Come attuare la sinodalitÃ
Sessione primaverile (1-3 aprile 2019)
Rispondendo all’invito fatto dal pontefice in occasione del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze del 2015, d’avviare un approfondimento sinodale nella Chiesa italiana, il Consiglio permanente della CEI ha preso in considerazione «la proposta avanzata da alcuni vescovi di un Sinodo della Chiesa italiana». Essa va intesa «come occasione per legare la riflessione alla concretezza, a partire da un’esperienza che aiuti innanzitutto a riconciliarsi, superando contrapposizioni sterili e a ritrovarsi in una corresponsabilità ecclesiale e sociale» – afferma il comunicato finale –. Sulla sinodalità si era ampiamente espresso anche il presidente, card. G. Bassetti, nella prolusione in apertura dei lavori: essa è uno stile che parla d’«unità» e di «concordia» non priva di fatiche e tensioni; che «nasce dal basso» e «dall’ascolto»; che si fa «sguardo sull’uomo» e che in quanto tale può essere «proposta» per una «società slabbrata come la nostra». La prossima Assemblea generale di maggio (20-23) sarà dedicata a «Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria», ispirata ai criteri di Evangelii gaudium, e gli orientamenti pastorali (di 5 anni e non più di 10) avranno come oggetto l’annuncio del Vangelo in stile sinodale.
Stampa (4.4.2019) da sito web www.chiesacattolica.it. Titolazione redazionale.
Sinodalità come stile
Card. Gualtiero Bassetti
Cari confratelli – e, lasciatemi dire, cari amici – sono contento di iniziare con voi la sessione primaverile del nostro Consiglio riprendendo la preziosa indicazione, che papa Francesco ci affidò in occasione del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze: «Cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento dell’Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente su tre o quattro priorità».
A gennaio ho introdotto parlando del metodo; ora, proseguendo idealmente il percorso, vorrei che i lavori di queste giornate fossero permeati dalla prospettiva – il modo sinodale – a cui il mandato del santo padre ci consegna.
Non è un vestito esteriore la sinodalità. Ha un significato misterico, contenuto in quella piccola preposizione: syn, insieme, frutto e condizione della venuta dello Spirito Santo, che ama l’unità e la concordia. La sinodalità è la forma esteriore che il mistero della communio assume nella vita della Chiesa: i cristiani sono sinodali, ossia «compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito», secondo l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia. È quindi uno stile la sinodalità, che nasce da quella vita di grazia che conforma al Signore Gesù.
Sorge dal basso la sinodalità. Inizia dall’ascolto, dove ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nella volontà di mettersi in sintonia, di accogliersi reciprocamente. Traspare nel linguaggio e nel comportamento, nelle relazioni, nelle scelte, nel modo ordinario di vivere. È generativa la sinodalità. Avvicina la realtà nella disponibilità ad apprendere e coinvolgersi. È sguardo sull’uomo: dagli ambiti di Verona – la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza – alle vie di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare.
In quanto processo, vissuto nella tensione tra il procedere e lo stare insieme, è anche faticosa la sinodalità. Richiede spiritualità evangelica e appartenenza ecclesiale, formazione continua, disponibilità all’accompagnamento, creatività.
Significativamente, è il passo a cui papa Francesco non si stanca di richiamarci. Ne abbiamo bisogno per essere davvero popolo di Dio, come pure per restare un punto di riferimento morale e sociale per il nostro paese.
La sinodalità è una proposta che sentiamo di poter e dover fare anche alla società, a una società slabbrata come la nostra. Non è certo sinodale la modalità con cui la comunicazione viene spesso usata per accendere gli animi, screditare e far prevalere le paure, arrivando a identificare nell’altro non un fratello, ma un nemico. Quanta distanza dal dialogo che abbiamo visto in atto in questi giorni con la visita del santo padre in Marocco…
Elaborare un pensiero sulla famiglia
Purtroppo, quando manca questo sguardo, riusciamo a dividerci su tutto, a contrapporre le piazze, persino su un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo un ritardo tanto incredibile quanto ingiusto. Ma come si fa a dimenticare che, anche negli anni più pesanti della crisi, proprio la famiglia ha assicurato la tenuta sociale del paese? E oggi non è forse ancora la famiglia a rappresentare per tutti la principale opportunità di riscatto?
