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Documenti, 1/2020, 01/01/2020, pag. 5

Ri-evangelizzazione, cuore della riforma

Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi

Francesco

«Nell’incontro odierno vorrei soffermarmi su alcuni… dicasteri partendo dal cuore della riforma, ossia dal primo e più importante compito della Chiesa: l’evangelizzazione». Il discorso di papa Francesco alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, tenuto il 21 dicembre 2019, rappresenta uno dei testi più importanti non solo sul tema della riforma della curia, qui affrontato in modo sistematico dal papa (mentre si attende a breve la costituzione apostolica Praedicate Evangelium), ma per le premesse. Due in particolare le sottolineature: il significato profondo del cambiamento e, legato a questo, la fine del regime di cristianità.

«La curia romana non è un corpo staccato dalla realtà – anche se il rischio è sempre presente –, ma va concepita e vissuta nell’oggi del cammino percorso dagli uomini e dalle donne, nella logica del cambiamento d’epoca. La curia romana non è un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento. La curia romana è un corpo vivo, e lo è tanto più quanto più vive l’integralità del Vangelo».

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Il 21 novembre è stata pubblicata una Lettera di papa Francesco al Collegio cardinalizio e ai prefetti e responsabili delle istituzioni curiali, degli uffici della curia romana e delle istituzioni collegate con la Santa Sede per chiedere una ristrutturazione del Fondo pensionistico, a causa di un «grave squilibrio prospettico del Fondo», per cui «l’attuale sistema non è in grado di garantire nel medio termine l’assolvimento dell’obbligo pensionistico per le generazioni future» (www.vatican.va).

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Oltre a occuparsi dello studio della storia come principio di resistenza a «presentismo», revisionismi, cancel culture e manipolazione tendenziosa delle memorie, la lettera si concentra in particolare sullo studio della storia della Chiesa, affrancandolo definitivamente da ogni esigenza apologetica che nel passato ne ha limitato la libertà di ricerca, e sottomettendolo invece all’esigenza del rigore scientifico secondo i principi propri della storiografia. Contemporaneamente sottrae questa disciplina al ruolo secondario che ha sempre avuto rispetto alla teologia (e che forse mantiene ancora nella costituzione apostolica Veritatis gaudium del 2018 circa le università e le facoltà ecclesiastiche).

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