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Il vedere e l’udire

XXXI domenica del tempo ordinario

Sap 11,2-12,2; Sal 145 (144); 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10

L’udito e la vista (e solo in parte l’olfatto) sono i sensi che ci collegano a quanto è distante da noi; il tatto e il gusto da parte loro esigono invece la vicinanza. La scena che chiude il 18° capitolo di Luca e quella che dà inizio al successivo si richiamano rispettivamente all’udito e alla vista. Nella prima (Lc 18,35-43) l’udito porta a riacquistare la vista, nella seconda (Lc 19,1-10) la vista conduce all’ascolto di una voce inattesa.

In prossimità di Gerico lungo la strada è seduto un cieco; sente passare gente, domanda cosa sta accadendo, gli dicono che sta passando Gesù il Nazareno. L’anonimo cieco ha l’occhio della fede. A spingerlo a gridare è il desiderio di riacquistare la vista, mentre la sua fede si manifesta nel fatto che egli si rivolge a colui che definisce «Figlio di Davide». Gli hanno comunicato che passa un uomo proveniente da un oscuro villaggio della Galilea e lui lo chiama con il primo fra tutti i titoli messianici. La distanza si trasforma in vicinanza: Gesù si ferma. Lo guarisce dicendogli: «La tua fede ti ha salvato» (Lc 19, 42). L’uomo risanato se ne va lodando Dio.

Gesù entra a Gerico. Zaccheo è capo dei pubblicani; è l’unico caso, nei Vangeli, di una persona che si trova al vertice del sistema di riscossione delle imposte. È un poco l’equivalente di chi ai nostri giorni opera, in maniera non sempre lecita, nel marcato finanziario. Zaccheo vuole vedere. Non è detto il motivo che lo spinge a farlo. Non ha richieste da avanzare. Ha molto denaro da parte ma pochi centimetri in altezza. Per vedere ha bisogno di arrampicarsi su un sicomoro.

Il motore dell’azione in questo caso è lo sguardo. Non solo il suo: «Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi, perché oggi devo fermarmi in casa tua”» (Lc 19,5). Lo sguardo è finalizzato alla parola. È Gesù a chiamare. Se prima aveva restituito la vista, qui in un certo senso è come se restituisse l’udito.

Da un capo all’altro del Vangelo di Luca risuona spesso la parola «oggi» (Lc 2,11; 3,22; 5,26; 13,22; 19,5.9; 23.43). «Oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5) è una frase che, sotto la veste di un’obbligazione coniugata in prima persona singolare («devo», alla lettera «è necessario per me [dei me]») si rivela in effetti una chiamata rivolta all’altro. La prima risposta di Zaccheo non è verbale: «Scese in fretta» (Lc 19,6). Nel suo mettere di nuovo il piede a terra è come se dentro di lui risuonassero le parole del Salmo: «Oggi, se udite la sua voce» (Sal 95,7; cf. Eb 3,7). Zaccheo ha udito la voce. Era salito per vedere, scende per ascoltare e mettere in pratica: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc 19,8).

Di solito si fa giustamente notare che si tratta di una misura eccedente rispetto a quella richiesta dalla Legge (cf. Es 22,3; Nm 5,7); tuttavia si può anche inferire (con un’operazione più elaborata di quella richiesta dal Vangelo) che la percentuale della frode non era poi altissima, visto che restituire il quadruplo di quanto rubato era coperto dalla metà dei beni. Ieri come oggi ci sono latrocini ben maggiori. Tuttavia per comprendere il messaggio evangelico quanto importa non è la dimensione della frode; quel che conta è la volontà di riparare il danno prodotto.

In Luca lo scandalo provocato dal fatto che Gesù vada a mangiare da un pubblico peccatore viene prontamente smentito dalla constatazione che si è di fronte a un peccatore pentito. Attorno alla mensa di Zaccheo non ci sono più peccatori: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo» (Lc 19,9). All’inizio del Vangelo Giovanni Battista aveva predicato: «Fate frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo» (Lc 19,8). Il capo dei pubblicani fa frutti degni della conversione, per questo è Gesù (e non già lui stesso) a dire che Zaccheo è ritornato a essere pienamente un figlio di Abramo.

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