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Documenti, 3/2014

Irradiare gioia, edificare la pace. Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Francesco
Come da «lunga e consolidata tradizione», il pontefice ha ricevuto – il 13 gennaio – i membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Il discorso di Francesco si è incentrato sulla fraternità, tema già al cuore del suo primo messaggio per la Giornata mondiale della pace (Regno-doc. 1,2014,1ss). Il papa ha percorso – tra Medio Oriente, Africa e Asia – una panoramica delle più recenti «ferite» alla pace, riconoscendole come altrettante negazioni della dignità umana. Tra esse, in particolare, l’«impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente» – ancor più scandalosa «se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo» – e «il dramma delle moltitudini costrette a fuggire dalla carestia o dalle violenze e dai soprusi». Il papa ha poi invitato a un impegno comune per «favorire una cultura dell’incontro» e per una diplomazia capace di «irradiare la gioia», in sintonia con quanto già detto dal nuovo segretario di stato mons. Pietro Parolin, lo scorso 13 dicembre, davanti allo stesso corpo diplomatico (cf. riquadro a p. 68).

Con un cuore semplice e umile, senza mondanità. Ai futuri cardinali

Francesco
Dopo aver reso noti – nel corso dell’Angelus di domenica 12 gennaio – i nomi dei nuovi cardinali, i primi designati dall’attuale pontefice, papa Francesco ha scritto loro una breve lettera, invitandoli a ricevere la designazione «con gaudio», ma rimanendo lontani «da qualsiasi espressione di mondanità», o «festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà». I nuovi cardinali saranno creati nel Concistoro del prossimo 22 febbraio. Pubblichiamo di seguito il testo della lettera (www.vatican.va).

Collaboriamo a rendere il mondo più felice. Al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Mons. P. Parolin
Lo scorso 13 dicembre, nella Sala Regia del Palazzo apostolico vaticano, mons. Pietro Parolin, nuovo segretario di Stato, ha incontrato per la prima volta il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, invitando i presenti a collaborare per dare risposta a una delle aspirazioni più profonde dell’uomo: «L’aspirazione alla felicità». La diplomazia – ha ricordato Parolin – ha infatti una missione essenziale: «Lavorare a rendere il mondo più felice, con l’instaurazione o il potenziamento di rapporti sempre più fraterni». Pubblichiamo di seguito il suo discorso in una nostra traduzione dal francese (www.vatican.va).

Il monoteismo cristiano contro la violenza

Commissione teologica internazionale
«In quale modo la teologia cattolica può confrontarsi criticamente con l’opinione culturale e politica che stabilisce un intrinseco rapporto fra monoteismo e violenza? In quale modo la purezza religiosa della fede nell’unico Dio può essere riconosciuta come principio e fonte dell’amore fra gli uomini?». Si confronta con questa duplice domanda il documento Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza, pubblicato il 16 gennaio dopo un lavoro condotto nell’arco del quinquennio 2009-2013 da una sottocommissione della Commissione teologica internazionale, l’organismo costituito all’interno della Congregazione per la dottrina della fede per aiutare la Santa Sede nell’esame delle questioni dottrinali di maggior importanza. I teologi che hanno elaborato il documento riespongono l’autentica comprensione della confessione trinitaria del Dio unico e mostrano come la rivelazione di Gesù Cristo – che manifesta l’amore di Dio – neutralizzi la giustificazione religiosa della violenza.

