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l'Ospite

Le schiave e gli schiavi di oggi

Oggi sono qui per rappresentare il Gruppo Santa Marta, una rete internazionale che riunisce la Chiesa e i leader delle forze dell'ordine in una campagna di azione congiunta per combattere la tratta di esseri umani e la schiavitù moderna. Parlo quindi a nome della comunità cattolica e dei nostri partner per ribadire la nostra determinazione a fare tutto quello che è in nostro potere per opporci a coloro che sfruttano la disperazione umana e per affrontare la vulnerabilità che esponele persone allo sfruttamento.

Voglio in particolare concentrarmi sui fondamenti in base ai quali agiamo: un impegno radicale per la dignità di ogni persona, una dignità che deve essere protetta e promossa in ogni circostanza; una dignità che non dipende dalle capacità o dallo status di una person, ma è radicata interamente nella profondità interiore dell'esistenza della persona, nel dono della vita umana che viene sempre dal Creatore divino, il quale si è rivelato come nostro Padre amorevole.

La tratta di esseri umani e la schiavitù privano radicalmente una persona di questa fondamentale dignità, riducendola allo stato di una merce. È un male che grida al cielo. Che ci siano più di 20 milioni di persone trattenute spietatamente nella schiavitù moderna nel nostro mondo oggi è un segno di profonda vergogna sul volto della nostra famiglia umana, che nessuna parola da sola può rimuovere. La sfida che gli occhi della fede vedono oggi davanti a noi è di lavorare con tutte le forze per salvare, proteggere, assistere e servire i più poveri tra i figli del Padre, che sono stati venduti in schiavitù, come Giuseppe fu venduto in schiavitù dai suoi fratelli (Gen 37,32).

Su un livello più personalmente, mi trovo qui davanti a voi a causa di tre momenti chiave della mia vita.

  • Il primo è stato cinque anni fa, quando ho ascoltato per la prima volta la testimonianza di una giovane donna che era stata introdotta a tradimento nella schiavitù della prostituzione forzata. La sua storia era straziante. Ma ciò che ha aggiunto una particolare profondità al mio shock è stato il fatto che fosse una giovane donna inglese, di nome Sophie, venduta dall'Inghilterra in schiavitù in Italia.
  • Il secondo momento è avvenuto nello stesso periodo. Ho iniziato a vedere una straordinaria collaborazione a Londra tra le religiose e le forze di polizia di Londra, Scotland Yard. Questa collaborazione ha dato una svolta all'efficacia delle operazioni per salvare le vittime, prendersi cura di loro e perseguire i responsabili di questo orrendo crimine. Ho realizzato quindi l'efficacia di tali partnership, in particolare tra partner impensabili. Le religiose, che lavoravano per strada, istintivamente non si fidavano delle forze dell'ordine, capendo che avrebbero probabilmente perseguito le stesse donne che le suore stavano cercando di proteggere. Eppure nel tempo la partnership si è formata. È stato il frutto di un robusto lavoro di costruzione della fiducia, un lavoro composto da molti e impegnativi passi pratici, che richiedono cambiamenti di mentalità e procedure. Per prima cosa è stato essenziale che la polizia abbia garantito alle religiose che le vittime della tratta non sarebbero state perseguite, ma piuttosto aiutate.
  • Il terzo momento è stato tre anni fa, quando alla fine della nostra prima Conferenza del Gruppo Santa Marta, a Roma, papa Francesco si è rivolto a me e mi ha chiesto di continuare questo lavoro. E questo è un ordine difficile da rifiutare!

Il Gruppo Santa Marta riunisce i leader delle forze dell'ordine da un numero crescente di paesi, 36 all'ultimo calcolo, e le risorse della Chiesa cattolica, al fine di creare alleanze condivise in un'azione efficace nella lotta contro la schiavitù umana. A oggi ci sono stati quattro importanti raduni internazionali: due a Roma con papa Francesco, a Londra con l'allora ministro degli Interni e ora primo ministro britannico Theresa May, e a Madrid con sua maestà la regina Sofia. I risultati stanno cominciando a mostrarsi, con un numero crescente di paesi che mettono insieme partnership efficaci, come ad esempio:

  • Nello stato di Edu, in Nigeria, dove viene attuato un programma quadriennale dettagliato;
  • In Mozambico, dove si sta facendo un lavoro significativo per contrastare il traffico di organi umani; 
  • In Argentina, dove polizia federale e Chiesa lavorano insieme a stretto contatto;
  • Analogamente, in Irlanda sta emergendo un'iniziativa marittima del Nord Atlantico per affrontare i problemi delle condizioni di lavoro ingiuste nel settore della pesca.

