D
Documenti
Documenti, 21/2022, 01/12/2022, pag. 689

Rapporto sulla tutela dei minori

Conferenza episcopale italiana

Il 17 novembre, vigilia della Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, la Conferenza episcopale italiana ha presentato il primo Report sull’attività di prevenzione e formazione condotta dai Servizi diocesani (interdiocesani e regionali) per la tutela dei minori e dai Centri d’ascolto per le vittime. Una sorta di mappatura – effettuata a cura di un gruppo di ricercatori dell’Università cattolica, sede di Piacenza – di quello che va maturando nei diversi territori della Penisola, avviato a partire dal 2019. Quasi tutte le diocesi hanno istituito il proprio Servizio, che ha in capo l’attività di formazione intraecclesiale per operatori e quella più generale della sensibilizzazione sul tema; e il 73% di queste ha risposto alla rilevazione, consentendo di calcolare che ben 20.000 persone (COVID compreso) sono state raggiunte. Meno incoraggianti i dati sui Centri d’ascolto, gli enti preposti alla raccolta sia delle denunce sia delle informazioni concrete da parte delle persone in merito a eventuali casi di violenza di cui siano venute a conoscenza. La rilevazione ne ha contati 90 in tutto, presenti per lo più nelle grandi città, ed essi hanno raccolto solo 86 denunce in due anni.

 

Stampa (17.11.2022) da sito web www.chiesacattolica.it.

Gli obiettivi e la metodologia
della rilevazione

L’obiettivo della rilevazione è quello di verificare, nel biennio 2020-2021, lo stato dell’arte in merito all’attivazione del Servizio diocesano o inter-diocesano per la tutela dei minori (SDTM/SITM), del Centro di ascolto e del Servizio regionale per la tutela dei minori (SRTM) nelle diocesi italiane. Il presente rapporto intende offrire uno strumento conoscitivo alla Conferenza episcopale italiana per implementare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle diocesi italiane. A tale scopo la metodologia del lavoro ha previsto la definizione e la somministrazione on-line di tre strumenti di rilevazione, uno destinato ai referenti diocesani per analizzare la struttura e le attività del SDTM/SITM, il secondo destinato ai referenti delle regioni ecclesiastiche, il terzo indirizzato ai referenti dei Centri di ascolto. I dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situazioni a livello territoriale e dimensionale.

1. I Servizi diocesani e inter-diocesani
per la tutela dei minori

I Servizi sono presenti in tutte le 226 diocesi italiane. Le elaborazioni effettuate fanno riferimento a 158 risposte su 166 diocesi coinvolte: 8 Servizi sono infatti a carattere inter-diocesano. La rappresentatività statistica del campione di indagine è pari al 73,4% (166 diocesi sulle 226 totali in Italia e, ad oggi, sono in corso ulteriori accorpamenti).

– La distribuzione geografica del campione evidenzia una relativa omogeneità nella presenza di diocesi collocate nelle diverse aree del nostro paese (seppure al Centro Italia corrisponda una percentuale di poco inferiore a quella di Sud e Nord). Dal punto di vista dimensionale, le diocesi del campione sono soprattutto di medie dimensioni (tra 100.000 e 250.000 abitanti), seguite dalle diocesi di grandi (oltre 250.000) e piccole dimensioni (fino a 100.000).

– Ad avere l’incarico di referente nella maggior parte dei casi è un sacerdote (51,3%), seguito da un laico o una laica (42,4%) e solo raramente un religioso o una religiosa (6,3%). Le diocesi di piccole dimensioni invece si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (56, 0%), mentre negli altri casi un sacerdote.

– Il 77,2% delle diocesi censite ha un’équipe di esperti a sostegno del SDTM.

– Le principali attività svolte dal SDTM consistono in incontri e corsi formativi.

– Il numero di incontri formativi proposti nel biennio in esame (2020-2021) è cresciuto notevolmente, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021.

– Il numero di partecipanti conferma il trend di crescita: da 7.706 nel 2020 a 12.211 nel 2021, con l’aumento più alto per gli operatori pastorali, passati da 3.268 a 5.760.

– Le relazioni tra SDTM e altri organismi ecclesiali, quali ordinari religiosi e superiori di istituti femminili, risultano scarse: solo il 4,7% dichiara di aver promosso iniziative comuni.

– Anche le iniziative o le collaborazioni con altri enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, risultano limitate (12,2%); solo nell’11,4% dei casi il SDTM partecipa a tavoli istituzionali civili.

– Gli Uffici diocesani con i quali sono state avviate collaborazioni sono soprattutto l’Ufficio per la pastorale giovanile (53,3%), l’Ufficio per la pastorale familiare (47,4%), l’Ufficio scuola (35,6%).

– La maggior parte delle diocesi ha attivato un Centro di ascolto (70,8%), in particolare nelle diocesi di grandi dimensioni (84,8%).

– Le modalità con cui vengono pubblicizzate le attività del SDTM si avvalgono soprattutto del sito web (67,7%), in secondo luogo si utilizzano presentazioni o comunicazioni ordinarie alla stampa (42,4%).