Le istituzioni pubbliche non possono fare finta che la famiglia sia solo un fatto privato: ciò che avviene tra i coniugi e con i figli è un fatto sociale; e ogni essere umano che viene ferito negli affetti familiari, in un modo o nell’altro, diventerà un problema per tutti. Non si resti, quindi, sordi alle domande di sostegno in campo educativo, formativo e relazionale, che salgono dalle famiglie. Il cuore di ciascuna di esse è l’amore delle persone che la compongono e che, in virtù di questo amore, stringono alleanza davanti agli uomini e – per noi credenti – nel Signore.
Se non vogliamo rassegnarci al declino demografico, ripartiamo da un’attenzione reale alla natalità; prendiamoci cura delle mamme lavoratrici, imparando a riconoscere la loro funzione sociale; confrontiamoci con quanto già esiste negli altri paesi del continente per assumere in maniera convinta opportune misure economiche e fiscali per quei coniugi che accolgono la vita. Vanno in questa direzione diverse proposte avanzate anche dal Forum delle associazioni familiari.
La famiglia è il termometro più sensibile dei cambiamenti sociali: senza venir meno ai principi – visto che la famiglia non è un menù da cui scegliere ciò che si vuole –, aiutiamoci a mettere a punto un pensiero sulla famiglia per questo tempo. Chi fosse sinceramente disponibile a questo passo – che è condizione per una società migliore – ci troverà sempre al suo fianco, forti come siamo di una ricca tradizione di cultura della famiglia.
Sinodalità ci rimanda inevitabilmente ai giovani. La nostra passione educativa ci deve spingere a far crescere in loro il desiderio di intraprendere, di essere generativi, di tessere reti comunitarie e relazionali. La dignità umana si costruisce attraverso il contributo che anche ciascuno di loro è chiamato a offrire al bene comune. Non per nulla dalla Settimana sociale dei cattolici italiani di Cagliari ci siamo portati via il concetto di lavoro degno, espresso dall’Evangelii gaudium con quattro aggettivi: libero, creativo, partecipativo e solidale. Per rendere le persone partecipi della cittadinanza, la via principale rimane quella che sa ricercare con coraggio misure capaci di offrire lavoro e di crearlo.
Aiuterà in questo anche la riflessione che in Consiglio siamo invitati a fare sul tema della prossima settimana sociale: lo stesso percorso preparatorio deve portarci a coinvolgere i territori, a dare un nome alle domande reali della gente, alle povertà e alle disuguaglianze, a chiedere politiche adeguate. Si tratta di una prospettiva che combacia con quanto è emerso nei giorni scorsi dal Convegno nazionale delle Caritas diocesane: abbracciando il binomio carità e cultura, la Caritas ha ribadito con forza la scelta ecclesiale di «impastarci nella società per creare reti con istituzioni, associazioni, università, parrocchie…», testimoni di quella cultura del dono che trova la sua espressione più alta nella «restituzione della dignità della persona». Sono impegni che sarà possibile realizzare solo all’interno di una responsabilità condivisa.
Domani, come sapete, viene pubblicata l’esortazione apostolica Christus vivit, che papa Francesco ha firmato a Loreto lo scorso 25 marzo. Sentiamo che la sfida educativa – che nel decennio abbiamo posto al centro della riflessione pastorale – rimane un’impresa comune da assumere nei luoghi della vita ordinaria dei giovani. La Segreteria generale, in particolare attraverso il Servizio nazionale per la pastorale giovanile, è impegnata a rilanciare la riflessione perché il Sinodo recentemente concluso trovi attuazione nelle nostre Chiese.
