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Documenti, 21/2018

Sinodo 2018: Documento finale

XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»

«I giovani hanno chiesto a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa: solo una Chiesa dei santi può essere all’altezza di tali richieste! Molti di loro l’hanno lasciata perché non vi hanno trovato santità, ma mediocrità, presunzione, divisione e corruzione. Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa… per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un deciso, immediato e radicale cambio di prospettiva!». La XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», inaugurata il 3 ottobre da papa Francesco e dal relatore generale, l’arcivescovo di Brasilia card. Sérgio da Rocha (cf. Regno-doc. 19,2018,585-594), si è conclusa il 28 con la pubblicazione di questo Documento finale. Frutto della riflessione che ha impegnato per quasi un mese i partecipanti al Sinodo, nella prima parte illustra l’analisi del contesto in cui i giovani sono inseriti, evidenziandone i punti di forza e le sfide; la seconda parte è invece interpretativa e fornisce alcune chiavi di lettura fondamentali; la terza, infine, presenta le scelte per una conversione spirituale, pastorale e missionaria. Per la prima volta il Documento, come stabilisce la recente costituzione apostolica Episcopalis communio (cf. Regno-doc. 17,2018,535), partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro, qualora approvato espressamente dal romano pontefice.

I padri sinodali ai giovani

XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Il 28 ottobre papa Francesco ha concluso con la messa la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Al termine della celebrazione eucaristica il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, ha letto la Lettera dei padri sinodali indirizzata ai giovani a conclusione delle assise (www.vatican.va).

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18 novembre 2018. Episcopati e violenze sui minori. Intorno al 18 novembre, che coincide con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, diversi episcopati si pronunciano sul problema. Oltre alla Conferenza episcopale polacca (cf. in questo numero a p. 702) intervengono il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, auspicando...

Risposta all’ex nunzio Carlo Maria Viganò

Sala stampa vaticana; card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi

In ottobre la Santa Sede ha risposto ufficialmente all’ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, che il 26 agosto (bit.ly/2Cds6CT) e il 27 settembre aveva pubblicato due dossier sull’immoralità dell’ex cardinale ed ex arcivescovo di Washington Theodore McCarrick, e aveva chiesto le dimissioni di papa Francesco e di altri numerosi prelati della curia romana (cf. Regno-att. 16,2018,452). La risposta della Santa Sede si è espressa in un Comunicato della Santa Sede, pubblicato il 6 ottobre, e in una Lettera aperta sulle recenti accuse alla Santa Sede del card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, pubblicata dalla Sala stampa vaticana il 7 ottobre. Mentre nel Comunicato si afferma che la Santa Sede sta integrando l’indagine già svolta dall’arcidiocesi di New York con «un ulteriore accurato studio dell’intera documentazione presente negli archivi dei dicasteri e uffici della Santa Sede riguardanti l’allora cardinale McCarrick», e che «non mancherà, a tempo debito, di rendere note le conclusioni del caso», la Lettera del card. Ouellet ribatte alle accuse di mons. Viganò e gli chiede di uscire dalla clandestinità e di pentirsi della sua «rivolta». Il 19 ottobre mons. Viganò ha reso noto un terzo dossier.

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Approvato il nuovo Messale

72° Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana

Conferenza episcopale italiana

Dopo un processo lungo 16 anni, è quasi giunto a compimento il processo della terza edizione del Messale romano, con l’approvazione da parte dell’episcopato italiano nella sua 72a Assemblea generale straordinaria tenutasi nell’Aula del Sinodo in Vaticano dal 12 al 15 novembre. Ora, come previsto dal motu proprio Magnum principium (Regno-doc. 17,2017,525) in vigore dall’anno scorso, rimane solo da attendere la «conferma», atto autoritativo con il quale la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ratifica l’approvazione dei vescovi. Il nuovo Messale comprende la nuova versione del Padre nostro («non abbandonarci alla tentazione») e dell’inizio del Gloria («pace in terra agli uomini, amati dal Signore»). La pubblicazione di una nuova edizione del Messale, che «costituisce un tassello prezioso della riforma liturgica» (card. Bassetti), sarà accompagnata da «una sorta di “riconsegna al popolo di Dio del Messale romano” con un sussidio che rilanci l’impegno della pastorale liturgica» (Comunicato finale). L’Assemblea ha inoltre lavorato su una revisione delle Linee guida per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nella Chiesa (Regno-doc. 7,2014,233), e ha deciso di creare presso la CEI un «Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili».

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Beati gli operatori di pace

Mons. Ivo Muser, vescovo di Bolzano-Bressanone

«In questi giorni in cui si ricorda, si riflette e si commemora, nessuno dovrebbe parlare di vittoria… Non si chiamano vittorie quelle che si raggiungono attraverso guerra, nazionalismo, disprezzo di altri popoli, lingue e culture. Alla fine di una guerra ci sono sempre e solo sconfitti!». Nel 100° anniversario della fine della Prima guerra mondiale (11 novembre 1918), con la lettera pastorale Beati gli operatori di pace, pubblicata il 31 ottobre, il vescovo di Bolzano-Bressanone mons. Ivo Muser ha colto l’occasione per una riflessione sul significato di quel conflitto, che è stato la «catastrofe primigenia del XX secolo» e la radice del nazionalsocialismo e della Seconda guerra mondiale; con l’ulteriore tragedia, per le popolazioni di lingua tedesca annesse all’Italia dopo il 1918, della politica di italianizzazione forzata applicata dal fascismo. «Allora come oggi – è l’attualizzazione sul presente – la pace viene minacciata da massicci deficit di giustizia e violazioni dei diritti umani. Particolarmente pericolose sono anche la glorificazione e la giustificazione della violenza: un chiaro e forte no deve attraversare tutta la nostra società, quando gruppi di persone sono sospettati in modo generico o quando s’invita a ripulire la nostra terra da determinate categorie di persone».

