d
Il Regno delle Donne

Il Sant'Uffizio: c'era una volta, or non c'è più

Congiuntura o congiura? Osservati dall'esterno alcuni atti della curia romana mostrano una singolare convergenza di misure restrittive, interpretazioni riduttive, indicazioni selettive, e in almeno due casi c'entrano le donne. Speriamo di poter presto dissipare i timori di una strategia di contro/riforma rispetto agli auspici di Francesco.

Non è passata inosservata la nota di Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nonché presidente, allo stesso titolo, della Commissione teologica internazionale e della Commissione di studio sul diaconato delle donne, a breve (29 giugno) cardinale di santa romana Chiesa. Certamente, in ogni caso, la forma pubblica e l'ampia diffusione del testo era nelle precise intenzioni dell'autore, evidenti non solo nel luogo di pubblicazione e nel rilievo della firma, ma anche nella forma solenne e perentoria del linguaggio.

Dunque non ci sottraiamo all'invito al dia/logo, almeno nella forma che ci è concessa. Come infatti spiega il sito stesso della Congregazione, con la Bolla Licet ab initio Paolo III Carafa diede avvio nel 1542 alla santa romana e universale Inquisizione, divenuta nel 1908 Sant'Uffizio. Dopo il Concilio (Paolo VI e Giovanni Paolo II) tuttavia, è ovvio, non può aver cambiato solo il nome, ma certo avrà mutato anche il metodo e dunque ci si rallegrerà per i commenti che queste parole suscitano, come suggerisce Francesco commemorando i 50 anni del Sinodo:

Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio.

Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola "Sinodo". Camminare insieme – laici, pastori, vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica. Dopo aver ribadito che il popolo di Dio è costituito da tutti i battezzati chiamati a «formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo» [il concilio Vaticano II proclama che «la totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dal Santo (cf. 1Gv 2,20-27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando “dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici” mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di morale»]. Quel famoso infallibile “in credendo”.

Certo fra i due testi c'è grande differenza, non solo di livello ecclesiastico, evidentemente, ma anche di spirito, nonostante la citazione di EG n. 104 che Ladaria non fa mancare, per affermare che quanto dice non è condiviso dal popolo cristianoaltrimenti perché ribadire? – ma da papa Francesco sì.

Il "no" al sacerdozio femminile e le argomentazioni "deboli"

La questione è ancora quella della non/ordinazione presbiterale (pardon, sacerdotale) delle donne, ripresa non solo nei termini già noti dei documenti precedenti, ma inserita in un quadro che alza significativamente il tiro, esibendo un linguaggio ecclesiologico da societas perfecta con un Cristo fondatore la cui presenza viene ristretta, con zoomate reiterate, ai sacramenti – cioè all'eucarestia – che cioè ha necessità di un sacerdote – che cioè è un uomo – senza mancare di schierare tutto l'apparato della “infallibilità”, quella proclamata... nel 1870.

Perché questo cortocircuito, passando da Cristo logos a sposo della Chiesa, a “in persona Christi senza segnalare il diverso piano dell'argomentazione? Non era meno azzardato dire semplicemente “no”, senza scomodare addirittura – e rovesciare! – la citazione giovannea della vite e i tralci (cf. Gv15,4), decisamente fuori target? Forse perché il “fronte del no” ha pochi argomenti e dunque sente di dover osare di più?

Del resto, i tempestivi commenti di Andrea Grillo (qui e qui) già hanno segnalato la debolezza dell'argomentazione e la modalità impositiva dello stile, nonché l'ansia verosimilmente provocata da un’importante presa di parola femminile, spesso in alleanza con compagni di fede e di studio.

Quello che colpisce ancora di più, tuttavia, come suggerivo sopra, è la concomitanza con altre iniziative: l'esortazione apostolica Vultum Dei quaerere era già rivolta unicamente alla «vita contemplativa femminile», ma il motivo sembrava rintracciabile nella Conclusione dispositiva, che abrogava «articoli dispositivo-normativi» di documenti precedenti, compresa Verbi sponsa del 1999, relativi alle forme della clausura e alle federazioni di monasteri femminili. Esce ora Cor orans, della Congregazione che precisa, restringe, precetta e al n. 5 spiega cosa significa Santa Sede:

Per Santa Sede nella presente istruzione si intende la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. 

Anche in questo caso si dovrebbe vedere non solo che operazione viene fatta, ma anche che ecclesiologia viene delineata e che idea di donne (e uomini) viene suggerita. Su questo non mancheremo di tornare, attivando laboratori e luoghi di dibattito, convinte che facendo mancare osservazioni e riflessioni verremmo meno a un preciso, ancorché faticoso, compito.

Una parola ancora si potrebbe dire nuovamente di Veritatis gaudium, esortazione apostolica in cui all'arioso Proemio fanno seguito molte norme della rispettiva Congregazione, questa volta per l'insegnamento della religione cattolica. Certo il  Proemio pontificio informa e indirizza le norme. O qualcuno pensa per caso il contrario? O ci dobbiamo aspettare delle altre norme dispositive restrittive? Un reticolo quasi nascosto che pian piano erode l'aria di nuovo che si è affacciata?

A proposito di questo blog 

Commenti

  • 20/06/2018 mantellicarla59@gmail.com

    Non fanno tenerezza questi uomini di Chiesa che non solo si ostinano a difendere l'indifendibile, ma soprattutto sono convinti di potere fare affermazioni definitive e irrevocabili?

  • 15/06/2018 francescopieri1962@gmail.com

    Continuo a non capire a chi stesse rispondendo Ladaria appunto con un atto così formale e perentorio sulla dottrina già nota: è uscito qualche libro? si celebra qualche convegno? ha ricevuto la proposta di formare una commissione di dialogo? chiedo se qualcuno ha elementi precisi in proposito.

  • 13/06/2018 francescopieri1962@gmail.com

    anch'io mi sono chiesto quale importante "presa di parola femminile" abbia provocato questa nuovo pronunciamento vaticano: qualcuno sa darmi indicazioni in proposito?

  • 11/06/2018 m.valdinoci@gmail.com

    Grazie Cristina della forza e pacatezza delle argomentazioni

  • 08/06/2018 teresaferra@hotmail.it

    Vorrei ringraziarvi di vero cuore per per la "parola" che continuate a seminare ìn un recinto sempre più ristretto e limitante di parole e regole che hanno il solo compito, a mio avviso, di restringere l'orizzonte di un respiro più ampio e di un Evangelo che libera.

    Sia data la parola alle donne, e non solo, sia aperto il campo di visione in retrospettica su una chiesa primitiva e fresca, fatta di uomini e di donne che hanno tessuto una chiesa sulla buona notizia e che ora sembra non riscaldare più. A voi tutto il mio sostegno di semplice credente. Teresa

  • 08/06/2018 valentinapecoraro1982@gmail.com

    #DonnaMinisteri Vorrei rifare un'altra tesi sistematica e programmatica che riassuma in sé punti deboli, domande di riflessione e analisi postmoderna. Il discorso ecclesiologico si evolve adesso nel contesto postmoderno e postconciliare, ci sono tematiche che sono state volutamente scartate dalle commissioni di studio del Vaticano II; il discorso sulla diaconia non può essere staccato dai "Modelli di Chiesa", cammina insieme. Una tesi potrà sempre diventare un libro.. 🤔

Lascia un commento

{{resultMessage}}