Il tema degli Orientamenti pastorali – anch’esso all’ordine del giorno dei nostri lavori – ci permetterà di continuare la verifica e il confronto iniziato nella sessione di gennaio per prospettare l’itinerario futuro, individuarne le coordinate e definirne i contenuti.
Vivere da fratelli
Cari confratelli, ho accennato ad alcuni ambiti, relativi essenzialmente ai temi che animeranno queste nostre giornate, rispetto ai quali la sinodalità prende forma nello sperimentare che la Chiesa è un corpo vivo, dove tutto si tiene; corpo caratterizzato da quella comunione fraterna, in cui le membra – distinte, ma non distanti – condividono doni, carismi e ministeri.
Per tale motivo, come presidente della CEI, in questi due anni ho attuato una sorta di politica dell’incontro, accettando inviti in tante diocesi e realtà religiose e associative, animato essenzialmente dal desiderio di favorire un tessuto di scambi tra il centro e le realtà diocesane e regionali. Visite e incontri mi hanno permesso di avere un’ampia serie di contatti personali con molti vescovi e anche con il nostro popolo. Devo dire che più volte sono rimasto colpito dalla profonda solitudine che segna la vita di tanti di noi.
Al riguardo, proprio la sinodalità ci deve aiutare a vivere una maggiore fraternità: da soli non possiamo nulla, da soli non siamo nulla; la nostra forza dipende dall’unità del nostro essere e del nostro agire. Dobbiamo praticare la sinodalità come metodo di vita e di governo delle nostre comunità diocesane, a partire dal coinvolgimento di laici, uomini e donne, nonché dalle modalità con cui portiamo avanti corresponsabilità e processi decisionali. Del resto, chiediamoci con franchezza: dove il nostro popolo può esprimere quel «fiuto» che più volte il santo padre gli ha riconosciuto? Con quali forme e in quali spazi? Forse non sarebbe male ripartire dall’impegno a rivitalizzare i consigli diocesani, quelli presbiterali come quelli pastorali, e gli stessi consigli parrocchiali: se questi organismi di partecipazione funzionano, comunione e corresponsabilità diventano effettive. A loro volta, l’ambito delle conferenze episcopali regionali è senz’altro un banco di prova da mettere meglio in asse, arrivando anche a scelte precise: una su tutte, la riduzione delle diocesi, che più volte ci è stata sollecitata. Far funzionare meglio le conferenze regionali è anche la via per qualificare la presenza e il servizio della stessa Conferenza episcopale italiana.
In fondo la sinodalità è un modo di ricollocare il nostro ministero episcopale in un quadro comunitario. Quello di cui abbiamo veramente bisogno è lo sviluppo di una coscienza ecclesiale, che renda ogni battezzato protagonista della vita e della missione della Chiesa.
Al riguardo vi confido che una delle indicazioni più preziose che mi sono portato via dall’incontro dello scorso mese in Vaticano, dedicato alla tutela dei minori nella Chiesa, rimanda proprio alla necessità che temi come questo siano affrontati insieme. Ne parleremo nel corso dei nostri lavori, alla luce anche dei tre documenti appena pubblicati, con cui il santo padre rafforza per la Città del Vaticano e la curia romana l’assetto normativo, stabilendo misure concrete con cui far sì che la Chiesa sia sempre più casa sicura per i bambini e le persone vulnerabili.
Presenza missionaria
«La sinodalità – scrive don Massimo Naro – ha un respiro largo e complesso. Scaturisce dal crogiuolo dei rapporti che costituiscono ciascuna Chiesa locale in se stessa e in relazione alle altre Chiese particolari». Anche da questo punto di vista, la preparazione dell’Assemblea generale – nell’approfondimento che ora siamo chiamati a fare del tema centrale, dedicato a «Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria» – diventa un’opportunità, una grazia, da cogliere appieno. Come è stato saggiamente messo a fuoco dal Consiglio missionario nazionale la scorsa settimana, si tratta di riappropriarci di motivazioni, modalità e strumenti; di ritrovarsi Chiesa che si rinnova perennemente al seguito del suo Signore; una Chiesa che vive per l’annuncio e la testimonianza del Vangelo e che assume la missione come stile di vita; una Chiesa, quindi, in stato di missione, che rilancia la cooperazione tra le Chiese nel segno della reciprocità.
