Attualità, 8/2012, 15/04/2012, pag. 278
Consiglio d'Europa: Vite perdute nel Mediterraneo
na delle conseguenze dirette della cosiddetta «primavera araba» è stato il massiccio flusso migratorio riversatosi sulla sponda Nord del Mediterraneo (cf. in questo numero a p. 276), usato anche dal regime in rotta di Gheddafi come arma di ricatto verso l’Occidente, e segnatamente l’Italia, nei giorni in cui iniziavano i bombardamenti NATO (19.3.2011). Così, lungo tutto il 2011, gli sbarchi di emigrati provenienti dal Corno d’Africa o dalla regione subsahariana hanno interessato quotidianamente alcune zone del Sud Italia (il caso di Lampedusa è uno dei più noti) e il Canale di Sicilia in particolare è diventato tomba a cielo aperto per tanti disperati. Secondo i dati dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati (ACNUR), al 23 marzo 2011, 351.673 persone erano fuggite dalla Libia verso la Tunisia (178.262), l’Egitto (147.293), il Niger (11.949) e l’Algeria (9.168).
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