Riservata al papa. Comunicato finale

Consiglio permanente della CEI
La sessione invernale del Consiglio episcopale permanente (Roma, 27-29.1.2014) è stata largamente dedicata alla «rivisitazione dello Statuto» della Conferenza episcopale, a partire dall’invito e secondo le indicazioni di papa Francesco ai vescovi italiani (Regno-doc. 11,2013,332ss). Partendo dai contributi ricevuti dalla consultazione presso tutti i vescovi, il Consiglio si è concentrato su 4 temi: «Le modalità di nomina delle diverse figure della Presidenza; le procedure di lavoro del Consiglio permanente e dell’Assemblea generale; la valorizzazione delle conferenze episcopali regionali; il compito delle commissioni episcopali». Circa la nomina del presidente è emersa l’importanza di salvaguardare «il peculiare rapporto tra la Chiesa che è in Italia e il santo padre», per cui «si ritiene che debba continuare a essere riservata al papa, sulla base di un elenco di nomi, frutto di una consultazione di tutto l’episcopato». Il Consiglio permanente si è occupato anche della sintesi relativa alle risposte delle diocesi al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia e del testo delle linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, in vista della sua approvazione definitiva.

La famiglia riformabile. Risposta al questionario per il Sinodo sulla famiglia

Comunità pastorale di Saronno (VA)
All’iniziativa «Aiuta la Chiesa ad ascoltare le famiglie» che la rivista ha lanciato come contributo alla «capillare diffusione» che papa Francesco ha voluto imprimere ai temi del prossimo Sinodo sulla famiglia (Regno-doc. 21,2013,698), hanno risposto in tanti (Regno-att. 2,2014,5). Tra le risposte abbiamo scelto di pubblicare quella d’ampio respiro a firma della Commissione famiglia della Comunità pastorale «Crocifisso risorto» di Saronno. Essa puntualizza in apertura che le sfide poste alla famiglia sono poste all’intera pastorale della Chiesa nel suo complesso». Essa nfatti costituisce l’«ossatura portante del ministero di evangelizzazione della Chiesa». Riflettendo sulla famiglia, quindi, si reimposta «la pastorale nel suo insieme. La stessa nuova metodologia, che prepara il Sinodo dei vescovi con un itinerario sinodale che coinvolge l’intero popolo di Dio, – afferma la Commissione – muove da questa impostazione comunionale complessiva e la sollecita».

La vera situazione della Chiesa. Per la visita «ad limina»

I laici nei Paesi Bassi
«Siamo convinti che, se la comunità di fede locale occupa un posto centrale nella Chiesa, quest’ultima sarà in grado di tornare a crescere». Un’ecclesiologia «dal basso» è quella che sorregge questa ferma denuncia che un’associazione di circa 4.000 laici di Utrecht, la Bezield Verband, insieme a una sessantina di docenti riuniti nel Professoren Manifest, ha fatto pervenire a papa Francesco in vista della visita ad limina dei vescovi dei Paesi Bassi, avvenuta il 2 dicembre scorso (cf. riquadro a p. 113). Oggetto della denuncia, la decisione di rispondere al calo della pratica liturgica e delle risorse finanziarie (ma soprattutto delle vocazioni sacerdotali, dicono i laici) con una politica di drastica soppressione delle parrocchie, fuse in poche «megaparrocchie» dette «luoghi di speranza», e di vendita degli edifici di culto, attuata con modalità autoritarie e foriera, sempre secondo gli autori del documento, di ulteriori abbandoni da parte dei fedeli. «Dal basso» è anche l’alternativa proposta: decentramento, autonomia delle singole comunità nel decidere del proprio destino (e dei propri beni, a partire dagli immobili), collaborazione tra parrocchie, valorizzazione dei laici.

Nuova evangelizzazione e libertà religiosa

Conferenza episcopale del Vietnam; Responsabili religiosi vietnamiti
La lettera indirizzata «alla comunità del popolo di Dio» è stata presentata dai vescovi del Vietnam in occasione della XII Assemblea della Conferenza episcopale, celebrata presso il Centro pastorale dell’arcidiocesi di Saigon (7-11.10.2013). Vi si annuncia il programma pastorale del triennio 2014-2016, posto sotto il segno della «nuova evangelizzazione», intesa come «trasformazione della mentalità, degli orientamenti e dei metodi dell’azione pastorale». Nel 2014 si inizierà dalle famiglie, destinatarie e soggetti privilegiati dell’impegno missionario. La Dichiarazione che segue è stata redatta e firmata da un gruppo di responsabili religiosi di diverse confessioni – rappresentanti del buddhismo, del caodaismo, pastori protestanti e sacerdoti cattolici – e riguarda il progressivo, subdolo controllo sulle religioni esercitato per mezzo di testi legislativi che, lungi dall’affermare la libertà e i diritti delle religioni come si proporrebbero, sono strumenti che consentono allo stato di controllare credenti e gruppi religiosi per la privazione di diritti accordati agli altri cittadini e alle altre associazioni.

