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Attualità
Attualità, 22/2016, 15/12/2016, pag. 667

A ciascuno il suo

Pluralismo e modernità nel vissuto dei sacerdoti italiani in una recente indagine etnografica

Roberto Repole

Non si può certo negare che la figura del prete, nonostante diventi sempre più normale non averne esperienza diretta e consueta (e forse ancora di più per questo?), continua a suscitare curiosità e interesse. Sarà per la condizione di celibato deliberatamente eletto o per la sensazione che egli viva un’esistenza piuttosto «anormale», per la domanda circa le motivazioni che possano averlo indotto a una scelta di questo genere o, più semplicemente, per l’idea che egli sia, alla fine, un uomo «fuori dal tempo e dalla storia»... ma non c’è dubbio che il prete interessi.

 

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È la trasmissione della fede in un tempo di secolarizzazione il tema del documento pastorale del card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, intitolata La Parola sul cuore. Lettera sulla trasmissione della fede e pubblicata il 21 settembre per l’anno pastorale 2025-2026. Partendo dall’incipit della Prima lettera di Giovanni, il card. Repole constata – di fronte al venir meno di un cristianesimo di popolo – la necessità di «cristiani che annunciano con la testimonianza della loro vita, in tutte le dimensioni della loro esistenza... Solo dei cristiani che si lasciano continuamente immettere nella comunione con Cristo e con i fratelli possono risultare credibili e possono far sì che il Vangelo sia preso in seria considerazione da chi li incontra».

Al tempo stesso a livello comunitario «si rende indispensabile un cambiamento di rotta» nella mentalità e nelle strutture deputate all’annuncio, ancora imperniate nella catechesi ai bambini che continua ad assorbire la gran parte delle energie, indirizzando invece l’attenzione verso i giovani («la pastorale giovanile non può più essere considerata come uno dei tanti ambiti dell’agire ecclesiale»), gli adulti e le persone di altre culture.

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Mi è stato chiesto d’offrire una riflessione sul ministero del prete come ministero di presidenza e per focalizzare meglio il tema parto da una frase di Gesù che non finisce mai d’inquietarmi benevolmente.