senso della coscienza nazionale, osservata in Polonia negli ultimi anni, è un fenomeno molto positivo». Tuttavia «vi è anche un egoismo nazionale, il nazionalismo, il quale coltiva il senso della propria superiorità e si chiude rispetto ad altre comunità nazionali e alla comunità umana in generale. Il patriottismo infatti deve essere sempre un atteggiamento aperto». Il documento dell’episcopato polacco La forma cristiana del patriottismo, elaborato dal Consiglio per gli affari sociali della Conferenza episcopale polacca, approvato dalla 375a Assemblea plenaria il 14 marzo 2017 e presentato a Varsavia il 28 aprile 2017, si propone come «una risposta alle richieste dei fedeli che da un lato hanno rilevato il rafforzamento del patriottismo in Polonia, ma dall’altro hanno assistito a certi comportamenti e atteggiamenti, presentati sotto la bandiera del patriottismo, che non sono conformi con lo spirito cristiano e il Vangelo».

Mentre la Polonia vive una fase di tensione nei rapporti con l’Unione Europea, tra rosari sulle frontiere, manifestazioni dell’estrema destra xenofoba accompagnate dal grido «Vogliamo Dio!» e riemergente antisemitismo (cf. riquadro a p. 242), i vescovi ricordano ai loro connazionali che «la Polonia è stata, è e deve rimanere nell’Europa contemporanea e nel mondo un simbolo di solidarietà, apertura e ospitalità».

Documenti, 2018-7

I vescovi: l’antisemitismo non è cristiano

Conferenza episcopale polacca

La Polonia celebra nel 2018 il centenario della riconquistata indipendenza nazionale, nel 1918, dopo che le spartizioni tra Russia, Prussia e Impero asburgico per 123 anni l’avevano cancellata dalla mappa dell’Europa. La circostanza è stata ricordata nel Comunicato finale dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale polacca, che si è espresso anche sul tema dell’antisemitismo, proprio dopo che il 1° marzo è entrata in vigore nel paese la controversa legge sulla Shoah, che punisce chi definisce «campi polacchi» i Lager costruiti dagli occupanti nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale, ma anche chi attribuisce in merito complicità di singoli polacchi o cita l’esistenza di pogrom anti-ebraici durante e dopo la guerra (www.episcopat.pl; nostra traduzione dal polacco).