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Moralia Blog

Intelligenza artificiale: può avere una coscienza?

Nell’intensificarsi della discussione sull’intelligenza artificiale (IA) credo non si sia fatta ancora chiarezza tra coscienza morale e consapevolezza. Già tra gli esseri umani, talvolta, ci si fa scudo della propria coscienza per giustificare le decisioni o determinazioni assunte. Sarebbe interessante capire se l’IA possa pervenire a una sorta di consapevolezza fino a giungere alle medesime dinamiche umane.

Che cos’è la coscienza?

Mi permetto di porre un quesito: sappiamo veramente che cosa sia la coscienza e se si agisca realmente con la coscienza retta?

A riguardo san Tommaso è molto chiaro quando afferma che vi sono principi esterni alla coscienza che influiscono su di essa nel bene e nel male, e così li introduce: «Siamo così giunti a trattare dei principi esterni dei nostri atti. Ora, il principio esterno che inclina al male è il demonio, e di esso abbiamo già parlato nella prima parte [q. 114], trattando della tentazione. Invece il principio che spinge al bene dall’esterno è Dio, il quale ci istruisce mediante la legge e ci aiuta mediante la grazia» (Tommaso d’Aquino, S. Th., I-II, q. 90 pr.).

Poi egli afferma: «Ora, si deve notare che talvolta il fine dell’operante è diverso dal fine intrinseco dell’opera: il fine della costruzione per esempio, è la casa, ma il fine del costruttore può essere il guadagno» (Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 141, a. 6, ad 1).

Il complesso processo decisionale della coscienza deve quindi tenere sempre in considerazione tutti gli elementi e non solo alcuni: il rischio è il relativismo, il soggettivismo, l’etica della situazione; pericoli di cui Giovanni Paolo II aveva avuto modo di avvisare trent’anni fa quando scrisse la lettera enciclica Veritatis splendor.

Vi è una grave responsabilità «quando l’uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato» (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 16). In tali casi la persona è colpevole del male che commette.

Il ruolo decisivo della formazione

Per questo il Concilio, nella Dignitatis humanae, insegna che «i cristiani (…) nella formazione della loro coscienza devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa» (n. 14).

Al riguardo si può aggiungere che se, da un lato, la Chiesa non è autrice né arbitra della norma morale, e tuttavia ne è l’interprete autorizzata e la maestra che la propone a tutti gli uomini di buona volontà, men che meno la coscienza può essere autrice e arbitra della norma morale ed è la ragione per la quale essa va debitamente formata. 

Da credenti siamo quindi chiamati a formare la coscienza alla luce della dottrina certa della Chiesa, senza sottrarci dall’insegnamento vero che avviene mediante i pastori.

Ci si può appellare alla coscienza solo quando si ha una coscienza retta (quindi formata). Mai ci si potrà appellare a una coscienza non formata e quindi erronea.

Del resto «l’educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1783).

No, l’IA non può avere una coscienza

Reputerei che, stando a quanto fin qui esposto, non sia possibile riprodurre con l’IA e con algoritmi, se pur sofisticati, il dinamismo della coscienza morale. La coscienza retta è cosa ben diversa da una consapevolezza. 

La consapevolezza è conoscenza, comprensione: non potrà essere mai parificata alla coscienza morale. Non sarà una chatbox come ChatGPT che potrà assurgere alla qualifica di formatore (al massimo potrà informare). Uomo e macchina sono differenti; la macchina non potrà «allenare» se stessa perché giunga a imitare o surclassare la coscienza morale. 

Vi è ancora un rischio: quello di avere a disposizione degli strumenti sempre più complessi, ma che funzionino come una «black box», cioè senza che nessuno sappia in effetti nulla del funzionamento interno.

 

Nicola Rotundo, presbitero dell’arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace, nel corso degli anni ha insegnato Teologia morale presso alcune realtà accademiche italiane. Tra le sue pubblicazioni più recenti: L’abito della libertà: le virtù teologali, Cantagalli, Siena 2019; Etica armonica. Riflessioni per innovare l’economia e il lavoro, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2023; L’uomo al centro. Per un’ecologia integrata, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2021.

 

Commenti

  • 15/02/2024 paolomarraffa93@icloud.com

    Grazie don Nicola. Le macchine mai potranno sostituire le persone

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