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Attualità
Attualità, 20/2020, 15/11/2020, pag. 585

Stati Uniti - Presidenziali: il cambiamento possibile

Scelte e divisioni nell'America di Biden

Erik Jones

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Le presidenziali USA e il futuro del mondo globale

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Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti (USA) del 2024 sono appena iniziate. Salvo imprevisti, il presidente Joseph R. Biden Jr. sarà il candidato del Partito democratico. Biden affronterà l’ex presidente Donald J. Trump o uno dei tanti altri concorrenti nella nomination repubblicana.

 

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Le sfide per il 2023

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Due sono le principali sfide per gli Stati Uniti per il 2023 (e gli anni a venire): la divisione politica e la debolezza che tale divisione comporta. Non si tratta di una situazione unica. I governi di tutto il mondo devono affrontare divisioni e debolezze. Ma la combinazione di divisione e debolezza è un problema d’importanza unica per il governo degli Stati Uniti, a causa del ruolo di leadership globale che esso svolge, dei rischi elevati che l’azione o l’inazione degli Stati Uniti comportano per la pace e la prosperità globali e dell’enorme pericolo che la disunione americana rappresenta.

 

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Multilateralismo e crisi della democrazia. Il disordine

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L’idea che «il calamitoso ritiro delle forze militari americane dall’Afghanistan» (cf. in questo numero a p. 481) abbia creato «un nuovo sistema internazionale», dominato dalla Cina o dalla Russia, è una «narrazione fuorviante». Quello a cui stiamo assistendo è invece un esempio, drammatico, di crescita del «disordine mondiale», dove le scelte discutibili di un paese egeomonico scompaginano gli equilibri mondiali, a prescindere dall’intenzionalità dei singoli attori. Il punto quindi – afferma Erik Jones, docente presso la Scuola di studi internazionali avanzati dell’Università Johns Hopkins – è quello di un rilancio del multilateralismo in un contesto di globalizzazione dalla quale non si può retrocedere. Una specifica forma di multilateralismo è il patto atlantico, «forte perché le due sponde» dell’Oceano hanno alle spalle «una lunga storia di lavoro comune», ma allo stesso tempo indebolito – proprio nel momento in cui se ne sente maggiormente il bisogno – dalle «tensioni» accumulatesi su più fronti negli anni e dal calo di consenso interno a ciascun paese.