La nuova evangelizzazione

Conferenza episcopale del Vietnam

Sulla libertà religiosa

Responsabili religiosi vietnamiti

Contrasti sul primato nella Chiesa universale

Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa; Patriarcato Ecumenico
La Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale riaccende i contrasti tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Prendendo le distanze dal Documento di Ravenna, il testo afferma: «La Chiesa ortodossa non accetta la dottrina della Chiesa romana sul primato papale (…). I teologi ortodossi (…) hanno sempre ritenuto che il primato d’onore accordato ai vescovi di Roma abbia un carattere umano e non sia di derivazione divina»; e conclude: «La sede patriarcale di Costantinopoli gode del primato di onore sulla base dei sacri dittici riconosciuti da tutte le Chiese locali ortodosse». A breve distanza è giunta la risposta del teologo E. Lambriniadis che, argomentando a nome del Patriarcato Ecumenico, ribalta la tesi: «Il primato dell’arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici (…). Se ci accingiamo a parlare dell’origine di un primato, allora la fonte di un tale primato è la persona stessa dell’arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno “tra pari”, ma come arcivescovo di Costantinopoli, e quindi come patriarca ecumenico, è il primo senza eguali». Cf. Regno-att. 2,2014,54.

Il primato d'onore

Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa
La Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale riaccende i contrasti tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Prendendo le distanze dal Documento di Ravenna, il testo afferma: «La Chiesa ortodossa non accetta la dottrina della Chiesa romana sul primato papale (…). I teologi ortodossi (…) hanno sempre ritenuto che il primato d’onore accordato ai vescovi di Roma abbia un carattere umano e non sia di derivazione divina»; e conclude: «La sede patriarcale di Costantinopoli gode del primato di onore sulla base dei sacri dittici riconosciuti da tutte le Chiese locali ortodosse». A breve distanza è giunta la risposta del teologo E. Lambriniadis che, argomentando a nome del Patriarcato Ecumenico, ribalta la tesi: «Il primato dell’arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici (…). Se ci accingiamo a parlare dell’origine di un primato, allora la fonte di un tale primato è la persona stessa dell’arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno “tra pari”, ma come arcivescovo di Costantinopoli, e quindi come patriarca ecumenico, è il primo senza eguali». Cf. Regno-att. 2,2014,54.

Primo senza eguali

Risposta del Patriarcato Ecumenico
La Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale riaccende i contrasti tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Prendendo le distanze dal Documento di Ravenna, il testo afferma: «La Chiesa ortodossa non accetta la dottrina della Chiesa romana sul primato papale (…). I teologi ortodossi (…) hanno sempre ritenuto che il primato d’onore accordato ai vescovi di Roma abbia un carattere umano e non sia di derivazione divina»; e conclude: «La sede patriarcale di Costantinopoli gode del primato di onore sulla base dei sacri dittici riconosciuti da tutte le Chiese locali ortodosse». A breve distanza è giunta la risposta del teologo E. Lambriniadis che, argomentando a nome del Patriarcato Ecumenico, ribalta la tesi: «Il primato dell’arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici (…). Se ci accingiamo a parlare dell’origine di un primato, allora la fonte di un tale primato è la persona stessa dell’arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno “tra pari”, ma come arcivescovo di Costantinopoli, e quindi come patriarca ecumenico, è il primo senza eguali». Cf. Regno-att. 2,2014,54.