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Attualità
Attualità, 18/2025, 15/10/2025, pag. 531

S. Kaminski, M.T. Milano, Il palazzo dell'ebraico

Piero Stefani

Il testo manifesta un dichiarato amore delle autrici per la lingua ebraica, però non contiene alcuna esposizione di tipo grammaticale o similia.

Claudiana, Torino 2025, pp. 135, € 14,50.

Il titolo evoca una dimensione linguistica. Qualcuno potrebbe pensare alla risonanza edilizia presente in espressioni del tipo «costruzione grammaticale» e, per i più esperti in lingue semitiche, «costruzione paratattica». Si deve abbandonare questo ordine di pensieri. Il testo manifesta un dichiarato amore delle autrici per la lingua ebraica, però non contiene alcuna esposizione di tipo grammaticale o similia.

Si potrebbe aggiungere la presenza, meno conclamata quanto reale, per un’altra dimensione linguistica: la traduzione. Siamo condotti all’interno di un palazzo di 6 piani, vario ma non babelico. I suoi molteplici abitatori, compresenti anche se cronologicamente vissuti in un periodo assai esteso che va dalla Bibbia ai giorni nostri, sono tutti accomunati dal parlare ebraico. Tuttavia, a differenza dei costruttori dell’antica torre, sanno che è una lingua traducibile ed effettivamente tradotta dalle due valenti autrici.

Il libro è costituito da due parti, distinte tra loro anche graficamente: accanto alla loro opera di scrittura (in tondo), le autrici propongono una serie di traduzioni di testi ebraici che si presentano come parte integrante del discorso e non come una semplice sezione antologica.

Il palazzo di 6 piani ha due spazi comuni: il giardino, dalle risonanze edeniche, e il terrazzo legato alla celebrazione del ciclo delle feste e dei matrimoni, tema su cui termina il libro. Per certi versi è affermabile che, per paradosso, le fondamenta dell’edificio si trovano al quinto piano, quello abitato da Eliezer Ben Yehuda (1858-1922) e dalla sua chiassosa famiglia. Il filologo, «zelante verso le parole, / come i profeti erano zelanti verso Dio» (89), dedicò la propria vita a far sì che l’ebraico ritornasse a essere una lingua parlata; per raggiungere lo scopo ha dovuto tanto spaziare attraverso le varie forme in cui si è sviluppato nel corso dei secoli, quanto, al fine di soddisfare al bisogno di modernizzare il linguaggio, pescare da altri idiomi.

Si tratta di uno spirito consono a un libro costruito «grazie a un dialogo inconsueto tra testi di ogni genere letterario e di ogni epoca» (5), la massima parte dei quali poco noti a un lettore italiano.

 

Piero Stefani

Tipo Segnalazioni
Tema Cultura e società
Area
Nazioni

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