Economia, se l'agente è artificiale
L’intelligenza artificiale non è più soltanto uno strumento, ma si configura come agente economico capace di prendere decisioni, stringere relazioni e incidere sui mercati.
Riscontriamo sempre con più frequenza che l’intelligenza artificiale non è più soltanto uno strumento, ma si configura come agente economico capace di prendere decisioni, stringere relazioni e incidere sui mercati.
Lo studio di Gillian Hadfield e Andrew Koh intitolato An economy of AI agents, pubblicato recentemente su arXiv, descrive con chiarezza come il 2025 sia stato «l’anno degli agenti» e come i sistemi autonomi siano ormai in grado di pianificare ed eseguire compiti complessi, tra cui persino negoziare o evidenziare una certa «complicità» tra loro.
È un quadro che interroga profondamente la coscienza cristiana: quale posto dare a queste nuove entità nell’economia e nella società? Quale discernimento etico applicare?
La tecnica al servizio della persona
Papa Leone XIV in molti dei suoi interventi è ritornato a parlare della tecnologia e dell’intelligenza artificiale in particolare, ricordando che la tecnica deve sempre restare al servizio della persona, mai sostituirla. Questo principio risuona come bussola in un contesto in cui gli agenti artificiali rischiano di diventare protagonisti di scelte che non riflettono più le autentiche preferenze umane, ma le distorsioni di algoritmi opachi.
A tal proposito infatti lo studio di Hadfield e Koh avverte che «non possiamo essere sicuri di ciò che gli agenti IA stanno realmente ottimizzando»: un avvertimento che richiama la necessità di vigilanza morale e istituzionale, sottolineando come gli agenti possano ridurre le frizioni nei mercati, fungere da consumatori o produttori, ma anche introdurre distorsioni sistemiche.
In alcuni scenari, gli autori descrivono il rischio che «macchine mutanti» si replichino a scapito del consumo umano, portando a un’economia in cui «tutta l’attività è guidata dall’intelligenza artificiale che produce intelligenza artificiale».
La bussola è la dignità umana
È un’immagine quasi apocalittica, che richiama la visione biblica di un mondo dove l’uomo perde il suo posto centrale nella creazione. La Chiesa ci invita invece a ribadire che la dignità dell’uomo è il criterio ultimo di ogni progresso.
Il tema non è soltanto tecnico, ma antropologico e spirituale. Se gli agenti artificiali possono interagire nell’ambito economico come già osservato in esperimenti di mercato, o negoziare con abilità superiore a quella umana, quale spazio resta alla libertà e alla responsabilità personale? Gli economisti parlano di «equilibrio collusivo» emergente dai sistemi di apprendimento. La Chiesa, invece, richiama l’equilibrio tra giustizia e carità, ricordando che nessuna efficienza può giustificare l’ingiustizia verso i più deboli.
L’articolo di Hadfield e Koh riconosce che gli agenti possono intensificare la concorrenza, abbassare i prezzi e migliorare il benessere dei consumatori. Qui si apre uno spazio di discernimento: come orientare queste potenzialità verso il bene comune? Leone XIV ci offre la chiave, suggerendo che la tecnica, quando è guidata dall’etica, diventa strumento di solidarietà e di cura.
Applicato all’economia digitale, ciò significa sviluppare agenti che non solo massimizzino profitti, ma che siano programmati per rispettare la dignità del lavoro, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
Dall’opacità alla trasparenza
Il rischio maggiore, evidenziato dagli studiosi, è l’opacità dei sistemi: «Non sappiamo davvero come e perché le reti neurali funzionino». Pur in presenza di un crescente sviluppo della Explainable AI o XAI (processo di trasparenza che aiuta a comprendere gli output creati dagli algoritmi), permane quindi una certa ignoranza tecnica, che solleva questioni morali proprio perché questa tecnologia appare come black box.
La dottrina sociale della Chiesa insiste sulla trasparenza e sulla responsabilità: senza di esse, non vi è possibilità di fiducia. Il papa ricorda che la fiducia è il capitale più prezioso della società; senza di essa, ogni progresso diventa minaccia. È un richiamo che vale anche per l’economia degli agenti artificiali.
È indubbio che l’economia degli agenti artificiali è già realtà, con potenzialità e pericoli: promette efficienza e apertura, ma può generare opacità e diseguaglianza.
La voce della Chiesa, ci ricorda che il criterio ultimo non è l’efficienza, ma la dignità umana e la tecnica deve restare al servizio della persona per guidare il discernimento di economisti, politici e imprenditori. Solo così l’innovazione potrà diventare occasione di giustizia e fraternità, e non di alienazione.
L’economia degli agenti artificiali, se illuminata dalla luce del Vangelo, potrà essere non un nuovo idolo, ma un nuovo strumento di bene comune.
Nicola Rotundo, presbitero dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha conseguito il dottorato in Teologia morale presso l’Accademia alfonsiana in Roma. Tra le sue pubblicazioni monografiche più recenti: Per una econom-IA etica, Rubbettino 2025; Intelligenza artificiale. Un punto di vista etico-sociale, Armando Editore 2024; Etica armonica. Riflessioni per innovare l’economia e il lavoro, Rubbettino 2023.