A
Attualità
Attualità, 6/1986, 15/03/1986, pag. 177

Un pellegrinaggio simbolico

S. M.

Leggi anche

Documenti, 2024-5

«Insegnaci a pregare!»

Lettera pastorale 2023-2024 del
vescovo di Latina

Mons. Mariano Crociata

«Se c’è… un equivoco in cui incorre facilmente chi si incontra con il discorso spirituale – equivoco contro il quale ci siamo chiaramente espressi –, esso è quello di confonderlo con qualcosa di incorporeo, di etereo, di astratto dalla realtà viva dell’esistenza delle persone e delle comunità. È questo l’errore in cui cadono non poche forme di “spiritualità”, oggi come in passato; ma la spiritualità cristiana ha questo di peculiare, che ha un carattere tremendamente concreto, anzi corporeo, carnale; per un cristiano una spiritualità senza corpo è inautentica, falsa. È questa, quantomeno, una delle implicazioni della nostra fede nell’incarnazione del Verbo». Il 28 settembre a Latina si è tenuta l’assemblea diocesana di inizio anno pastorale 2023-2024. Il tema guida era «Insegnaci a pregare» (Lc 11,1), che colloca la diocesi nel solco dell’Anno della preghiera indetto da papa Francesco per il 2024 in preparazione del giubileo del 2025. Tutti i presenti, divisi in gruppi di lavoro, hanno avviato un dialogo per confrontarsi sul tema della preghiera, e dare ciascuno il proprio contributo personale sulle domande: come possiamo tornare a chiedere al Signore di insegnarci a pregare? Concretamente, cosa suggerisci per migliorare la vita spirituale, personale e comunitaria? La lettera pastorale poi scritta dal vescovo mons. Mariano Crociata e pubblicata il 14 febbraio ha preso ispirazione dalla richiesta di prolungare l’attenzione rivolta alla spiritualità, emersa durante lo scorso anno pastorale, e dalle riflessioni condivise dell’assemblea diocesana. 

Documenti, 2023-13

Due commiati

Mons. Mario Delpini alle esequie di Silvio Berlusconi; card. Matteo Maria Zuppi al funerale di Flavia Franzoni Prodi

«Faccio mie le parole di papa Francesco: “Sono certo che dopo più di 50 anni di matrimonio saprai raccogliere l’eredità di fede e di fortezza di Flavia, continuando a testimoniare, nel suo vivo ricordo, la bellezza del vincolo di amore che vi ha tenuto uniti, mano nella mano, fino all’ultima passeggiata insieme”». Con questo augurio il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha concluso il 16 giugno 2023 nella chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna l’omelia al funerale della prof. Flavia Franzoni, moglie dell’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi, scomparsa per un malore mentre stava percorrendo con il marito e alcuni amici un tratto del Cammino di san Francesco tra Gubbio e Assisi. Due giorni prima, il 14 giugno, l’arcivescovo di Milano Mario Enrico Delpini aveva celebrato nel duomo di Milano le esequie del senatore ed ex premier Silvio Berlusconi, morto all’età di 86 anni: «È stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà. Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio».

 

Documenti, 2023-3

E gli altri?

Discorso alla città per la vigilia di Sant’Ambrogio

Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano

Il discorso annuale pronunciato per la vigilia di Sant’Ambrogio 2022 dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, s’intitola E gli altri? Tra ferite aperte e gemiti inascoltati: forse un grido, forse un cantico. L’atteso intervento, come sempre tenuto davanti alla cittadinanza il 6 dicembre nella basilica di Sant’Ambrogio, si apre con una «confidenza personale»: con il passare del tempo, scrive l’arcivescovo, egli fatica sempre più a sopportare il malumore, a giustificare il lamento e l’aggressività. Per questi motivi il testo, rivolto a tutti (dai cittadini alle istituzioni, dai laici ai credenti) sprona a guardare oltre sé stessi e a porsi l’importante domanda: «E gli altri?».

Per trovare risposta a questa domanda l’arcivescovo crea un elogio dell’inquietudine: la paura dell’ignoto e del futuro serpeggia in una città che corre e progetta, ma spesso a vantaggio di pochi. E gli altri? Ma anche il realismo della speranza merita un elogio: l’inquietudine può essere un rimedio e il confronto con «gli altri» rende civile la convivenza tra i popoli. Ma chi sono questi «altri»? I bambini e le donne vittime di abusi, gli anziani soli, chi non ha voce, chi non va a scuola, chi non lavora, chi è sottopagato… Nell’elogio della politica è la risposta: fare degli altri i veri interlocutori di ogni nostro pensiero e azione, nutrirli dei frutti prodotti dal realismo della speranza.