m
Moralia Blog

Il perdono: dono unico e puro

Dono e reciprocità

Viviamo una realtà umana, troppo umana: siamo esseri-in-relazione che si feriscono a vicenda e diventano colpevoli gli uni nei confronti degli altri. Più una relazione diventa stretta, meno funziona secondo quella logica di reciprocità, le cui dinamiche sono pure senz’altro iscritte in ogni rapporto umano.

Nessuna relazione infatti si può «configurare solo come una donazione generosa e sacrificata, dove ciascuno rinuncia ad ogni necessità personale e si preoccupa soltanto di fare il bene dell’altro senza alcuna soddisfazione. Ricordiamo che un vero amore sa anche ricevere dall’altro» (Amoris laetitia 157). D'altra parte, ciò che costituisce la relazione non è una reciprocità calcolata, ma piuttosto un donare nella reciprocità: ciò che viene donato non serve da semplice compensazione di quanto ricevuto, secondo una catena economica di dono e contraccambio.

In tal caso alla fine due persone sarebbero “pari”, per così dire “a posto” l’una con l’altra. La donazione nella reciprocità invece rinforza una relazione, crea un legame stretto tra due persone, che sono sempre allo stesso momento debitrici l’una dell’altra. Si è così integrati in un legame di reciprocità, e tuttavia si rimane liberi: il donarsi reciproco non richiede il contraccambio, quasi come un debito, ma è appunto dono, dato gratuitamente e senza calcolo.

Vulnerabilità e colpa

Si è detto all’inizio che in ogni relazione umana ci si rende anche vulnerabili, in modo particolare nelle relazioni strette. Vi sono persone che si feriscono, che si fanno un torto, un’ingiustizia o del male. Si è sempre colpevoli, inevitabilmente. Il pericolo grande è quello di avviare una dinamica di rivalsa, di vendetta, di ritorsione, e che ci si renda in questo modo a propria volta ulteriormente colpevoli nei confronti dell’altro.

La colpa genera un forte sentimento di debito con l’altro e crea un legame di dipendenza: per la necessità di riparare, di rendere giustizia. Quanto è facile ricordare a una persona costantemente, anche dopo tanto tempo: «Ricordati il male che mi hai fatto, l’ingiustizia che ho subito da parte tua …». Questo permette di esercitare un certo potere sull’altro, che molto facilmente diventa anche strumento di manipolazione.

Il perdono: interruzione e gratuità

Questa dinamica si può interrompere solo col perdono. Il perdono è dono gratuito: colui che mi ha fatto del male non ha nessun diritto di essere perdonato; il male che mi ha fatto non ha nessuna ragione o causa che potrebbe darne una giustificazione. Se così fosse, ci si potrebbe facilmente scusare e giustificare per un’accusa, attribuendo la ragione del male commesso ad altre cause, senza assumersi la piena responsabilità del male compiuto, ma allontanandola da sé.

Se qualcuno invece si riconosce colpevole, chiede perdono. Si può chiedere perdono solo per il male che non ha nessun’altra spiegazione se non la propria cattiveria – e che in questo senso sarebbe imperdonabile. Diceva il filosofo J. Derrida che il perdono deve e può perdonare solo l’imperdonabile, perché ciò che viene perdonato non ha spiegazione, non ha una ragione, ma è semplicemente il frutto della cattiveria libera di una persona.

Chiedere perdono significa confrontarmi con gli abissi della mia cattiveria, del male in me. Chiedere perdono significa riconoscere di non aver nessun diritto di essere perdonato e di non poterselo meritare. È la confessione e l’ammissione di essere in colpa con l’altro, di essere legato all’altro dal debito della propria colpa … è la richiesta umile di essere svincolato da tale legame.

Il perdono per dono

Perdonare significa rinunciare al diritto di riparazione e di vendetta. Per puro dono – non perché l’altro ne avrebbe diritto. Il perdono è dunque un dono puro, che non rivendica un proprio diritto di fare del male a colui che a sua volta mi fatto del male. Il perdono per dono interrompe la dinamica della reciprocità del male e come tale è dono che risana le relazioni ferite.

 Il perdono in fondo, è il dono gratuito del riconoscere l’altro nella sua dignità e nel suo essere degno di essere amato, nonostante il mistero del male che è capace di compiere e indipendentemente dai suoi meriti. L’essere perdonato in questo senso diventa esperienza di quella piena e limpidissima affermazione d’amore che è l’esperienza di Dio.

Lascia un commento

{{resultMessage}}