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Attualità
Attualità, 16/2020, 15/09/2020, pag. 507

Al centro le Chiese locali

Alphonse Borras

La recente istruzione su La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa (Regno-doc. 15,2020,488ss) mostra una differenza di tono e di contenuti tra la I parte, relativa ai cambiamenti da effettuare nell’impostazione della vita parrocchiale, e la II, dove si ripropongono le norme del Codice di diritto canonico da rispettare nel procedere ai cambiamenti. Quasi un «deciso e robusto “Sì, ma…” nei confronti di sperimentazioni e cambiamenti già in corso nella prassi concreta», scrive Severino Dianich nel primo dei saggi qui proposti, evidenziando alcuni dei percorsi dell’auspicata conversione pastorale della parrocchia che travalicano l’attuale Codice: disegnare diversamente la figura del parroco; acquisire l’urgenza di evangelizzare i «dubbiosi» e i «non credenti»; rivedere, senza svalutarlo, il criterio d’appartenenza alla Chiesa basato sul territorio; sviluppare con decisione le pratiche sinodali.

Nell’altro saggio che proponiamo Alphonse Borras, soffermandosi in particolare sulla questione del raggruppamento delle parrocchie, sulla figura dei laici impegnati e sul rifluire dei diaconi verso la pastorale parrocchiale, individua il limite maggiore dell’istruzione nell’«aver voluto esplicitare le disposizioni del Codice di diritto canonico “dall’alto”, senza tenere conto della vitalità canonica delle legislazioni diocesane». Spetta infatti ai vescovi diocesani accompagnare la vitalità che un canonista auspica per il diritto canonico. Esso deve essere «“pastorale”, cioè a servizio del popolo di Dio».

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Chiesa e ruolo dei laici. Sacra potestas per tutti?

Alphonse Borras

La sacra potestas è l’unico modo in cui i laici possono partecipare al governo della Chiesa? L’interrogativo è emerso recentemente con forza nel dibattito teologico e canonico: non solo perché «da qualche decennio molti laici sono impegnati nel lavoro pastorale, e negli ultimi anni alcuni di loro hanno raggiunto posizioni di responsabilità diocesana», ma soprattutto a motivo delle «recenti nomine nella curia romana» (con il supporto della nuova costituzione Praedicate Evangelium), che suggeriscono appunto una partecipazione alla sacra potestà finora riservata esclusivamente ai chierici. In questo saggio s’identifica la natura di questa sacra potestà nel Vaticano II. Il Concilio ha infatti messo in evidenza la trilogia delle funzioni profetica, sacerdotale e regale (tria munera) conferite dalla consacrazione episcopale, valorizzando un linguaggio piuttosto teologico senza squalificare quello giuridico basato sul binomio «potestà d’ordine» e «potestà di giurisdizione» ancora presente nel Codice di diritto canonico del 1983. È dunque legittimo chiedersi se, per considerare la partecipazione dei laici al governo delle comunità, anziché partire dalla «sacra potestà» (dei chierici), non si debba partire dalla comunità ecclesiale e dalla sua missione, cioè dalla sua cura animarum.