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Moralia Blog

Il giubileo delle persone LGBT

Nel settembre scorso si è svolto il Giubileo delle persone LGBQT+, accolto da alcuni con grande soddisfazione, da altri con forti critiche.

Nel settembre scorso si è svolto il Giubileo delle persone LGBQT+, evento accolto da alcuni con grande soddisfazione per l’apertura pastorale dell’iniziativa, da altri con forti critiche per l’inopportunità della stessa.

Nel corso del pellegrinaggio giubilare il vescovo mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI, si è rivolto ai partecipanti con parole particolarmente significative, delle quali vorrei riportare e commentare brevemente alcuni passaggi.

Riconoscere e restituire la dignità di ogni persona

Parafrasando la nota espressione di san Leone Magno, è tempo di riconoscere la dignità che appartiene costitutivamente a ogni persona. Dice mons. Savino: «Siamo un popolo di persone che chiedono con dignità e con autenticità e con verità di essere riconosciuti. Ognuno con la sua storia. Ognuno con le sue ferite. Ma ognuno con la sua bellezza; con la bellezza che abita ciascuna e ciascuno di noi, nonostante le nostre fragilità».

Fragilità, vulnerabilità, situazioni esistenziali che comportano un’indubbia marginalizzazione non possono mai offuscare la bellezza di cui Dio ha rivestito ogni persona. Proprio per questo, concretamente: «Le comunità cristiane, anch’esse in cammino e impegnate a evitare ogni forma di ingiusta discriminazione e quei processi che disumanizzano, non possono fermarsi alla sola accoglienza. Sono chiamate, le comunità cristiane, a promuovere una cultura del dialogo, dell’accompagnamento e dell’inclusione concreta di chi desidera camminare nella Chiesa».

Quindi non solo una semplice esortazione, ma un invito concreto per cambiare le cose, frutto di una profonda conversione che non si limita a un atteggiamento interiore, ma deve concretizzarsi in diversi comportamenti.

Il senso di questo grande incoraggiamento pastorale è quello di avere comunità cristiane visibilmente e non solo cripto-accoglienti, in cui possa toccarsi con mano il senso di un diverso mondo di vivere il senso dell’universale fraternità cristiana.

La gioia della celebrazione giubilare

Ha proseguito il vescovo: «Vogliamo andare via da questa celebrazione più gioiosi e più speranzosi che mai. Vogliamo andare via convinti che Dio ci ama, di un amore unico e irripetibile, di un amore asimmetrico, di un amore senza condizioni».

L’amore di Dio non chiede condizioni, è lo slancio del padre misericordioso che vede il figlio venire la lontano e gli va incontro senza conoscerne ancora le intenzioni. Lo spirito di Fiducia supplicans che rende presente, nella benedizione, un Dio che non chiede preliminari condizioni morali, sta tutto qui.

È sempre Dio ad amare per primo in qualsiasi condizione esistenziale ci si trovi: «Il giubileo era la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi e dei prigionieri. Il giubileo è il tempo in cui liberare gli oppressi e restituire la dignità a coloro a cui era stata negata. Fratelli e sorelle, lo dico con emozione: è l’ora di restituire dignità a tutti, soprattutto a chi è stata negata».

L’invito iniziale era quello di riconoscere la dignità di ogni cristiano in qualsiasi condizione esistenziale si trovi; nelle sue conclusioni il discorso, ricollegandosi al significato biblico del giubileo, invita a operare perché concretamente e non solo a parole possa essere restituita tale dignità a chi, se non in linea di principio ma certamente nei fatti, viene negata. La concretezza di questo impegno è lanciata così alle comunità cristiane che sono chiamate a essere all’altezza di un compito forse difficile, ma certamente profetico.

 

Salvino Leone è medico e docente di Teologia morale e Bioetica alla Pontificia facoltà teologica di Sicilia. È presidente dell’Istituto di studi bioetici Salvatore Privitera e vicepresidente dell’ATISM.

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