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Un santo compleanno

Natività di Giovanni Battista

Is 49,1-6; Sal 139 (138); At 13,22-26; Lc 1,57-66.80

Fin da epoca antica il ricordo di san Giovanni Battista ha una peculiarità: si festeggia la sua nascita in questo mondo più di quanto, così come avviene per gli altri santi, lo si faccia per il dies natalis che contrassegna il passaggio da questa vita a quella eterna. Il martirio di Giovanni (29 agosto) è celebrato in modo meno solenne della sua nascita (solo nell’attuale rito ambrosiano esso gode di una posizione privilegiata).

Nei Vangeli la morte del Battista è descritta in un modo non direttamente collegato alla testimonianza di Gesù. Il contesto immediato dell’uccisione di Giovanni è la denuncia dei potenti che non vivono in conformità alla legge: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello» (Mc 6,18). L’aspro rimprovero diretto nei confronti di chi nella storia ha il potere di dare la morte sfocia in una danza che fornirà a Erodiade il pretesto per ottenere da Erode la testa di Giovanni.

Il martirio avviene nell’ambito di una festa di compleanno in cui Erode Antipa, circondato dai funzionari della sua corte, dagli ufficiali dell’esercito, dai notabili della Galilea, dà un banchetto allietato da danze (Mc 6,21-26). Colui che con la sua voce aveva chiamato il popolo alla conversione («Voce di uno che grida nel deserto» Mc 1,3; Is 40,3) muore senza pronunciar parola nel più mondano dei contesti (saranno solo le riprese letterarie, a iniziare dalla più famosa, la Salomè di Oscar Wilde, a mettere discorsi di stampo profetico in bocca a Giovanni imprigionato). In effetti la «verità» del suo martirio sta nella banalità profana che decise la morte di Giovanni.

La liturgia contrappone un altro compleanno alla cruenta festa di Erode. Grazie al Vangelo lucano dell’infanzia, la scelta di rendere Giovanni testimone di Gesù affonda le proprie radici fin dal concepimento: l’annunciazione a Maria è confermata dall’angelica notizia che la sterile Elisabetta è incinta di sei mesi (cf. Lc 1,36), e la visitazione è coronata dal sussulto di gioia del bambino concepito dalla sposa di Zaccaria (cf. Lc 1,44).

Nella Chiesa cattolica vige una specie di contabilità legata sia a concepimenti e nascite miracolosi, sia a precise scansioni crono-biologiche. L’Annunciazione cade il 25 marzo, esattamente nove mesi prima di Natale. La festa che celebra la nascita del figlio di Elisabetta ha luogo il 24 giugno, sei mesi prima di Natale. Nell’Oriente bizantino il 23 settembre si celebra l’annuncio dell’angelo a Zaccaria (Lc 1,8-20). Per la Chiesa cattolica in quel giorno cade la festa di Zaccaria ed Elisabetta. I tempi liturgici si approssimano a quelli astronomici. Equinozi e solstizi cadono e s’intrecciano con annunci di concepimenti e nascite. Natura e «storia sacra» s’incrociano.

Che cosa ricavare da tutta questa «santa contabilità»? Se si è in grado di decifrare significati simbolici alti, si può concludere che il divino, quando entra nelle vicende umane, le muta senza però stravolgere i ritmi propri dell’esistenza terrena. Tuttavia rimane l’impressione che, almeno per certi versi, si continui pagare un prezzo un po’ eccessivo al biologismo anche rispetto a realtà poste su tutt’altro piano (l’8 settembre, nascita di Maria, cade esattamente nove mesi dopo l’8 dicembre, l’Immacolata concezione).

 

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