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Attualità
Attualità, 6/2013, 15/03/2013, pag. 167

Kenya - Chiese ed elezioni: educazione civica. Diverse denominazioni cristiane per la pace precaria

D. Maggiore
In attesa di giudizio, in più di un senso. Così appare il Kenya, che ha votato il 4 marzo per le elezioni generali: il verdetto delle urne rischia di non essere l’ultimo. Dal voto presidenziale è uscito vincitore Uhuru Kenyatta. Il figlio del primo capo dello stato kenyano (Jomo Kenyatta, in carica dal 1963, anno dell’indipendenza, alla morte, nel 1978) ha ottenuto il 50,07% dei consensi: un margine appena sufficiente a fargli evitare il ballottaggio contro Raila Odinga, a sua volta «figlio d’arte»: suo padre, Jaramogi Oginga Odinga, fu prima il vice e poi il grande oppositore di Kenyatta. Lo scontro tra gli eredi delle due dinastie politiche sembra destinato a spostarsi ora sul piano legale: Odinga ha parlato di «massicci brogli», annunciando ricorsi. A suo modo, è una buona notizia. Nelle scorse presidenziali, a fine 2007, entrambi i candidati (lo stesso Odinga e il presidente uscente Kibaki) reclamarono la vittoria: furono oltre 1.000, secondo la stima più prudente, i morti negli scontri delle settimane seguenti. L’accordo per un esecutivo di unità nazionale riportò la pace: Kibaki ottenne il secondo e ultimo mandato da presidente, Odinga il posto di primo ministro.

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