– I referenti dei SDTM sono stati chiamati a fornire un parere in merito ai punti di forza e di debolezza del sistema sinora costituito a livello diocesano. Tra i punti di forza vengono indicati in via prioritaria la sensibilità di educatori e catechisti nei confronti del tema degli abusi sui minori (il punteggio medio da 1 a 10 è 7,3) e la gestione delle relazioni con gli Uffici pastorali diocesani (7,1), con il Seminario diocesano (6,5) e con educatori e catechisti (6,4).

– I punti negativi risultano invece: la capacità di gestire relazioni con istituti e congregazioni religiose (5,1), con le associazioni non ecclesiali (4,9), con gli enti locali (4,8); infine, il giudizio più negativo è riservato all’attività di comunicazione realizzata sui media locali (4,1) circa le iniziative proposte dai Servizi.

2. I Centri di ascolto

Sono stati rilevati dati relativi a 90 Centri di ascolto: di questi 21 attivati nel 2019 o prima, 30 nel 2020, 29 nel 2021 e 10 nel 2022. L’attivazione dei Centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle diocesi, con 38 Centri costituiti in diocesi di grandi dimensioni o diocesi che si sono aggregate.

– La sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della curia diocesana nel 74,4% dei casi.

– Il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili.

– Nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da un’équipe di esperti.

– Nel biennio in esame il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021.

– Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%).

– I contatti sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza on-line (28,1%).

– Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%).

– I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.

– Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di «comportamenti e linguaggi inappropriati» (24), seguiti da: «toccamenti» (21); «molestie sessuali» (13); «rapporti sessuali» (9); «esibizione di pornografia» (4); «adescamento on-line» (3); «atti di esibizionismo» (2).

– Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%).

– Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di: insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione.

– Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di un’associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%).

– A seguito della trasmissione della segnalazione all’autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i «provvedimenti disciplinari», seguiti da «indagine previa» e «trasmissione al Dicastero per la dottrina della fede».

– Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%).

– Ai presunti autori degli abusi vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in «comunità di accoglienza specializzata» (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di «accompagnamento psicoterapeutico» (circa un quarto dei casi).

3. I Servizi regionali
per la tutela dei minori

I Servizi regionali (SRTM) attivati sono 16 e comprendono la totalità delle Regioni ecclesiastiche (le Regioni politiche Piemonte e Valle D’Aosta; Abruzzo e Molise; Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia costituiscono rispettivamente la Conferenza episcopale piemontese, la Conferenza episcopale abruzzese-molisana e la Conferenza episcopale triveneta). Rappresentano il luogo di coordinamento tra i Servizi diocesani e organizzano iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi. Le attività dei SRTM sono state quasi esclusivamente iniziative di carattere formativo, con 36 incontri nel 2020 e 62 nel 2021 (per un totale di 98 incontri con 2.746 partecipanti).

 

Tipo Documento
Tema Minori Chiese locali
Area EUROPA
Nazioni

Leggi anche

Documenti, 2024-7

Invocare e formare alla pace

Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana – Comunicato finale

La pace – da invocare, da costruire, da promuovere – è stata il Leitmotiv della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente, che si è svolta a Roma, dal 18 al 20 marzo, sotto la guida del cardinale presidente Matteo Zuppi. In apertura dei lavori i vescovi hanno ribadito la loro vicinanza e solidarietà a papa Francesco, sottolineando la necessità di un impegno per la pace a 360°, fatto di preghiera, formazione e gesti concreti.

 

Documenti, 2023-21

I vescovi ad Assisi: dichiarazione per la pace

Conferenza episcopale italiana

Nel corso della 78a Assemblea generale straordinaria della CEI ad Assisi, il 15 novembre i vescovi italiani si sono espressi sulla guerra tra Hamas e Israele scoppiata dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre, approvando una Dichiarazione per la pace (www.chiesacattolica.it).

Documenti, 2023-15

Si avvicinò e camminava con loro

Linee guida per la fase sapienziale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia

Conferenza episcopale italiana (CEI)

Da martedì 18 luglio 2023 sono on-line le Linee guida per la fase sapienziale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, giunto al suo terzo anno. Il testo, intitolato Si avvicinò e camminava con loro, è uno strumento per orientare il Cammino sinodale e far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, si concretizzi.

Le tre sezioni del documento si ispirano al racconto di Emmaus, simbolo scelto per quest’anno. Presentando elementi metodologici, si pone l’obiettivo di rafforzare i temi proposti nelle Linee guida, suggerendo possibili scelte e aspetti ancora da sviluppare. I cinque macro-temi evidenziati sono la missione di prossimità, il linguaggio comunicativo, la formazione alla fede e alla vita, la sinodalità permanente e la corresponsabilità, il cambiamento delle strutture.

Così, ad esempio, il testo registra l’emergere di un’istanza per ripensare la formazione dei sacerdoti, superando il modello di separazione dalla comunità e favorendo un percorso comune tra laici e consacrati. Avverte, inoltre, l’esigenza di aprire strade inesplorate affinché tutti abbiano posto nella Chiesa, a prescindere dalla loro condizione economica e sociale, dalla loro origine e dal loro orientamento sessuale. 

Queste Linee guida gettano un ponte verso la fase profetica, indirizzando le Chiese in Italia a decisioni necessarie di rinnovamento.