La temperanza, una virtù per il nostro tempo

Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto

Dopo la riflessione sulle virtù teologali (fede, speranza e carità), nella sua lettera pastorale per l’anno 2018-2019 – intitolata La temperanza. Una virtù per il nostro tempo e pubblicata il 1° settembre – l’arcivescovo di Chieti-Vasto mons. Bruno Forte avvia un approfondimento sulle virtù cardinali, «cardine su cui ruota la vita cristiana, premessa umana all’incontro sempre nuovo col Dio venuto a noi in Gesù Cristo»: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. La temperanza si rivela una virtù sorprendentemente attuale, anche se «poco di moda»: «Gli stili di vita che la globalizzazione diffonde fra noi risultano troppo spesso tutt’altro che temperanti, privi come sono di equilibrio…, incapaci di quel controllo che serve a valutare e a scegliere le opportunità, aiutando a relazionarsi agli altri e alle diverse situazioni in modo appropriato. I modi di comportarsi che i “media” propongono sono spesso smodati tanto nell’agire quanto nel linguaggio, e favoriscono atteggiamenti di prepotenza e di volgarità, che spesso caratterizzano anche i protagonisti della vita pubblica e della scena politica, col risultato di esercitare influenze fortemente negative specialmente sui giovani». Una virtù che ci offre una regola nelle relazioni, consentendoci di diventare «liberi da noi stessi, dalle cose e dagli altri, liberi per amare Dio e il prossimo».

Violenze su minori: chiediamo perdono

Conferenza episcopale polacca

«Ci scusiamo con Dio, con le vittime degli abusi, con le loro famiglie e con le comunità della Chiesa tutta, per tutti i mali arrecati ai bambini, ai giovani e ai loro parenti da parte del clero, delle persone consacrate e dei laici che lavorano nelle strutture della Chiesa. Chiediamo al Signore di darci la luce, la forza e il coraggio di combattere risolutamente la corruzione morale e spirituale, che è la fonte principale dell’abuso sessuale sui minori». Il 19 novembre, nel corso della loro 381a Assemblea plenaria, i vescovi cattolici della Polonia hanno chiesto perdono alle vittime di violenze sessuali da parte di sacerdoti in un documento intitolato Posizione della Conferenza episcopale polacca sugli abusi sessuali su minori da parte di alcuni membri del clero. Nel testo si annuncia anche l’inizio di un lavoro di analisi delle cause e raccolta dei dati, e si chiede «alle vittime di abusi da parte del clero, di segnalare il male che hanno vissuto e sofferto ai superiori della Chiesa e alle autorità statali competenti». Un Centro per la prevenzione degli abusi era stato costituito nel 2011, con la pubblicazione delle Linee guida per la protezione dei minori. La violenza sessuale su minori è un problema serio nella società polacca, non solo nel contesto della Chiesa cattolica. Tuttavia alcune associazioni di vittime hanno accusato il governo di favorire quest’ultima, poiché nel database pubblicato dal Ministero della giustizia all’inizio dell’anno mancavano i pastori condannati a pene detentive per simili crimini.

La carovana dei migranti: un dramma sociale

Conferenza episcopale dell’Honduras

Di fronte al dramma umano e sociale delle migliaia di honduregni che il 13 ottobre si sono messi in marcia per 3.500 km verso gli Stati Uniti, attraversando il Guatemala e il Messico (cf. Regno-att. 20,2018,618), i vescovi dell’Honduras hanno pubblicato il 20 ottobre un Comunicato, nel quale esprimono sdegno e preoccupazione: «È una realtà che indigna… che costringe una moltitudine di persone a lasciare quel poco che hanno, avventurandosi senza certezza alcuna sulla rotta migratoria verso gli Stati Uniti, con il desiderio di raggiungere la terra promessa, il “sogno americano” di risolvere i propri problemi economici e migliorare le proprie condizioni di vita, e in molti casi trovare la tanto anelata sicurezza fisica». Le responsabilità per il deterioramento della situazione del paese sono ampie – affermano i vescovi – e in larga parte ascrivibili agli ultimi esecutivi, tuttavia ora «è tempo che il governo, il settore finanziario, le imprese, i lavoratori, i contadini e la società tutta si assumano il compito di stabilire un nuovo patto sociale, che affronti in maniera approfondita e porti definitivamente a soluzione questo dramma sociale honduregno». Il giorno successivo, il 21 ottobre, anche i vescovi del Messico sono intervenuti con il comunicato Il grido del povero (cf. riquadro a p. 706).

Vescovi del Messico: il grido del povero

Conferenza episcopale messicana

Il 21 ottobre, dopo i vescovi dell’Honduras anche la Conferenza episcopale messicana è intervenuta sulla carovana dei migranti partita dall’Honduras per raggiungere gli Stati Uniti attraverso il Guatemala e il Messico. Ecco il Comunicato integrale, intitolato Il grido del povero (www.cem.org.mx; nostra traduzione dallo spagnolo).

Indice Documenti 2018

Argomenti Atti della Santa Sede Francesco Migranti e rifugiati in cerca di pace (Per la 51° Giornata mondiale della pace)                                                                                       ...