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Moralia Blog

Expo2015: che cosa resta?

A un anno dall’apertura dell’Expo 2015 sul tema «Nutrire il pianeta. Energia per la vita» (Milano, 1° maggio-31 ottobre 2015), al di là dell’incertezza che grava sulla destinazione finale dell’area, è interessante chiedersi che cosa rimane, ma soprattutto come non sperperare il patrimonio culturale che si è creato attorno all’Esposizione.

Ridurre lo spreco alimentare, l’eredità scritta di Expo

Expo2015 ci ha lasciato in eredità due documenti: la Carta di Milano (qui link  http://carta.milano.it/it/) e la Carta europea contro lo spreco alimentare (http://www.dontwaste.eu/carta/?lang=it). Mentre la prima, assai nota e discussa, rappresenta il manifesto collettivo dei firmatari (cittadini, società civile, imprese, istituzioni) per un cibo sano, sicuro e nutriente, la seconda – meno nota – è stata redatta dai ragazzi di oltre 40 scuole primarie e secondarie di 7 Paesi europei (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo, Cipro, Regno Unito e Francia), oltre che da 50 municipalità.

Inserita nell’ambito del progetto "Don’t waste our future", la Carta europea contiene una serie di suggerimenti concreti da applicare a livello territoriale per ridurre lo spreco alimentare nella vita quotidiana. Alcune delle ottanta azioni proposte sono i contenuti della proposta di legge «Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale» che speriamo possa presto essere legge anche in Italia (per ora approvata solo alla Camera).

Accesso equo al cibo: c’è ancora tanta strada da fare…

Lo spreco di cibo non è che la punta di un iceberg della più diffusa cultura dello scarto, dell’esclusione umana e sociale, del guardare all’uomo come una merce. Così più volte papa Francesco si è espresso, invitandoci a coltivare una cultura della solidarietà e della condivisione: che cosa vuol dire per noi oggi vigilare perché gli esclusi non siano più tali? Quali passi compiere affinché nessuna persona diventi un avanzo o un rifiuto?

Un’altra eredità lasciata da Expo è uno sguardo critico sui mercati e sulla finanza. Nella Carta di Milano non vi è traccia della complessità del rapporto tra cibo come diritto, prodotto e bene comune, ma di certo talune logiche perverse dei mercati fanno sì che vi sia cibo per tutti, ma non tutti ne abbiano accesso. Tanta strada è ancora da fare sulla distribuzione, sugli antidoti alle speculazioni finanziarie e sul landgrabbing.

«Best practices» tra impegno personale e collettivo

Ciascuno con i propri comportamenti e abitudini può realmente offrire energie per nutrire la vita del nostro pianeta, ma senza una governance mondiale in campo agroalimentare non andremo molto lontano.

Come non sperperare la ricchezza di eventi, manifestazioni, occasioni di incontro sul cibo e sulla sfida di nutrire il pianeta in modo giusto, sostenibile e conviviale? Uno stile su tutti è quello del dialogo onesto e trasparente per alimentare circoli virtuosi tra buone riflessioni e buone pratiche, tornando a saldare il livello delle scelte personali con quello della costruzione di strutture sociali più giuste e sostenibili.

 

 

 

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