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Documenti, 5/1992, 01/03/1992, pag. 134

Dichiarazione dell’arcivescovo di Canterbury

Arcivescovo di Canterbury

Leggi anche

Documenti, 2017-5

Una visione futura dell’Europa

All’Institut catholique di Parigi

Justin Welby, arcivescovo di Canterbury

A pochi mesi dalla Brexit, il referendum che ha deciso per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il 17 novembre l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha tenuto all’Institut catholique di Parigi una prolusione su «La nostra visione dell’Europa nel XXI secolo alla luce del bene comune», nel corso di una cerimonia in cui gli è stato conferito un dottorato honoris causaSecondo il primate anglicano, «nessuno si può permettere di vedere la decisione del Regno Unito di lasciare l’UE come un ponte levatoio che si è alzato troncando tutte le nostre relazioni con il continente europeo. L’idea dell’Europa deve varcare i confini dell’Unione Europea». Senza risparmiare critiche al burocratismo centralistico delle istituzioni europee e a un’integrazione che si è compiuta solo a livello economico e con un’impostazione mercantilistica, l’arcivescovo indica la necessità di ritrovare i valori condivisi dell’Europa, «affermando l’idea di un’“Europa cattolica”» e recuperando «la capacità di condividere il proprio lessico religioso con il resto del continente». «Sussidiarietà, solidarietà, gratuità, creatività. Possono essere queste le architravi per una visione dell’Europa cattolica nel XXI secolo».

Documenti, 2014-5

L'eredità della Riforma

R. Williams, già arcivescovo di Canterbury
«I temi principali dell’autentica teologia della Riforma non soltanto rappresentano una ripresa di molte delle idee più radicali del pensiero patristico, ma offrono anche una risorsa per affrontare le crisi sociali contemporanee altrettanto solida e profonda della tradizione della dottrina sociale cattolica. Non che esse siano rivali, sono anzi interpretazioni complementari ». Nell’ambito del Congresso internazionale verso il giubileo della Riforma nel 2017, organizzato a Zurigo dalla Federazione delle Chiese protestanti svizzere e dalla Chiesa evangelica in Germania dal 6 al 10 ottobre 2013 su «500 anni di Riforma: sfide e significato oggi», l’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams il 6 ottobre ha sviluppato il tema «L’eredità della Riforma». In un’ampia analisi il teologo anglicano mette a fuoco tre aspetti della teologia protestante che conservano un’importanza permanente per la vitalità della comunità cristiana nel suo insieme, e altri tre più ambivalenti che necessitano di un superamento, sintetizzando l’aspirazione della Riforma a «una fede cristiana che non richiede alcun tipo di “infantilizzazione” del fedele».
Documenti, 2006-17

La croce e la mezzaluna

G. Carey, già arcivescovo di Canterbury
Stiamo davvero assistendo a un nuovo scontro di civiltà agito attraverso le religioni? All’indomani della lezione di Benedetto XVI all’Università di Regensburg e del dibattito che ne è scaturito (cf. qui a p. 540), George Carey, arcivescovo emerito di Canterbury, nella conferenza tenuta il 18 settembre al Newbold College di Bracknell (Gran Bretagna) su «La croce e la mezzaluna. Lo scontro tra le religioni in un’epoca di secolarizzazione» parla del confronto tra cristianesimo e islam proponendo alcuni percorsi. Posto che «oggi domina la regola del politically correct», in base alla quale «non possiamo porre domande scomode … senza che la gente concluda che stiamo attaccando un’altra religione», il dialogo con l’islam deve rispettare «il sentimento religioso» dell’altra fede, per giungere a «quello che papa Giovanni Paolo II chiamava "il dialogo dello spirito"». Poi occorre «sfidare il mondo laico a considerare la fede religiosa con un partner nella soluzione dei problemi del mondo». Infine il dialogo non può prescindere né dall’emarginazione che l’islam vive nelle periferie del mondo, né dalle difficoltà vissute dalle minoranze religiose in terra islamica. Stampa (20.9.2006) da sito Internet glcarey.co.uk; nostra traduzione dall’inglese. Sottotitoli redazionali.