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Il Regno delle Donne

Abusi: una lettura sistemica

In vista della Giornata contro gli abusi sui minori (e non solo) del 18 novembre Noi siamo Chiesa, Adista e ItalyChurchToo hanno promosso a Milano la seconda tappa del convegno «La comunità ecclesiale di fronte agli abusi: percorsi e riflessioni per una cultura della prevenzione», in maniera innovativa perché l’approccio è stato sistemico. Tanti i temi affrontati: autorità e prospettive di genere, attenzione a non annacquare il lessico della vulnerabilità, aporie del diritto ecclesiale. Anche le relazioni fra donne fanno parte del sistema e non possono rimanere in ombra.

Il Convegno aveva avuto una prima tappa il 29 ottobre, con un confronto con Gottfried Ugolini e Marina Bruccoleri della Diocesi di Bolzano-Bressanone, unica esperienza italiana di una Chiesa che ha aperto gli archivi diocesani all’analisi di uno studio legale indipendente. Il suo titolo era infatti «Il cammino di una Chiesa contro gli abusi» e si può rivedere integralmente qui. La seconda giornata del 15 novembre all’Auditorium San Marco di Milano aveva lo scopo di proporre riflessioni, tramite relazioni, testimonianze e laboratori. Anche questa si può rivedere qui.

Il tema degli abusi nella Chiesa è ormai emerso e discusso in varie sedi: da assemblee sinodali a incontri pastorali, da convegni accademici a corsi di formazione professionale. Eppure, una giornata come quella milanese ha presentato già dal suo impianto qualcosa di inedito: non solo perché è riuscita a creare una sinergia tra relatrici e relatori appartenenti a mondi diversi (università, giornalismo, associazionismo, libere professioni, gruppi ecclesiali), ma soprattutto perché ha saputo affrontare la questione in prospettiva sistemica.

L’io violato: un sistema sacrale da rivedere

L’apertura è toccata al prof. Aristide Fumagalli, coautore del volume Abusi nella Chiesa, la pubblicazione che raccoglie i frutti del corso «L’io violato» promosso nel 2024 dalla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – Sezione di Torino. L’esercizio dell’auctoritas, che dovrebbe accrescere e far fiorire le vite, può degenerare in un potere che toglie libertà e autonomia alle persone; tale deriva è facilitata, se non addirittura prodotta, da alcuni fattori sistemici che Fumagalli ha analizzato in modo puntuale e circostanziato.

L’effetto euforizzante del potere è tanto più pericoloso in un sistema che lo connota in senso sacrale: la persistenza della concezione del presbitero come alter Christus, di cui la riserva maschile sembra essere una precondizione imprescindibile, non permette il sano sviluppo della dimensione fraterna del ministero, e genera il piedistallo del clericalismo.

Le questioni di genere sono implicate come causa o come effetto dei fattori sistemici analizzati: il cosiddetto «genio femminile», l’idealizzazione della donna a prezzo del sacrificio delle donne reali hanno a che fare con una immagine di Dio che chiede obbedienza cieca, una visione teologica distorta che spesso genera sensi di colpa nelle vittime di abusi.

Nella riflessione, riecheggiano temi familiari alla teologia delle donne, che ha decostruito una certa immagine maschile di Dio e l’interpretazione sacrificale della croce di Cristo.

Le teologhe e la «vulneranza»

E non a caso sono gli apporti di diverse teologhe, specialmente di area tedesca, a innervare l’intervento di Ludovica Eugenio, direttrice di Adista, che supera la prospettiva della vulnerabilità individuale delle vittime per portare alla luce il concetto di «vulneranza» del sistema.

Ute Leimgruber, docente di Teologia pastorale all’Università di Regensburg, sposta l’accento dal dato soggettivo della vulnerabilità della vittima colta nella sua dimensione passiva a quello oggettivo della «vulneranza», ovvero alla capacità attiva intrinseca di alcuni contesti di ferire, di generare una lesione. Eugenio cita la filosofa Judith Butler: «Noi non siamo mai vulnerabili e basta, ma sempre vulnerabili a una situazione, a una struttura sociale, a qualcosa su cui facciamo affidamento e in relazione alla quale siamo esposti».

Gli abusi avvengono in contesti di cura pastorale; l’autodifesa del sistema vulnerante rischia di trasformarsi in un boomerang quando tali contesti, nel tentativo di negare gli abusi, perdono credibilità e affidabilità. La Chiesa potrà superare la crisi proprio grazie al potere creativo delle persone vulnerabili sopravvissute agli abusi che, rompendo il silenzio, hanno la forza e il potere d’innescare un processo creativo di ricostruzione e guarigione della comunità.

E queste voci potenti di vite rigenerate, liberate e sopravviventi si sono espresse con forza nel corso della giornata, sia nei liberi interventi, sia attraverso le relazioni di alcuni psicoterapeuti (Dante Ghezzi, Raffaele Iavazzo, Fabrizia Raguso) che si occupano di minori, di presbiteri abusanti, di uomini e donne vittime di comunità religiose.

Il mio intervento sulle riforme del diritto canonico a confronto con il dolore e il coraggio delle vite reali ha reso evidenti alcune aporie del sistema: il diritto sostanziale negli ultimi anni si è arricchito di nuove fattispecie di reato e di nuove istituzioni preposte a garantire l’ascolto, l’accompagnamento e la prevenzione; il diritto processuale, invece, non risulta ancora in grado di rispondere alle istanze di giustizia.

Soprattutto, manca una cultura della giustizia rigenerativa che coinvolga non solo le parti in causa, ma anche le relazioni comunitarie.

Anche le donne s’interrogano

In una giornata così ricca di storie, ha trovato posto la voce di donne abusate in comunità femminili, e perfino la testimonianza di un uomo abusato spiritualmente da una superiora religiosa. Si parla poco della capacità abusante delle donne, sulle donne e non solo; la scarsa consapevolezza del fenomeno fa sì che le vittime si sentano particolarmente sole e non riconosciute.

Questo genera una sofferenza profonda, una difficoltà nel vivere i rapporti tra donne, e un atteggiamento di sospetto verso il femminismo tout-court.

Appare quindi quanto mai opportuno il tema scelto dalle teologhe italiane per il seminario 2026 «Sorelle? Alleanze e conflitti delle donne»: abbiamo tutti e tutte bisogno di una sororità, oltre che di una fraternità, che sappia attraversare i conflitti e abbia la forza di rigenerare le relazioni ferite.

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