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Documenti, 11/2019, 01/06/2019, pag. 325

Vos estis lux mundi

Nuove misure per prevenire e contrastare le violenze sessuali commesse contro minori e persone vulnerabili

Francesco

Promulgando il 9 maggio una legge universale, papa Francesco con la lettera apostolica motu proprio Vos estis lux mundi ha dato seguito alle istanze emerse al vertice di febbraio (cf. Regno-doc. 5,2019,133ss; Regno-att. 6,2019,131), convocato per fare il punto sull’azione della Chiesa nell’affrontare le denunce delle violenze sessuali e la loro prevenzione. La legge – ad experimentum per tre anni – è a largo spettro e riguarda le violenze sia su minori sia su adulti (nonché il possesso di materiale pedo-pornografico) e – come chiesto da più parti – il caso dei vescovi che non applichino le norme previste.

Il papa impone che entro un anno ogni diocesi del mondo si doti di una struttura che sia in grado d’accogliere e trattare le denunce, indicando l’iter che si deve seguire tra Chiesa locale e Chiesa universale (cf. Regno-att. 10,2019,271). Viene inoltre ribadito il fatto che «senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali» i vescovi (così come i superiori religiosi) sono tenuti a denunciare i fatti di cui sono venuti a conoscenza e a darne comunicazione agli ordinari interessati dal caso. Nell’ipotesi che un vescovo sia negligente nel suo compito viene interessato il metropolita, secondo uno schema che al vertice di febbraio aveva presentato il card. B. Cupich (Regno-doc. 5,2019,133).

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La risposta di papa Francesco è stata apprezzata dagli estensori della lettera (cf. L’Osservatore romano 3.2.2024, 1), prima che una nuova crisi tra la Santa Sede e il Governo israeliano si producesse l’8 febbraio (cf. Regno-att. 4,2024,76).

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Solo l’amore ci unirà

Omelia a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Francesco

«Solo questo amore che diventa servizio gratuito, solo questo amore che Gesù ha proclamato e vissuto avvicinerà i cristiani separati gli uni agli altri. Sì, solo questo amore, che non torna sul passato per prendere le distanze o puntare il dito, solo questo amore che in nome di Dio antepone il fratello alla ferrea difesa del proprio sistema religioso, solo questo amore ci unirà. Prima il fratello, dopo il sistema». Il 25 gennaio, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, papa Francesco ha presieduto la celebrazione dei secondi vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della 57a Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sul tema: «Ama il Signore Dio tuo... e ama il prossimo tuo come te stesso» (cf. Lc 10,27).

Erano presenti anche alcuni vescovi delle tradizioni anglicana e cattolica, presenti a Roma per «Growing together» (Crescere insieme), un vertice d’incontro e pellegrinaggio ecumenico organizzato dalla Commissione internazionale anglicana - cattolica romana per l’unità e la missione (IARCCUM) a Roma e a Canterbury tra il 22 e il 29 gennaio. Come nel 2016, i vescovi erano presenti a coppie, anglicani e cattolici, in rappresentanza di 27 paesi, e nel corso dei secondi vespri sono stati inviati per essere testimoni di unità congiuntamente da papa Francesco e dall’arcivescovo Justin Welby (cf. riquadro a p. 67).