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Attualità
Attualità, 22/2020, 15/12/2020, pag. 709

Diario del COVID

La mia personale esperienza del virus

Luigi Accattoli

Sono in ospedale con polmonite da COVID e al momento è nel conto che di essa io possa morire. Scrivo all’antivigilia dei 77 anni e la nera signora va facendo l’appello.

Ricoverato il 29 novembre per mancanza di respiro. Positivo dal 19 novembre. Ho fatto due volte la TAC e il progresso della polmonite ha impressionato i medici. Progredisse ancora mi porterebbero alla terapia intensiva.

Riporto il diario di questi giorni cattivi che sono venuto pubblicando nel blog. Concluderò con un ragguaglio sulla ricerca delle storie di pandemia che stavo facendo quando è arrivata la polmonite.

Visitatori belli
statevene accuorte

Tampone molecolare – 21 novembre. Da ieri so di essere positivo, accertato con tampone molecolare. E così mia moglie Isa. Lei già da lunedì era risultata positiva al tampone rapido. Io martedì, al rapido, ero ancora negativo. Parrebbe dunque che l’abbiamo preso in tempo. Il contagio dovrebbe essere arrivato dalle classi dove Isa è maestra, classi che ora sono in quarantena per esservi risultato un bimbo positivo nello scorso fine settimana. Al momento stiamo bene, lei meglio di me ma io non sono geloso. Ho febbre e spossatezza.

Ci curiamo da soli, guidati da medici amici, uno dei quali ha da poco superato la positività: il medico migliore è quello che ha avuto il tuo malanno. I figli ci portano la spesa e le medicine, posando le buste sullo zerbino del lazzaretto. Se continuerò a stare bene, fornirò nel blog un diario di questo incontro con il COVID che fino a ieri avevo tampinato da remoto con le storie di pandemia. Ma noi giornalisti appena possibile andiamo sul posto e vogliamo toccare con mano.

Convivere con la bestia – 22 novembre. Isa ha avuto un ritorno di febbre, a me è spuntata un po’ di tosse secca. Impariamo a usare l’oximeter, o saturimetro da dito, che misura le pulsazioni e la presenza dell’ossigeno nel sangue. Gli amici medici dicono che dobbiamo fare attenzione ai sintomi che insorgono verso il sesto o settimo giorno dalla prima manifestazione della positività. Quasi ci siamo.

Eparina infinita – 23 novembre. Oggi sono ancora più stanco. Facendo da solo l’iniezione di eparina, che gli altri giorni risultava spedita, stamane giravo su me stesso come il gatto nel gomitolo e non sapevo se andavo avanti o indietro.

Urge la TAC – 24 novembre. Non va meglio di ieri: è tornata la febbre e i medici vorrebbero farmi fare la TAC. Hanno però appurato dai loro colleghi che lavorano nei vari ospedali che con i parametri attuali di febbre e saturimetro anche se andassi al Pronto soccorso non me la farebbero, essendoci ressa. La fanno, pare, a chi è in crisi respiratoria e io al momento non lo sono. Occorre esercitare la pazienza, che del resto mi pare di avere imparato nei decenni.

Polmonite iniziale da SARS-COV 2 – 25 novembre 2020. Ho fatto oggi la TAC. Il referto è incomprensibile per me, però il radiologo ha così chiarito a voce la faccenda: si evidenzia un inizio di polmonite da COVID, con diffusione medio-bassa, che al momento si può curare da casa – se peggiorasse mi dovrei ricoverare ma quelli come me per ora non li prendono. Prendono chi ha una diffusione del 60% mentre io l’avrei solo del 20%.

Stanco e sfiatato – 26 novembre. Vado per casa a modo di un elefante soffiante. Dicono i medici che non mi devo impressionare perchè abitualmente questo è il periodo più tribolato e dunque dovrei andare a un miglioramento.

Arriva a casa l’ossigeno – 27 novembre. Data la mia età, i medici mettono in conto l’affanno dei polmoni che fino a oggi non ho avuto. Hanno dunque prescritto la disponibilità dell’ossigeno. La bombola è arrivata e troneggia accanto al comodino.

Calo brutto del respiro e corsa serale al Pronto soccorso del San Giovanni con ricovero – 28 novembre.

Prima domenica d’Avvento:
mi arriva la comunione

29 novembre. La prima giornata al San Giovanni ha due novità: una prevista e l’altra inaspettata. Quella prevista è il ritorno dei parametri di saturazione a livelli accettabili, dopo la caduta di ieri. L’ossigeno ospedaliero è più efficace di quello della bombola da comodino e anche la sua rilevazione strumentale qui è meglio attrezzata.

L’altra novità è quella del Signore che è venuto a me. Avevo chiesto la comunione al cappellano dell’ospedale, conosciuto in occasione di una mia conferenza sull’accompagnamento dei malati che si era fatta in Vicariato lo scorso gennaio. Il cappellano vide che ero fraterno con il vescovo Paolo Ricciardi, incaricato della pastorale ospedaliera e stamane, avuta la mia comunicazione, ha avvertito il vescovo, che ha chiesto al direttore amministrativo di poter venire di persona. Ha presieduto un rito preparatorio nel corridoio con il personale dell’ospedale, poi seguendo la lista dei richiedenti la comunione, ha fatto il giro dei letti. Le infermiere l’avevano scafandrato. Sono felice d’avere onorato la prima domenica di Avvento. E anche il vescovo Paolo lo era.

