Documenti, 15/2003, 01/08/2003, pag. 506
L'idolo dell'odio
Il monito biblico del «non fabbricarti idoli», che attraversa tutta la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse, è comune alle tre grandi religioni monoteiste ed è «anche un precetto segreto che risuona nel cuore di ogni persona umana». Esso è pure una delle possibili chiavi di lettura dell’attuale conflitto tra israeliani e palestinesi, afferma il card. Carlo Maria Martini, di ritorno da Gerusalemme. Dopo l’attentato del 19 agosto e le dimissioni del premier palestinese Abu Mazen (7 settembre) tale lettura trova ulteriore triste conferma. Gli idoli – afferma il cardinale – «schiavizzano e accecano. Infatti come dice tante volte la Bibbia, chi adora gli idoli diviene schiavo degli idoli, anche di quelli invisibili: non può più sottrarsi ad esempio alla spirale perversa della vendetta e della ritorsione. E chi è schiavo dell’idolo diventa cieco riguardo al volto umano dell’altro», al dolore dell’altro, non ne fa memoria. Secondo Martini «premessa di ogni futura politica di pace» è quindi fare «memoria della sofferenza dell’altro, dell’estraneo e persino del nemico». Infatti «se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore, allora prevarrà sempre la ragione del risentimento, della rappresaglia, della vendetta».
Originale: Corriere della Sera 27.8.2003, 1 e 13.
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