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Il Regno delle Donne

Sinodo 2018 - In direzione ostinata e contraria

Io partirei da qui, da questa frase con cui papa Francesco ha aperto le riunioni presinodali di marzo: «Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani sogneranno, i vostri giovani avranno visioni» (Gioele 3,1). La bellezza di una dinamicità spirituale che fa di tutti noi, giovani e meno giovani, donne e uomini chiamati alla profezia, alla visione, al sogno.

Da giovane studentessa di teologia posso solo esprimere la responsabilità ma anche la leggerezza che viene dalla mia vocazione che è piena partecipazione al sacerdozio di Cristo. Chiamata in questo tempo a chiedermi chi sono in questa Chiesa, e quale prospettiva futura io possa attendermi o meglio, forse, costruirmi, non posso che guardare a questo Sinodo sui giovani con la speranza di essere finalmente protagonista, pur nella mia giovane  ̶ 27anni  ̶  età.

So bene, come dice Paola Lazzarini nel suo recente contributo sul blog Moralia, che il discernimento sulla mia vocazione ha dei punti di sfavore già in partenza essendo io laica e pure donna, ma forse questo crea lo spazio di una creatività che avrà la grammatica della possibile disobbedienza. Perciò mi avvicino così al Sinodo sui giovani, con un bagaglio di pesante ma anche per certi versi di feconda tradizione, e di sani dubbi.

Una grande consultazione…

Avvicinarsi al Sinodo significa notarne da subito la sua struttura trittica sia ne temi da trattare  ̶  i giovani, la fede e il discernimento vocazionale  ̶  sia nel percorso così come presentato dall’ Instrumentum laboris: riconoscere, interpretare e scegliere. Il tema sono i giovani, dunque, insieme a tutte le questioni che li riguardano, paure, dubbi, crisi, gioie e conquiste. Ma se il tema sono i giovani viene da chiedersi: dove li troviamo questi giovani al Sinodo? Basta cercare sul web il sito del Sinodo per trovare tutte le informazioni necessarie. Eccoli i giovani, nella fase preparatoria, pronti a coinvolgersi rispondendo a un questionario on-line a cui pare abbiano aderito in centomila.

Ce ne sono poi altri trecento, di giovani, inviati dalle diocesi per preparare un Documento presinodale: la richiesta era di mettere per iscritto ciò che si vorrebbe venisse discusso. Piattaforme on-line, social network, parrocchie, diocesi: si è voluto provare a sentire tutti, persino i giovani che si definiscono non credenti, e non si è voluto tralasciare nessun tema, nemmeno quelli più ostili: pedofilia, questioni economiche e corruzione. L’obiettivo è fare chiarezza, mettersi in dialogo e capire come accompagnare i giovani alla loro vocazione nella fede con il discernimento.

… ma una scarsa presenza

Recentemente ho partecipato ad una conferenza con Letizia Tommasone, pastora e teologa della Chiesa valdese. In modo molto saggio ci invitava a riflettere su chi manca, quando si è seduti a tavola, per comprendere a chi è rivolta l’attenzione.

Cercando nella lista dei partecipanti risulta evidente che chi manca al Sinodo sono proprio i giovani. I giovani sono il tema, ma non sono nella discussione del tema. I giovani lo hanno preparato il Sinodo, sono stati coraggiosi, esprimendo i loro dubbi e i loro sogni, ma poi la loro facoltà di parola in fase preparatoria non si trasforma in capacità decisionale in fase sinodale.

Ribadire come sia necessario accompagnare i giovani alla fede e alla loro vocazione vuol dire metterli ancora una volta al servizio di una Chiesa clericale. Non ci sono soggetti autonomi ma piuttosto oggetti di cui discutere. Poteva essere, a mio parere, quella di questo Sinodo, una proposta nuova; ma alla fine la metodologia risulta obsoleta e noiosa.

Il Sinodo è sui giovani, ma non è con i giovani, ed è questo che lo rende poco significativo di una Chiesa che ha bisogno di essere rinnovata, che non solo ha bisogno di linguaggi nuovi ma anche di nuove voci, di nuove mani alzate pronte a prendere la parola. Ancora una volta è la mediazione clericale che blocca la novità, e si prende il potere, perché di questo si tratta, di accompagnare, invece che demandare la possibilità di farsi accompagnare.

Da questo punto di vista, che è il mio personale, anche le modalità di coinvolgimento preparatorie risultano quantomeno opinabili: come può essere un questionario on-line esaustivo di un’opinione? Più che la possibilità di fare proposte e proporre un cambiamento sembra essere la semplice ricerca di temi da trattare. Un buon tentativo, forse, ma finché resterà inserito in un sistema ecclesiale gerarchico rimarrà solo un tentativo. E ancora una volta saranno proprio quei giovani disponibili alla responsabilità della loro voce e poco avvezzi ai grandi raduni e alle pastorali spiritualizzanti a rimanere fuori da questo Sinodo.

Infatti, fuori dall’istituzione e dalle odierne pratiche pastorali sono tanti i giovani che piano piano seminano nuove prospettive, lavorano per l’inclusione, l’accoglienza e il bene comune. Spesso sono quei giovani che non si coinvolgono in ambienti strutturati e preimpostati, ma che cercano luoghi dove poter esprimere la loro voglia di sperimentarsi in modo creativo facendo maturare la loro responsabilità. Tanti sono i giovani che si impegnano in ambiti formativi, lavorativi ed educativi nuovi, che si lanciano nella creazione di nuove realtà associative e cooperative mossi da parole e valori evangelici. In ogni caso, qualunque ambito frequentino, penso che la libertà e la schiettezza siano qualità caratterizzanti di ogni giovane se lasciato libero di pensare e dire fuori dalla struttura.

A questo punto da giovane studentessa di teologia il mio pensiero va a quel Gesù disobbediente che esce dagli schemi proposti dal tempio e dalla società civile, e mi fa essere d’accordo con chi diceva che la strada è tutta in direzione ostinata e contraria.

 

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