Chiesa, carismi e sinodalità: attraversati dalla storia
Perché la sinodalità ha come fondamento la Chiesa intesa come popolo di Dio? Perché – afferma S. Dianich – essa «pone immediatamente al centro della riflessione la missione e il suo soggetto.
Tutti i fedeli ne sono responsabili, destinati, ciascuno con le sue singolarità, a convergere nell’unico soggetto collettivo che ne è il portatore, il popolo di Dio». Tuttavia mentre i «ruoli particolari» sono stati definiti anche dal punto di vista canonistico «con acribia», quello dei fedeli laici «in maniera del tutto generica». Per questo occorre una «teologia dei carismi» che ridica a «ogni credente che se egli non ci fosse tutta la Chiesa sarebbe diversa».
Un altro modo per declinare la questione della sinodalità è considerarla dal punto di vista ecumenico: come mostra H. Legrand, il dialogo tra cattolici ortodossi pone le due Chiese di fronte al rapporto tra sinodalità e primato, che è per entrambe problematico. Per quelle ortodosse, perché la sinodalità sta prevalendo sulla comunione gerarchica; per quella cattolica, il contrario. E così, il dialogo ecumenico, spingendo ciascuna Chiesa a una riforma interna sempre più necessaria, si mostra molto più centrale di quanto in realtà è considerato.
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