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Documenti, 3/2021

Disponibile per tutti

Spiritus Domini

Lettera apostolica motu proprio sull’accesso delle donne al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato

Francesco

Con la lettera apostolica motu proprio Spiritus Domini «sulla modifica del can. 230 § 1 del Codice di diritto canonico circa l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato», firmata il 10 gennaio e pubblicata l’11, papa Francesco ha aperto la possibilità di conferire i ministeri istituiti del lettore e dell’accolito anche alle donne, mentre rimangono riservati agli uomini i ministeri ordinati (diaconato, presbiterato ed episcopato). Il motu proprio è accompagnato da una Lettera al prefetto della Congregazione per la dottrina della fede circa l’accesso delle donne ai ministeri del lettorato e dell’accolitato.

Recependo le numerose e autorevoli richieste di modificare la disciplina sinora vigente, che riservava tali ministeri alle persone di sesso maschile, richieste avanzate anche da Sinodi dei vescovi come quello del 2019 per la regione pan-amazzonica, il papa evidenzia nel motu proprio come in questo modo, «oltre a rispondere a quanto è chiesto per la missione nel tempo presente e ad accogliere la testimonianza data da moltissime donne che hanno curato e curano il servizio alla Parola e all’Altare, apparirà con maggiore evidenza – anche per coloro che si orientano al ministero ordinato – che i ministeri del lettorato e dell’accolitato si radicano nel sacramento del battesimo e della confermazione».

Che cosa sappiamo delle diacone?

Phyllis Zagano, Bernard Pottier sj

«L’immensa quantità di attestazioni letterarie, epigrafiche e storiche concernenti le donne diacono rimanda a fatti ancora più numerosi al riguardo, non ancora scoperti o a noi definitivamente preclusi. Ma noi sappiamo che esse sono esistite. Abbiamo prove solide che fossero ordinate dai vescovi e che servissero questi vescovi nelle attività ministeriali. Oggi, parrebbe che niente vieti alle donne di accedere all’ordinazione diaconale».

Mentre papa Francesco con la lettera Spiritus Domini (cf. in questo numero a p. 65) decreta che possano accedere ai ministeri istituiti di accolito e lettore anche le donne, rimane aperta la riflessione sul loro accesso al diaconato, attestato da molteplici fonti letterarie, epigrafiche e storiche, in Occidente fino al XII secolo e in Oriente anche oltre.

Nel saggio che proponiamo, gli studiosi Phyllis Zagano e Bernard Pottier riepilogano lo stato della questione e riaffermano come questo ulteriore passo sia possibile.

Patris corde

Lettera apostolica per il 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe patrono della Chiesa universale

Francesco

«Dopo Maria, madre di Dio, nessun santo occupa tanto spazio nel magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo». Con la lettera apostolica Patris corde, firmata e pubblicata l’8 dicembre 2020, Francesco ha inteso porsi nel solco dei suoi predecessori, in particolare di Pio IX che 150 anni fa dichiarò san Giuseppe patrono della Chiesa universale. Il documento, dal quale traspare la nota devozione personale che Francesco coltiva verso questa figura, «intende promuovere la pietà giuseppina tra i fedeli, orientandola secondo gli indirizzi che ritiene adeguati al tempo presente», come ha commentato D. Menozzi in Regno-att. 22,2020,662. In particolare il papa rilegge san Giuseppe secondo diverse chiavi: di «padre amato», di padre «nella tenerezza», «nell’obbedienza» e «nell’accoglienza», di «padre dal coraggio creativo», di «padre lavoratore» e di «padre nell’ombra»: concetto, quest’ultimo, già sottolineato nella parte introduttiva, dove, riferendosi a «questi mesi di pandemia», Francesco osserva: «Tutti possono trovare in san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà». Contestualmente alla pubblicazione della lettera Patris corde il papa ha indetto dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 «uno speciale anno di san Giuseppe», nel corso del quale i fedeli potranno lucrare l’indulgenza plenaria secondo le modalità precisate nel decreto che la Penitenzieria apostolica ha emanato lo stesso 8 dicembre 2020.

Disponibile per tutti

Buone prassi per i minori in parrocchia

Sussidio per i formatori, gli educatori e gli operatori pastorali

Servizio nazionale per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili

Nel settembre 2020 sono stati pubblicati e resi disponibili on-line dalla Conferenza episcopale italiana i primi due testi redatti dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

I sussidi, finalizzati a essere il primo approfondimento per educatori, formatori, operatori pastorali, ma anche per volontari, allenatori sportivi e addetti al servizio di bar o di pulizie in parrocchia, divengono anche – come ha sottolineato mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio – un importante strumento per prevenire ogni forma di abuso in ambito ecclesiale e favorire la nascita di nuovi atteggiamenti e di una nuova coscienza.