Sì, oggi c’è un bisogno enorme nelle nostre Chiese di una sinodalità diffusa, in cui il discernimento comunitario si alimenti al soffio dello Spirito Santo. È in questa prospettiva che si può distillare dal concilio Vaticano II quel criterio che nei suoi documenti è implicito: la comunione, intesa come paradigma della vita ecclesiale, il modo di relazionarsi nella Chiesa e della Chiesa. «La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa – ricorda papa Francesco – ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico».
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Cari amici, rilanciare il discorso sulla sinodalità è una straordinaria occasione per riconoscerci Chiesa popolo di Dio. La parola stessa esprime movimento: un essere insieme, un convenire, un riconoscersi in cammino. «Si tratta – spiega ancora il santo padre – di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (Evangelii gaudium, n. 223; EV 29/2329).
Un esempio di questo movimento è rappresentato anche dall’Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo, che si svolgerà a Bari nel febbraio del prossimo anno. Promossa dalla Chiesa italiana, sarà un’assise unica nel suo genere tra i vescovi cattolici dei paesi che si affacciano sul Mare nostrum. Un incontro, anche qui, basato sull’ascolto e sul discernimento comunitario, che, valorizzando la sinodalità, si prefigge di compiere un passo verso la promozione di una cultura del dialogo e della pace, per un futuro dell’Italia, dell’Europa, dell’intero bacino mediterraneo.
Gualtiero card. Bassetti,
arcivescovo di Perugia – Città della Pieve,
presidente della CEI
Comunicato finale
La cifra della sinodalità – «il passo a cui papa Francesco non si stanca di richiamarci» – ha costituito il filo portante dell’Introduzione con cui il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della CEI, ha aperto la sessione primaverile del Consiglio permanente (Roma, 1-3 aprile). Nel riconoscere quanto sia vitale per la comunità ecclesiale e per la stessa società una sinodalità convinta e diffusa, i vescovi ne hanno evidenziato contenuti e ricadute, per assicurarle concretezza.
E «concretezza» è stata anche la cifra con la quale sono state affrontate le conseguenze del «Decreto sicurezza» e le soluzioni assunte dalle diocesi.
Per molti aspetti, i lavori sono stati orientati alla preparazione dell’Assemblea (Roma, 20-23 maggio 2019). Il tema principale, sul quale saranno chiamati a confrontarsi i vescovi della Chiesa italiana, riguarda «Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria».
In Consiglio, dopo un confronto sugli Orientamenti pastorali, se ne è individuata la scansione temporale e il percorso per arrivare a dar forma ai contenuti del cammino del prossimo quinquennio.
È stato istituito un Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità.
Tra i temi all’ordine del giorno, ampio spazio è stato dedicato al tema della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili: dopo aver ascoltato due vittime di abusi compiuti da chierici, il Consiglio permanente ha autorizzato il testo delle Linee guida da presentare a maggio all’esame e all’approvazione dell’Assemblea generale.
I vescovi hanno approvato la proposta di un documento, curato dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e della salute, sulla fase terminale della vita terrena.
Nel corso dei lavori il Consiglio permanente ha riflettuto sulla gestione delle risorse finanziarie secondo criteri etici di responsabilità sociale, ambientale e di governance. Fra gli adempimenti amministrativi è stata approvata la proposta di ripartizione – tra carità, sostentamento del clero ed esigenze di culto e pastorale – da sottoporre alla prossima Assemblea generale dei fondi dell’otto per mille che perverranno nel 2019.
Per quanto concerne la seconda edizione della Liturgia delle ore, il Consiglio permanente ha scelto di adottare – eventualmente apportando le opportune modifiche – la traduzione della Bibbia CEI 2008.
