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Documenti, 7/2018, 01/04/2018, pag. 254

La Chiesa greco-cattolica e la nuova Ucraina

Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč

Durante il periodo comunista, «da un lato la Chiesa greco-cattolica fu la più grande organizzazione religiosa proibita nel mondo e, dall’altro, era la più grande forza di opposizione sociale al sistema sovietico». Inoltre riuscendo a evitare «la tentazione della nazionalizzazione sia durante il periodo comunista sia dopo la sua caduta», è divenuta «la portavoce della società davanti a regimi autoritari, politici corrotti e oligarchi spietati», fino a rivestire un ruolo di primaria importanza nella «rivoluzione della dignità» nel 2014. Partecipando a Varsavia a una conferenza su «La rivoluzione, la guerra e le sue conseguenze», il 16 marzo, con un intervento dal titolo «Il ruolo della Chiesa greco-cattolica nella trasformazione della società ucraina», l’arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč, sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, ha richiamato l’attenzione sulla guerra in corso, di cui «sfortunatamente… si parla troppo poco». «Ogni giorno muoiono i soldati e i civili. E questa situazione va avanti da diversi anni. La Chiesa deve diventare la portavoce di coloro a cui la voce è stata tolta, deve parlare a nome di coloro la cui legge è stata infranta. In questo contesto, vi invito alla cooperazione appellandomi alla solidarietà con la società ucraina nelle sue aspirazioni filo-europee».

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