I primi due testi, Le ferite degli abusi e Buone prassi di prevenzione e tutela dei minori in parrocchia (qui presentato), sono l’inizio di una serie, pensata per affiancare e dare concretezza pratica alle Linee guida CEI del maggio 2019 (Regno-doc. 15,2019,500). La collana, ideata dunque come un percorso che tocchi tutti gli ambiti connessi alla tutela, sarà opera di esperti e membri del Servizio, tra cui ricordiamo don Gianluca Marchetti, cancelliere della diocesi di Bergamo e membro del Servizio nazionale, e don Francesco Airoldi, autori del sussidio qui pubblicato. Questo testo analizza tutte le figure, le attività, i luoghi e gli strumenti delle realtà parrocchiali, con l’intento di accompagnare la comunità intera nella realizzazione di uno stile educativo condiviso e corresponsabile.

Per un risveglio repubblicano contro i separatismi

Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

Dopo gli ultimi attacchi terroristici dell’ottobre scorso, con uno storico discorso tenuto il 2 ottobre nella città di Les Mureaux, comune della banlieue parigina, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha lanciato una sfida ai «separatismi» e alle derive del comunitarismo islamico, non senza elaborare un’autocritica alle politiche francesi degli ultimi decenni nei confronti dell’immigrazione, che hanno perso il polso del crescente disagio sociale tra le fasce più emarginate, e alla mancata elaborazione culturale del passato coloniale del paese.

Il capo di stato francese ha invocato un «risveglio repubblicano» fondato su «cinque pilastri»: l’ordine pubblico, il regolamento delle associazioni, la scuola, un «islam dei Lumi», un investimento sui giovani. Sono qui anticipati gli assi del progetto di legge in un primo tempo definito «contro il separatismo religioso», poi ribattezzato «a sostegno dei principi della Repubblica», che il Consiglio dei ministri ha approvato il 9 dicembre e il Parlamento inizierà ad esaminare in febbraio. Cf. anche, in questo numero a p. 116, il documento sui valori dell’islam francese, auspicato dal presidente Macron ed elaborato dal Consiglio francese del culto musulmano.

I principi dell’islam di Francia

Consiglio francese del culto musulmano

Dopo l’impegno assunto dal governo francese di arginare il radicalismo islamico rafforzando i principi repubblicani (cf. in questo numero a p. 104), il Consiglio francese del culto musulmano – che riunisce le federazioni islamiche francesi – ha proceduto a mettere per iscritto la compatibilità dell’islam con i principi della Repubblica e il rifiuto della sua strumentalizzazione a fini politici. È stata così firmata il 18 gennaio la Carta dei principi dell’islam di Francia, un documento che era stato richiesto a novembre dal presidente Emmanuel Macron per tentare di sradicare estremismo e settarismo dal paese dopo gli attentati terroristici del 16 ottobre a Parigi e del 29 ottobre a Nizza.

La Carta afferma che «i valori islamici sono perfettamente compatibili con i principi del diritto vigenti nella Repubblica e i musulmani francesi appartengono pienente alla comunità nazionale». L’auspicio del governo francese è che l’adozione formale della Carta avvii una profonda ristrutturazione dell’islam nel paese, con la creazione di un Consiglio nazionale degli imam responsabile della formazione e selezione delle guide del culto.

Giustificatevi!

Sul dialogo islamo-cristiano e l’attuale dibattito sull’«islam politico»

Regina Polak

Dopo l’attacco terroristico a Vienna del 2 novembre 2020, in Austria e Germania si è acceso il dibattito su come confrontarsi con l’«islam politico», e anche il dialogo interreligioso si è trovato sotto i riflettori, quando non sotto accusa. Per portare nella discussione anche «la visione di quelle teologhe e teologi, operatrici e operatori pastorali che sono impegnati nel dialogo interreligioso», la teologa Regina Polak è intervenuta con un contributo dal titolo Giustificatevi! Considerazioni su stile, atteggiamento e forma nell’appello al confronto con l’«islam politico».

In particolare la critica della studiosa si concentra sul fatto che invocare un dialogo interreligioso più «duro» e una sorta di auto-giustificazione dei musulmani di fronte al terrorismo islamista, come stanno facendo alcuni teologi, porta come conseguenza un danno permanente ai rapporti di fiducia che si sono creati negli anni, oltre a basarsi su una scarsa conoscenza – se non una volontaria trascuratezza – dei risultati già raggiunti.

Intensificare la lotta contro l’antisemitismo

Consiglio dell’Unione Europea

«Qualsiasi forma di antisemitismo, intolleranza od odio razzista è incompatibile con i valori e gli obiettivi dell’UE e dei suoi stati membri e dev’essere affrontata con un’azione decisiva a livello europeo e nazionale». La Dichiarazione sull’integrazione della lotta contro l’antisemitismo in tutti i settori d’intervento, approvata dal Consiglio dell’Unione Europea il 2 dicembre, intende intensificare la lotta contro l’antisemitismo e proteggere la vita ebraica nel continente, partendo dalla costatazione che «l’antisemitismo in tutte le sue forme è sempre più diffuso in Europa. L’aumento delle minacce per gli ebrei in Europa, ivi comprese la rinascita dei miti del complotto e le espressioni pubbliche di antisemitismo, in particolare nel contesto della pandemia di COVID-19, e l’aumento degli episodi di antisemitismo e dei crimini d’odio sono motivo di grande preoccupazione». La dichiarazione è stata accolta dalle comunità ebraiche con favore, ma anche con alcune critiche alle istituzioni europee (cf. Regno-att. 2,2021,49).