Infine sono stati presi in esame una serie di adempimenti, tra cui l’approvazione del Messaggio per la giornata del Primo maggio; sono stati fissati la sede e il periodo della 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani (Taranto, inizio 2021); si è provveduto ad alcune nomine; è stato approvato il calendario delle attività della Conferenza episcopale italiana per il prossimo anno pastorale.
1. Insieme per camminare
La famiglia, i giovani, il lavoro: gli ambiti su cui si è soffermata l’Introduzione del cardinale presidente – e, anche, i poveri, i migranti, la cultura e l’ambiente – sono stati ampiamente ripresi nel confronto tra i membri del Consiglio permanente, che vi hanno riconosciuto i contenuti rispetto ai quali la sinodalità è chiamata a prendere forma. Gli interventi hanno evidenziato come essa richieda un profondo respiro ecclesiale; chiami in gioco il rapporto con la collegialità; viva di un coinvolgimento convinto del laicato, in forza della comune chiamata battesimale. A frenare tale dinamismo – è stato evidenziato – concorrono più fattori: l’individualismo, il clericalismo, la staticità e le resistenze che nascono dalla paura del nuovo. Di qui la consapevolezza della necessità di un lavoro formativo, che porti le comunità cristiane a un cambio di mentalità, a sostenere con convinzione processi di partecipazione nella vita ordinaria e a una presenza effettiva dei laici nel tessuto della società. È emersa la preoccupazione per il rischio di fermarsi sul piano delle intenzioni: anche la proposta avanzata da alcuni vescovi di un Sinodo della Chiesa italiana – da prepararsi nelle diocesi e alle diocesi poi tornare – è intesa essenzialmente come occasione per legare la riflessione alla concretezza, a partire da un’esperienza che aiuti innanzitutto i credenti a riconciliarsi, superando contrapposizioni sterili, e a ritrovarsi in una corresponsabilità ecclesiale e sociale.
Tra gli altri temi emersi, la riduzione del numero delle diocesi, dove la disponibilità a un nuovo confronto si unisce alla richiesta di ascolto e coinvolgimento delle conferenze episcopali regionali; la disoccupazione, che rimane diffusa e preoccupante, a fronte anche di un lavoro che – in nome della flessibilità – rischia di non assicurare condizioni per un progetto di vita; la questione delle autonomie regionali, nel richiamo a evitare che sfoci in frazionamento o separatismo, dando luogo a una cittadinanza diseguale. Accanto all’unità del paese, i vescovi hanno ribadito quella dell’Europa, senza per questo rinunciare a chiedere una verifica del percorso compiuto, anche circa alcuni assetti istituzionali.
2. La dignità della persona migrante
Il restringimento dei filtri d’accoglienza dei richiedenti asilo, la riduzione delle risorse destinate a qualificare i servizi alla persona, lo smarrimento di tanti operatori: sono questi i principali effetti indotti dalle disposizioni del «Decreto sicurezza» (Legge 132/2018), sui cui si sono confrontati i vescovi nel corso dei lavori del Consiglio permanente. Attraverso di loro la Chiesa italiana ribadisce la dignità della persona del migrante; il dovere dell’accoglienza, a cui lo stesso santo padre non cessa di richiamare; il servizio generoso sostenuto da tante diocesi, parrocchie, comunità e famiglie.
Anche a prezzo di un certo tasso di popolarità, la Chiesa avverte la necessità di contribuire attivamente a una cultura dell’integrazione, oltre che al superamento dell’indifferenza davanti al dramma di quanti scompaiono nel Mediterraneo o sono torturati nei campi profughi della Libia.
Nello specifico, molte diocesi – a fronte della prospettiva delle dimissioni dai Centri di persone titolari di un permesso di soggiorno umanitario, ma nelle condizioni di perderlo – hanno riaffermato la volontà di continuare a ospitarle, facendosene carico e promuovendo iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di raccolta fondi.
