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Documenti, 5/2025, 01/03/2025, pag. 129

Le deportazioni ledono la dignità umana

Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America

Francesco

«Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo».

Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).

Stampa (11.2.2025) da sito web www.vatican.va.
Nostra traduzione dall’inglese; titolazione redazionale.

 

Cari fratelli nell’episcopato,

vi scrivo oggi per rivolgervi alcune parole in questi momenti delicati che state vivendo come pastori del popolo di Dio che cammina insieme negli Stati Uniti d’America.

     1. Il viaggio dalla schiavitù alla libertà percorso dal popolo d’Israele, narrato nel Libro dell’Esodo, ci invita a guardare alla realtà del nostro tempo, così chiaramente segnata dal fenomeno migratorio, come a un momento storico decisivo per riaffermare non solo la nostra fede in un Dio sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche la dignità infinita e trascendente di ogni persona umana.[1]

     2. Queste mie parole iniziali non sono un costrutto artificiale. Basta uno sguardo sommario della dottrina sociale della Chiesa per evidenziare con forza che Gesù Cristo è il vero Emmanuele (cf. Mt 1,23); non gli è stata risparmiata la difficile esperienza di essere espulso dalla sua terra per un imminente rischio di vita e di doversi rifugiare in una società e in una cultura estranee alla sua. Anche il Figlio di Dio, diventando uomo, ha scelto di vivere il dramma dell’immigrazione. Mi piace ricordare, tra l’altro, le parole con cui papa Pio XII iniziava la sua costituzione apostolica sull’assistenza ai migranti, che è considerata la magna charta del pensiero della Chiesa sulle migrazioni:

     «La Famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe emigranti in Egitto e ivi rifugiati per sottrarsi alle ire di un empio re, sono il modello, l’esempio e il sostegno di tutti gli emigranti e pellegrini di ogni età e di ogni paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, incalzati dalla persecuzione o dal bisogno, si vedono costretti ad abbandonare la patria, i cari parenti, i vicini, i dolci amici, e a recarsi in terra straniera».[2]

 La dignità sopra tutto

     3. Allo stesso modo Gesù Cristo, amando tutti con un amore universale, ci educa al riconoscimento permanente della dignità di ogni essere umano, senza eccezioni. Infatti quando parliamo di «dignità infinita e trascendente» vogliamo sottolineare che il valore più decisivo posseduto dalla persona umana supera e sostiene ogni altra considerazione giuridica che possa essere fatta per regolare la vita in società. Pertanto tutti i fedeli cristiani e gli uomini di buona volontà sono chiamati a considerare la legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non viceversa.

     4. Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa.

     Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità.

     Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo.

     Detto questo, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente lede la dignità di molti uomini e donne e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi.

Lo Stato di diritto tutela i più fragili

     5. Non si tratta di una questione secondaria: un autentico Stato di diritto si riconosce proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, soprattutto le più povere ed emarginate. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti – come ho affermato in numerose occasioni – accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi e vulnerabili. Questo non impedisce lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale, ma tale sviluppo non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che è costruito sulla base della forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male.

     6. I cristiani sanno bene che è solo affermando l’infinita dignità di tutti che la nostra identità di persone e di comunità raggiunge la sua maturità. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che a poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un semplice individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, soprattutto con i più poveri, può maturare gradualmente nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che va promosso è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del «buon samaritano» (cf. Lc 10,25-37), cioè meditando l’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, senza eccezioni.[3]

     7. Ma preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, al di là di queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà del più forte come criterio di verità.

     8. Riconosco il vostro prezioso impegno, cari fratelli vescovi degli Stati Uniti, nel lavorare a stretto contatto con i migranti e i rifugiati, annunciando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali. Dio ricompenserà con abbondanza tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani!

     9. Esorto tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere in solidarietà e fraternità, a costruire ponti che ci avvicinino sempre di più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti.

     10. Chiediamo alla Madonna di Guadalupe di proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o della deportazione. Che la «Virgen morena», che ha saputo riconciliare i popoli quando erano nemici, ci conceda di ritrovarci tutti come fratelli e sorelle nel suo abbraccio, e di fare così un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti.

     Fraternamente,

Francesco

 

     Dal Vaticano, 10 febbraio 2025.

 

[1] Cf. Dicastero per la dottrina della fede, dich. Dignitas infinita sulla dignità umana, 2.4.2024; Regno-doc. 11,2024,331.

 

[2] Pio XII, costituzione apostolica Exsul familia, 1.8.1952: «Exsul familia nazarethana Iesus, Maria, Ioseph, cum ad Aegyptum emigrans tum in Aegypto profuga impii regis iram aufugiens, typus, exemplar et praesidium exstat omnium quorumlibet temporum et locorum emigrantium, peregrinorum ac profugorum omne genus, qui, vel metu persecutionum vel egestate compulsi, patrium locum suavesque parentes et propinquos ac dulces amicos derelinquere coguntur et aliena petere».

 

[3] Cf. Francesco, lett. enc. Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, 3.10.2020; Regno-doc. 17,2020,522.

 

Tipo Documento
Tema Francesco Politica Chiese locali
Area AMERICA DEL NORD AMERICHE
Nazioni

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