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Riforme nella Chiesa: siamo solo all’inizio

Con l’esortazione Querida Amazonia papa Francesco ricorda l’obiettivo dei recenti lavori sinodali: portare l’Amazzonia, con le sue contraddizioni e le sue potenzialità, e i popoli indigeni che la abitano, all’attenzione della Chiesa e del mondo occidentale. Di quel mondo, per l’appunto, in cui fa da padrone il capitalismo sfrenato, denunciato più volte da papa Francesco che in diverse occasioni ha parlato di una «globalizzazione dell’indifferenza» e di una «cultura dello scarto».

Sia chiaro: non è l’Amazzonia ad avere bisogno dell’Occidente. Semmai è il contrario… ma può l’Amazzonia salvare oggi un Occidente sempre più scristianizzato, che ha messo da parte Dio per fare spazio all’idolo (unico) del denaro? Probabilmente sì: a patto di valorizzare – ci dice papa Francesco in questa esortazione – la dimensione comunitaria rispetto a quella individuale e di anteporre il «ben vivere» amazzonico al «benessere» occidentale.

Il tentativo di proporre un metodo alternativo nella definizione delle relazioni tra gli uomini, e tra gli uomini e le altre specie viventi, animali e vegetali, sta alla base del principio dell’ecologia integrale, proposta da papa Bergoglio nell’enciclica Laudato si’. Ciò consente di comporre le crisi che alimentano i conflitti sociali, e che sfociano soprattutto nei conflitti ambientali.

Preti sposati: forse ci siamo

Insomma, la posta in gioco di questo processo sinodale è davvero alta. Ma è una vecchia tentazione, quella dell’Occidente, di ridurre il tutto a questioni che riguardano l’uomo (cioè il maschio) e il suo rapporto con il potere.

Con questa esortazione il primo papa latino-americano non cade nella trappola di chi avrebbe voluto fare del Sinodo panamazzonico una sorta di «referendum» sul sacerdozio uxorato e, magari, sull’ordinazione diaconale delle donne. D’altronde non erano questi i temi principali nell’agenda del Sinodo, come già avevamo scritto su Moralia nel commentare il n. 111 del Documento finale (Preti sposati: dov’è la novità, 1 novembre 2019).

Eppure chi si aspettava la fine del celibato obbligatorio nella Chiesa di rito latino, e oggi si ritiene deluso dalla Querida Amazonia, dovrebbe ricordare che il programma di riforma ecclesiale portato avanti da Francesco s’ispira a un principio chiaro: quello secondo cui «il tempo è superiore allo spazio», richiamato sin dall’enciclica Lumen fidei (n. 57). I processi, in altre parole, devono essere innanzitutto avviati…

A una prima (e superficiale) lettura dell’esortazione potrebbe sembrare che papa Francesco non dia una risposta ai padri sinodali, che suggerivano di prendere in considerazione la possibilità di ordinare sacerdoti diaconi sposati (il card. Martini, com’è noto, avrebbe utilizzato l’espressione di viri probati).

In realtà questa possibilità non è esclusa, anzi rimane del tutto aperta. Perché quando papa Francesco parla della «funzione specifica, principale e non delegabile» del sacerdote (n. 87), la cui potestà «può essere ricevuta soltanto nel sacramento dell’ordine sacerdotale» (n. 88), fa riferimento al carattere insostituibile del ministero sacerdotale, in particolare per la consacrazione eucaristica e per l’assoluzione dei peccati. Da qui l’esigenza per la regione panamazzonica di avere presbiteri.

Ma c’è nel papa la consapevolezza che «il modo di configurare la vita e l’esercizio del ministero dei sacerdoti non è monolitico e acquista varie sfumature in luoghi diversi della terra» (n. 87), tant’è che «nelle circostanze specifiche dell’Amazzonia, specialmente nelle sue foreste e luoghi più remoti, occorre trovare un modo per assicurare il ministero sacerdotale» (n. 89), in quanto «è urgente fare in modo che i popoli amazzonici non siano privati del Cibo di nuova vita e del Sacramento del perdono» (ivi).

Che non siano proprio questi passaggi a rappresentare il «grimaldello» che permetterà di valutare positivamente l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, considerata la funzione necessaria e insostituibile del sacerdozio? Insomma, la ricerca di nuove strade sulla vita e sull’esercizio del sacerdozio nella Chiesa, e in particolare nella Chiesa amazzonica, è appena iniziata. Il cammino sinodale non è ancora concluso, tenuto anche conto che alcuni padri sinodali chiedevano, a partire dall’Amazzonia, un approccio universale al tema, che coinvolga così l’intera Chiesa cattolica.

E le donne?

Anche per le donne il processo sinodale non è ancora concluso. A ragione papa Francesco mette in guardia dall’orientamento di «clericalizzare» le donne (n. 100).

Si ricordi che per lo stesso pontefice il clericalismo è una «perversione», dalla quale pure i seminaristi devono restare immuni. E allora? Il papa invita a riscoprire il ruolo della donna nella Chiesa senza ridurre il problema all’ordine sacro.

Sarebbe più semplice, forse, dire «sì» o dire «no» alle donne diacono o alle donne prete. Ma se per l’ordinazione sacerdotale l’esortazione ripropone la dottrina classica cattolica dell’uomo come incorporato a Cristo sacerdote (n. 101), per l’ordinazione diaconale invece il papa non avrebbe potuto prendere una netta decisione in questa esortazione, a costo di rendere vano il lavoro che la Commissione incaricata sta portando avanti (non senza difficoltà, a dire il vero.

È chiaro che il rapporto tra sacerdozio universale e sacerdozio ministeriale nella Chiesa è ancora irrisolto. Ma intanto i processi di riforma sono avviati. Siamo ancora all’inizio…

 

Luigi Mariano Guzzo, canonista, collabora con la cattedra di Diritto ecclesiastico e diritto canonico, e insegna Beni ecclesiastici e beni culturali presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro.

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