Nel Regno Unito ci siamo concentrati sulla costruzione di partenariati locali tra le diocesi e le forze di polizia, quelle di frontiera, le dogane e l'Agenzia nazionale del crimine per:

  1. Aumentare la consapevolezza e la raccolta di informazioni.
  2. Cura pastoralmente le vittime (ad esempio nella mia diocesi abbiamo creato un rifugio chiamato Bakhita House) e aiutarle a reintegrarsi nella società attraverso l'aiuto di volontari come medici e avvocati.
  3. Sviluppare le migliori prassi e conoscenze aprendo un Centro per lo studio della schiavitù moderna presso la St Mary's University di Londra.
  4. Collaborare con la nostra Agenzia nazionale di salvaguardia per utilizzare la sua rete di personale retribuito e volontario per identificare potenziali vittime. Collaboriamo anche con la nostra agenzia per i marittimi, l'Apostolato del mare, per fornire un supporto specifico agli equipaggi delle navi che entrano nei porti britannici.
  5. Un'altra rete essenziale è la nostra vasta gamma di cappellani alle comunità nazionali ed etniche. Questo lavoro sta prendendo forma con molti gruppi, compresi i lituani, in diocesi come Salford, East Anglia, Southwark e Westminster.

Un'altra area in sviluppo nata dalla rete del Gruppo Santa Marta è il notevole lavoro del commissario Kevin Hyland nel contribuire a stabilire il traffico di esseri umani come uno dei nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e quindi l'impegno ufficiale di ogni stato membro dell'ONU a lavorare per lo sradicamento della tratta di esseri umani e la schiavitù moderna.

Tali partnership internazionali richiedono non solo una motivazione condivisa, ma anche alcuni chiari obiettivi chiave. Questi per il Gruppo Santa Marta sono:

  • il benessere di ogni vittima della tratta di esseri umani, perché è la vittima che deve essere sempre al centro dei nostri sforzi;
  • la valorizzazione del lavoro delle forze dell'ordine; la disgregazione delle reti criminali, l'arresto e il perseguimento dei criminali;
  • e in terzo luogo il rafforzamento dei quadri giuridici all'interno dei quali viene svolto questo lavoro.

Tutto questo lavoro dipende da una qualità essenziale: la fiducia. Questa fiducia richiede tempo per crescere e sforzi per durare, ma una volta stabilita consente alle forze dell'ordine e alla Chiesa di lavorare insieme in modo efficace e all'interno delle proprie aree di competenza: per la Chiesa prendersi cura delle persone vulnerabili, e per le forze di polizia, la cui onorevole vocazione è quella di scoraggiare il crimine e perseguire i trasgressori della legge.

Insieme, in qualche modo, una partnership non scontata sta dando un reale contributo al bene comune.

Per me, e sono sicuro per molti di voi, papa Francesco rimane una figura centrale e ispirante. È diretto e schietto in ciò che si aspetta da noi, qualcosa di più delle parole: un'azione efficace sul campo per liberare i prigionieri, confortare le vittime, favorire il loro benessere e generare nuova speranza in un mondo in cui ci sono troppa sofferenza, povertà e dolore. Quando è arrivato all'ONU, nel settembre 2015, papa Francesco ha parlato dell'importanza di avere "la volontà di porre fine il più rapidamente possibile ai fenomeni di esclusione sociale ed economica", menzionando innanzitutto "il traffico di esseri umani e il lavoro degli schiavi". Ci ha invitato a creare istituzioni che "siano veramente efficaci nella lotta contro questi flagelli". Ci ha chiesto di ricordare sempre che stiamo rispondendo a "veri uomini e donne", figli e figlie del nostro unico eterno Padre, e quindi veramente nostri fratelli e sorelle.

Nel loro dramma siamo complici. Nella loro libertà gioiremo con una gioia che nessun'altra soddisfazione può dare.

Card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente del Gruppo Santa Marta

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