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Battesimo del Signore – ANNO B

Is 55,1-11; Is 12,1-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11

Nella descrizione che Marco fa del Battesimo di Gesù c’è un elemento su cui vorrei soffermarmi. Si tratta di ciò che Giovanni proclama: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Se ci si ferma un attimo a riflettere davvero, colpisce la figura di quest’uomo che dichiara di non essere degno di svolgere un’azione umile di solito eseguita da un servo: sciogliere i lacci dei sandali del proprio padrone. Giovanni dice che non solo non è degno di scioglierli, ma neanche di chinarsi per farlo. È come dire che la distanza che percepisce tra se stesso e colui che gli è di fronte è talmente grande che non permette nessun tipo di «vicinanza». In queste poche parole è espresso tutto il timore e il tremore di fronte a qualcosa o, per essere più precisi, qualcuno, che viene percepito come «trascendente» nonostante tutta la sua «immanenza». Giovanni ha di fronte un uomo, in carne ed ossa; eppure, allo stesso tempo, è consapevole che «quest’uomo» è anche «altro», o meglio l’«Altro» per eccellenza. 

Abbiamo qui l’incontro tra due «giganti» che manifestano la loro grandezza in quella che potremmo definire una gara di «abbassamento», di umiltà. Strano modo di manifestare la loro gloria, o, per dirla secondo il significato ebraico di tale termine, il loro peso specifico. 

Cerchiamo di avvicinarci alla scena e di mettere più a fuoco il nostro sguardo. Chi è Giovanni? Tanto si è scritto e, forse, anche fantasticato su di lui; oggi sappiamo che era un famoso predicatore, molto vicino alle correnti apocalittiche che circolavano in quel tempo e soprattutto nel deserto di Giuda, tra cui anche la comunità di Qumran. Se in un primo tempo si era pensato che proprio la comunità di Qumran avesse avuto un ruolo importante nella formazione di Giovanni, oggi si è molto più cauti su questa tesi; rimane comunque il fatto che l’ambiente geografico-culturale è lo stesso. Buona parte delle notizie su Giovanni ci provengono dagli scritti di Giuseppe Flavio, che ci informa anche sull’entità del movimento da lui fondato: sembra infatti che Giovanni abbia avuto numerosi discepoli e che il suo gruppo fosse molto conosciuto. 

Ben diversa è la figura di Gesù, un giovane che proviene dalla periferia, la Galilea, e da un villaggio che non aveva nessuna memoria storica: Nazaret. Come tanti altri costui si mette in fila tra i peccatori per riceve il battesimo da Giovanni, un battesimo di purificazione che vuole esprimere il desiderio e la decisione di conversione di chi lo riceve. Ma il momento del battesimo diventa occasione di rivelazione: si squarciano i cieli, scende lo spirito come colomba, si ode una voce che proclama: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Ovvero una frase molto simile a quella che si trova nel libro del profeta Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio» (Is 42,1). Ora, nelle riletture successive, questo testo di Isaia ha assunto sempre di più una valenza messianica, per cui è chiaro che in questa scena Marco (e come lui Matteo e Luca) sta descrivendo l’investitura messianica di Gesù da parte del Padre. 

Ci troviamo quindi di fronte, come già detto all’inizio, due giganti: Giovanni, capo e promotore di un importante movimento religioso, che però di fronte a Gesù sente di essere meno di un servo, e Gesù, il «servo» di Isaia, che vede rivelata la sua identità messianica direttamente dal Padre mentre, in fila con i peccatori, si fa battezzare da Giovanni.

È una scena incredibilmente affascinante che ci attira e nello stesso tempo ci costringe a fermarci a distanza, a contemplarla senza altra pretesa di «declinazione», cioè di «abbassamento» alla nostra portata. Ma proprio questa sua ulteriore impenetrabilità è ciò che la rende un paradigma, uno specchio su cui misurare e riflettere ogni nostra scala di grandezza, di potere e di responsabilità. 

La grandezza di Giovanni è il considerarsi meno di un servo e la grandezza di Gesù è di lasciarsi battezzare da Giovanni, di essere il «servo» del Signore come egli stesso dirà in un altro passo del Vangelo di Marco: «il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).

Un potere che consiste nel servizio è forse uno dei messaggi più rivoluzionari del Vangelo e per fortuna ogni tanto qualche «rivoluzionario» di questo tipo si affaccia nella scena di questo mondo.

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