Con un compagno di camera prego in latino – 30 novembre. Viene a farmi visita il neurochirurgo Bolognini, che lo scorso 11 febbraio era stato presentatore nella hall del San Giovanni del libretto sulle Parabole di papa Francesco (Paoline), che avevo appena pubblicato in collaborazione con Ciro Fusco. Ciro l’ha avvertito del mio ricovero, si è bardato ed è venuto. «Mi sono detto che sicuramente farai un libretto su questa tua polmonite e ho voluto portarmi avanti».

Bolognini si chiama Andrea ed è venuto a me nel giorno di Sant’Andrea. Umanità degli ospedali. Credo di stare meglio ma non sono sicuro che sia vero. Con un nuovo compagno di camera (siamo quattro) che ha buona memoria del latino studiato nel ginnasio, preghiamo in latino scegliendo i testi che lui meglio ricorda: oggi abbiamo fatto il Dies irae e il Sub tuum praesidium. Ringrazio del dono di questo compagno.

Me ne sto
abbracciato al Signore

Buio clinico – 1o dicembre. «È un quadro relativamente stabile ma con elementi sia positivi sia negativi in evoluzione. Ci vorranno molti piccoli passi per uscirne. Mascherina di ossigeno costante. La può togliere solo per mangiare e andare in bagno»: così ha parlato una dottoressa stamattina. Con l’amico latinista stasera abbiamo fatto il Nunc dimittis, l’inno della sera e del congedo «secondo la tua parola».

2 dicembre. È venuto il cappellano e ho avuto di nuovo la comunione. Ora me ne sto abbracciato al mio Signore come il bambino alla mamma che l’ha appena allattato. Leggete con me il salmo 131 – detto della fiducia del bambino, o dell’abbandono in Dio –. Questo Salmo è più grande dell’intero Salterio: c’è il bimbo, c’è la mamma, c’è Israele che attende il Signore per sempre. Io sono il bimbo.

Attesa dell’Avvento e della guarigione – 2 dicembre. Un medico oggi ha chiamato Isa. Ha lodato la mia collaborazione nello spiegare i sintomi, nel muovermi dal letto, nel seguire le istruzioni sull’uso della maschera di ossigeno e sulla ginnastica respiratoria che hanno suggerito. Alla domanda che gli avevo fatto stamane, se io vada migliorando o peggiorando, assicurandolo io di non scorgere la direzione verso la quale mi sembro comunque indirizzato a velocità sostenuta, aveva risposto che invece in questa fase il movimento è lento e i segni sono ambigui. Per ora reputano sufficiente l’apporto di questa maschera dell’ossigeno azionata al 40%.

Stabile ma nell’incertezza – 3 dicembre 2020. Le rilevazioni di febbre, saturazione, pressione, battito, ossigeno nel sangue sono stabili e questo è buon segno rispetto al tumulto dei giorni scorsi. Ma con questa polmonite da COVID pare che la tenuta non basti alla guarigione. Ho ancora insufficienza respiratoria sostanziale e – se ho capito – crescente esposizione a insorgenze infiammatorie. Debbo tenere giorno e notte la mascherina dell’ossigeno. A parte il fastidio che ne viene, con bocca e gola aride, cartonate, resta il fatto che non si sa – non si può sapere – se i miei polmoni stanno tornando o partendo. Sono anche possibili sgambetti o rilanci del virus e potrebbero dovermi portare al piano terra dov’è la terapia intensiva. Anche oggi ho potuto avere la comunione insieme al compagno di stanza latinista. Poveri di tutto ma abbracciati al Signore. Padre Giulio ha detto che verrà tutti i giorni. Dedizione di medici, infermieri, operatori. E anche dei cappellani.

Storie di pandemia:
la mia pagina personale

Offro questo mio provvisorio diario della polmonite come una delle storie di pandemia che da mesi venivo raccontando nel blog e che avevo presentato in questa rubrica il mese scorso con il titolo Vangelo in pandemia. Allora le storie erano 55. Quando sono arrivato a 60 è arrivato vermilingus, come io chiamo il COVID, con il nome che Tolkien inventa per un personaggio strisciante. Chi volesse dare un’occhiata alla mia raccolta delle storie può andare nel blog, alla pagina «Cerco fatti di Vangelo», capitolo 22, Storie di pandemia: http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/.

Prima della presentazione delle storie in questa rubrica, alla fine di ottobre ne avevo fatta un’altra per il portale dell’Azione cattolica italiana Segno Web, con il quale avevo concorso al «Premio UCSI Natale 2020» mirato alla pandemia. Mentre scrivo queste righe, mi arriva la comunicazione che ho vinto uno dei premi del bando, quello intitolato «Giornalismo e società», promosso dai vescovi del Triveneto (cf. Re-blog https://bit.ly/37LVpu9). La premiazione avverrà da remoto il 19 dicembre, quando saremo nelle antifone maggiori di preparazione del Natale. «Vieni, Signore Gesù. Vieni presto» (Apocalisse, parole finali).

 

www.luigiaccattoli.it

Tipo "Io non mi vergogno del Vangelo"
Tema Cultura e società
Area EUROPA
Nazioni

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