L’orientamento condiviso dal Consiglio permanente è quello di rimanere nel sistema istituzionale di accoglienza – a stretto contatto con le prefetture – integrando i servizi con attività completamente autofinanziate, che permettano un corretto processo di inclusione sociale. Fra le ipotesi in campo c’è quella di riprendere in maniera strutturale il percorso già sperimentato positivamente con il modello «Protetto. Rifugiato a casa mia».
3. Criteri etici di gestione finanziaria
Alle modalità d’uso del denaro sono legate l’affidabilità della Chiesa e la testimonianza dei valori di fede professati. Di qui l’importanza che sul versante etico ogni investimento finanziario sia fatto in sintonia con i principi evangelici ripresi e approfonditi nei testi del magistero, dalla Centesimus annus alla Caritas in veritate alla Laudato si’.
Con questa finalità il Consiglio permanente si è confrontato su una bozza di documento, che individua criteri oggettivi di selezione degli investimenti, integrando gli standard internazionali legati alle tre dimensioni della finanza sostenibile e responsabile (ambiente, sociale e buon governo societario) con quelli della dottrina sociale della Chiesa.
Entro la prossima Assemblea generale, i vescovi del Consiglio sono chiamati a far giungere alla Segreteria generale osservazioni e proposte, che serviranno a rielaborare il testo in vista di una sua approvazione nella sessione autunnale.
4. Diritto a morte degna
Sarà approvato nel corso del Consiglio permanente di maggio un documento, curato dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, sulla fase terminale della vita terrena. I vescovi ne hanno condiviso un indice ragionato, dove emerge una Chiesa – la stessa che incarna la pastorale della salute diffusa sul territorio, attenta a farsi carico delle fragilità – che non si sottrae a vivere la propria missione, offrendo a tutti una riflessione che affronta alcune situazioni umanamente ed eticamente complesse. Rispetto a un presunto «diritto» a morire, s’impegna a sostenere quello a una morte degna, come affermazione della cura dell’uomo verso di sé e verso il prossimo. Di qui, in particolare, il richiamo a non disattendere ulteriormente l’applicazione della legge che assicura le cure palliative. Altro aspetto centrale, l’affermazione del rispetto della libertà di coscienza del medico e di tutto il personale sanitario, al fine di garantire a tutti la possibilità di perseguire azioni eticamente buone.
5. Disabili, soggetti a pieno titolo
Finora era un settore dell’Ufficio catechistico nazionale; ora – per assicurare un contributo più unitario, trasversale e continuativo – il Consiglio permanente l’ha costituito come Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. L’intento è quello di offrire alla CEI, alle diocesi, agli istituti di vita consacrata, alle società di vita apostolica, ad associazioni e movimenti un supporto per l’inclusione nella vita ecclesiale delle persone con disabilità – intese come soggetti a pieno titolo della pastorale – e dei loro familiari.
Il Servizio diverrà pienamente operativo dopo la definizione del Regolamento.
6. Varie
Verso l’Assemblea. Nel corso dei lavori, il Consiglio permanente ha approvato l’ordine del giorno dell’Assemblea generale, che si svolgerà in Vaticano, nell’Aula del Sinodo, da lunedì 20 a giovedì 23 maggio prossimo; l’apertura sarà qualificata dall’intervento del santo padre e dal dialogo con i vescovi. Alla luce del nuovo contesto antropologico e sociale, il tema principale («Modalità e strumenti per una nuova presenza missionaria») intende proporre una nuova «forma» della missione della Chiesa italiana, ispirata ai criteri dell’Evangelii gaudium e della consegna che il papa ha affidato in occasione del Convegno di Firenze.
Per conseguire tale obiettivo verranno messe a fuoco le modalità e gli strumenti di una nuova presenza missionaria. In Assemblea la relazione centrale sarà introdotta da un contributo video; nei lavori di gruppo è prevista la partecipazione e la testimonianza di persone che hanno vissuto l’esperienza missionaria nei diversi contesti, compresa quella di cappellani delle 370 missioni degli italiani all’estero e di quanti vengono dalle Chiese dell’Oriente per la cura pastorale dei fedeli. A conclusione sarà offerta una prima sintesi dei contributi emersi, per riconsegnare un materiale più strutturato al Consiglio episcopale permanente di settembre.
Ottobre missionario. Rientra nel medesimo orizzonte l’impegno a valorizzare l’Ottobre missionario – con il carattere di straordinarietà conferitogli quest’anno dal papa –, quindi la Giornata missionaria mondiale e le Pontificie opere missionarie. Il mese si concluderà con un Forum di 4 giorni per rilanciare la missione quale dimensione costitutiva della vita della Chiesa, trasversale a tutti i suoi ambiti.
Tutela minori. La testimonianza di due vittime, abusate da sacerdoti quando erano minorenni, è stata ascoltata con viva partecipazione dai membri del Consiglio permanente. Gli stessi hanno autorizzato il testo delle Linee guida, da presentare all’esame e all’approvazione dell’Assemblea generale a maggio.
Tale testo è oggi in corso di valutazione presso i competenti organi della Santa Sede; la Commissione CEI per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili ne recepirà le necessarie modifiche e lo invierà a tutti i vescovi italiani prima del passaggio finale in Assemblea.
Le 16 Conferenze episcopali regionali hanno nominato i vescovi delegati del Servizio nazionale per la tutela minori; dopo Pasqua saranno convocati per indicazioni e criteri circa la scelta dei referenti diocesani, attorno ai quali s’intende costituire una rete di collaboratori che – opportunamente formati – possano promuovere una prevenzione diffusa in tutti gli ambienti ecclesiali.
Orientamenti pastorali. Continuando la riflessione iniziata nella sessione di gennaio, il Consiglio permanente si è soffermato sul tema dei prossimi Orientamenti pastorali: ne ha stabilita la scansione temporale, passando dal tradizionale orizzonte decennale al quinquennio; si è confrontato su una proposta contenutistica, relativa all’annuncio del Vangelo in stile sinodale; ha affidato alla Presidenza la costituzione di un gruppo di lavoro che possa mettere a punto una prima traccia, che sia frutto di un percorso sinodale di ampio coinvolgimento.
Settimana sociale. Il Consiglio episcopale permanente ha scelto Taranto come sede della 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, e l’ha fissata per l’inizio del 2021. Accogliendo la proposta del Comitato scientifico e organizzatore, ha posto come tema la questione ambientale e specificamente il suo rapporto con il lavoro, nella prospettiva dell’ecologia integrale della Laudato si’.
Il Consiglio ha approvato la pubblicazione del Messaggio per la Giornata del primo maggio (Il capitale umano al servizio del lavoro), curato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
Liturgia delle ore. In vista della pubblicazione della seconda edizione italiana della Liturgia delle ore, il Consiglio permanente ha deciso di adottare la traduzione della Bibbia CEI 2008, autorizzando eventualmente l’apporto di piccole modifiche, in ordine alla recita corale e alla cantabilità di salmi e cantici biblici.
È stata presentata la proposta di ripartizione dei fondi dell’otto per mille per l’anno in corso, la cui approvazione spetterà alla prossima Assemblea generale.
Il Consiglio ha approvato il Calendario delle attività della CEI per l’anno pastorale 2019-2020.
7. Nomine
Nel corso dei lavori, il Consiglio episcopale permanente ha provveduto alle seguenti nomine:
– membro del Consiglio per gli affari giuridici: s.e.r. mons. Guglielmo Giombanco, vescovo di Patti.
– Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici: mons. Roberto Malpelo (Montepulciano - Chiusi - Pienza).
– Responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose: mons. Valentino Bulgarelli (Bologna).
Inoltre la Presidenza, nella riunione del 1° aprile 2019, ha proceduto alle seguenti nomine:
– membro del Consiglio per gli affari economici: s.e.r. mons. Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania.
– Consulente ecclesiastico del Centro italiano femminile (CIF): s. em. card. Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona - Osimo.
Roma, 4 aprile 2019.